Percorso della Valle di Pomonte
Il percorso ad anello si snoda all'interno della Valle di Pomonte, la più ampia dell'isola, seguendo, dopo un breve tratto di GTE sud, il sentiero n. 109 fino allo spartiacque con Vallebuia. Qui si ricollega con la GTE sud che mantenendosi in quota, offre panorami mozzafiato fino a Monte Orlano, dove inizia la discesa a Pomonte. L'ultimo tratto di percorso è lo stesso che abbiamo fatto all'inizio. Il tracciato corre parallelo prima al Fosso di Pomonte e poi a quello del Barione che attraversa più volte, in questi punti è necessario prestare attenzione a non perdere la traccia del sentiero. In questa zona la vegetazione è rigogliosa : castagni, ontani, lecci e diverse specie di felci tra cui la più appariscente è la maestosa felce reale con fronde lunghe fino a 180 cm.. Ma il paesaggio dominante è quello dei terrazzamenti, con i vetusti muretti a secco che sostengono e separano i coltivi che rappresentano una sorta di opera d'arte collettiva. Un tempo la valle era interamente tappezzata di vigneti, fino alle zone più elevate Per questo laddove le coltivazioni erano lontane dal centro abitato furono costruiti degli edifici, chiamati localmente magazzini, utilizzati come punto di appoggio per chi coltivava i vigneti. In alcuni magazzini veniva effettuata direttamente sul posto la spremitura dell'uva utilizzando vasche in muratura dette "palmenti". Veniva così raccolto il mosto, che, trasportato a dorso d'asino nelle cantine del paese, alimentava la produzione vinicola.
Percorso della Valle di Chiessi
Il percorso consente di esplorare la parte alta della valle di Chiessi e coincide per un tratto con il percorso di San Bartolomeo. Si parte imboccando il sentiero n. 125 che inizia sulla strada provinciale n. 25 dell'Anello Occidentale, appena oltrepassato Chiessi in direzione Punta Nera. Il tracciato si dirige verso nord, snodandosi inizialmente parallelo al Fosso Tofonchino da un lato e dall'altro alla strada provinciale, a monte della spettacolare Punta Nera, estremità occidentale dell'Isola d'Elba. In questo tratto il sentiero si inerpica a zig zag sul versante ripido, dando all’escursionista l'impressione di essere quasi sospeso sul mare. Nonostante la pendenza, un tempo questa zona era coltivata, come testimoniato dai terrazzamenti ancora presenti. Osservando attentamente le rocce circostanti ci si renderà poi conto che sono diverse dal granito, comune nella zona. Si tratta di rocce termometamorfiche originatesi quando, 7 milioni di anni fa, l'ammasso magmatico incandescente del Monte Capanne in raffreddamento trasformò con il proprio calore le rocce sedimentarie soprastanti. Si è così formato, tutto intorno al comprensorio del Monte Capanne, quello che i geologi chiamano l'anello termometarmorfico, particolare formazione geologica oggetto di studio da parte di molti ricercatori. Arrivati in località Pietragrossa la via, per un breve tratto, si fa meno ripida per poi iniziare di nuovo a salire fino a quota 553 m, dove si incrocia il sentiero n 176 A che imboccheremo facendo un breve percorso ad anello che ci concente di arrivare al Semaforo di Campo alle Serre e ritornare sul sentiero principale. La vegetazione che si può osservare in questa zona è il tipico erico-arbuteto. Si tratta di macchia alta mista a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di specie eliofile, che prediligono cioè la diretta esposizione ai raggi solari, quali in particolare il Cisto Marino (Cistus monspeliensis). Nell'ultimo tratto di salita si cammina spesso tra i massi granitici coperti da cuscini spinosi colorati a primavera da spettacolari fioriture gialle, si tratta della Genista (Genista desoleana), che con le sue spine a volte offre protezione ai delicati fiorellini della Viola del Capanne (Viola corsica Nyman subsp. Ilvensis). Arrivati al termine della salita, a quota 690 m, si trova il bivio con la GTE Nord. Qui si svolta a destra e si inizia a camminare in direzione sud est in lieve discesa fino al bivio con il sentiero n. 103 che si imbocca svoltando a destra. La discesa prosegue fino a quota 473 dove il panorama si apre sulla valle omonima e si trova il bivio con il sentiero n. 104 per Pomonte che si ignora. Si prosegue sul sentiero n. 103 fino al bivio con il breve sentiero n. 103A che conduce in pochi minuti al pianoro a ridosso del Monte di San Bartolomeo dove si trovano le rovine dell'omonima chiesa romanica, da lassù si gode del paesaggio su entrambe le vallate sottostanti. Ritornando sui propri passi si inizia la discesa che ci porterà a Chiessi. Anche qui il panorama porta i segni delle vecchie coltivazioni ormai abbandonate e i muretti a secco sono coperti da una ricca vegetazione.
Percorso dell'area archeologica La Sughera
Il percorso unisce Seccheto a Fetovaia, salendo sui contrafforti meridionali del complesso granodioritico del Monte Capanne. E' possibile poi ritornare al punto di partenza seguendo la strada provinciale n. 25 dell'Anello Occidentale che in quel tratto costiero e panoramico è identificata come sentiero n. 126. Si parte dalla strada provinciale a Seccheto dove si prende la ripida salita che si dirige verso Vallebuia percorrendola per un breve tratto, fino a Via della Greppa dove, svoltando a sinistra si imbocca il sentiero n. 137. Dopo poco, all'altezza di un tornante si abbandona la via e si prosegue dritti continuando il cammino parallelo all'impluvio. Prima che il tracciato superi il fosso, si possono osservare, in pochi metri, testimonianze delle due principali attività esercitate per secoli dagli abitanti del versante meridionale del comprensorio del Monte Capanne: i terrazzamenti per l'attività agricola e le cave per l'attività estrattiva. Qui sono infatti presenti qui due piccole cave ormai dismesse: una sulla destra del tracciato; l'altra pochi metri più avanti sulla sinistra, nascosta dalla vegetazione. Il sentiero attraversa poi il Fosso della Greppa e sale su gradoni tra i terrazzamenti, coperti in questo tratto dalla vegetazione rigogliosa. In alto sulla destra si notano ancora resti della lavorazione del granito. Nel tratto finale del sentiero, prima del bivio con il sentiero n. 135, la vegetazione è costituita da Macchia Mediterranea dalle diverse tipologie in rapida successione. Si osservare in poche centinaia di metri un grande numero di specie diverse come ad esempio: Cisto Marino (Cistus monspeliensis), Cisto Femmina (Cistus salvifolius), Cisto Villoso (Cistus incanus), Rosmarino (Rosmarinus officinalis), Scopa (Erica arborea), Ginestra Spinosa (calicotome spinosa), Ginestra dei Carbonai (Cytisus scoparius), Lavanda (Lavandula stoechas). Arrivati al bivio ci troviamo ci troviamo nell’Area Archeologica della Sughera. Poco distanti imboccando il sentiero n. 135 possiamo osservare, una andando a destra e una a sinistra, due interessanti sepolture preistoriche realizzate con lastre granitiche. In diverse aree ubicate sulle alture del massiccio del Monte Capanne sono state trovate testimonianze di antichi villaggi, di cui alcuni riferibili all'Età del Bronzo (1300-1150 a.C.) i cui abitanti erano dediti alla pastorizia e alla tessitura. Alcune testimonianze antiche si possono osservare facilmente nel percorso delle vie del granito. Dal bivio si prosegue sul sentiero n. 135 dirigendoci a sud, dopo poco si giunge ad un pianoro, dove si trova, un edificio rurale a servizio di attività agricole ormai abbandonate, subito dopo la visuale si apre sulla splendida baia di fetovaia, da qui il tracciato si fa ripido. Dopo poco ha inizio la discesa per Fetovaia. In questa zona è presente una macchia alta mista a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di Cisto Marino (Cistus monspeliensis). Nel tratto finale il percorso costeggia la recinzione di una villa, attraversa il Fosso del Forno per terminare a Fetovaia sulla strada provinciale n. 25 all'altezza del ponte ubicato sul bivio con la strada di accesso alla spiaggia.
Percorso della spiaggia di Galenzana
Il percorso della spiaggia di Galenzana segue il sentiero n. 139 e disegna, sul promontorio di Capo Poro, un itinerario ad anello che parte da Marina di Campo e ritorna al punto di partenza innestandosi, nelle immediate vicinanze del paese, sul sentiero n. 138.
Il tracciato si imbocca in Via delle Ginestre e, dopo una breve salita, incrocia il sentiero n. 138.
I due percorsi si sovrappongono per circa 100 metri, poi la via si biforca.
Se si mantiene la destra si segue il sentiero n. 138, da cui, specie nella parte finale a picco sul mare, si gode un bel panorama, prima di giungere a Colle Palombaia.
Il sentiero n. 139, che si imbocca sulla sinistra, si dirige invece verso sud inoltrandosi in un bosco ombreggiato dove prevale il Leccio (Quercus ilex) associato con il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro Comune (Arisarium vulgare).
Sul percorso si possono osservare dei terrazzamenti, testimonianza di un passato in cui il promontorio di Capo Poro era interamente coltivato.
Dopo circa 50 minuti di cammino dal bivio con il sentiero n. 138 ed una breve salita si giunge a Monte Poro, a quota 155 m.
Si nota subito la presenza di un affascinante faro della Marina Militare che segnala ai naviganti l'ingresso nel Golfo di Campo.
Si tratta di un favoloso punto panoramico che riveste un particolare interesse dal punto di vista storico.
Nelle immediate vicinanze sono infatti presenti strutture risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Questa zona fu teatro di una delle pagine più drammatiche della storia dell'Isola.
Siamo nel periodo in cui, a seguito dell'armistizio dell' 8 settembre 1943, l'Isola d'Elba, come il resto d'Italia, venne occupata dai tedeschi.
Il comando dell'intervento militare per liberare l'isola, denominato “Operazione Brassard”, dal nome dell'autore del piano, fu affidato dagli Alleati all'Esercito francese.
All'alba del 17 giugno 1944 giunsero dalla Corsica 220 mezzi navali e 12 mila uomini che sbarcarono nel Golfo di Campo.
Una delle prime azioni di questo epico evento fu proprio la riduzione in silenzio della postazione militare di Monte Poro, ancora oggi visibile, dotata di 4 cannoni.
Il sentiero n. 139 prosegue scendendo rapidamente fino al livello del mare presso Punta Bardella per poi costeggiare la spiaggia di Galenzana.
In questo tratto il percorso presenta una criticità: in alcuni punti la spiaggia è stretta ed in caso di alta marea o mare mosso c'è il rischio, anche se per pochi metri, di dover passare dal bassofondo marino bagnandosi i piedi.
Il tracciato successivamente risale fino ad una cappella votiva ove aumenta di larghezza e termina dopo poco, al bivio con il sentiero n. 138.
Per rientrare da Monte Poro a Marina di Campo è necessaria circa 1 ora di cammino.
Il sentiero n. 138 termina sulla spiaggia di Marina di Campo.
Qui si collega al sentiero n. 248 che taglia l'isola da un versante all'altro unendo la costa sud alla località Acquaviva sulla costa nord, nelle vicinanze di Portoferraio.
A Colle Palombaia invece il sentiero n. 138 si innesta sulla strada provinciale n. 25 dell’Anello Occidentale e, subito dopo, imboccando il sentiero n. 192 si può accedere ai tracciati delle vie del granito.
Percorso di Capo Stella
Il percorso permette di esplorare la stretta penisola di Capo Stella che si allunga sul mare per circa 2,5 km, dividendo i due splendidi golfi di Lacona e Stella. Dalla strada provinciale n. 30 che attraversa il centro abitato, all'altezza della via di accesso alla spiaggia di Margidore, si imbocca Via di Capo Stella, il sentiero n. 258 che seguiremo fino all'estremità meridionale della penisola. Dopo poco la strada diviene sterrata e, superata una sbarra che consente solamente il passaggio in auto dei proprietari, si lascia sulla destra il bivio con il sentiero n. 257 B che utilizzeremo al ritorno per chiudere un percorso ad anello. Continuiamo sempre sul sentiero n. 258 seguendo la viabilità principale ignorando prima due bivi a sinistra e poi due a destra in successione fino ad arrivare al Monte Capo Stella a quota 154 m dove possiamo goderci scorci panoramici suggestivi della costa del Golfo Stella con le sue incantevoli baie e le sue spiagge da quella di Margidore a quella del Lido e la costa occidentale del Calamita con Capoliveri e le isole Gemini.. Da qui utilizzando il sentiero n. 257 A e n. 257 nel tratto che segue il criunale, si ritorna alla sbarra completando l'itinerario circolare. La penisola è interessante oltre che dal punto di vista paesaggistico anche da quello geologico. Le formazioni rocciose che qui affiorano , appartengono al cosiddetto Complesso IV o meglio al "Complesso ofiolitifero delle Liguridi", presenti nella parte centro orientale e nord orientale dell'isola, a partire dal Golfo di Portoferraio sino a questa penisola e da Magazzini fino alla Punta del Cavo. Il basamento ofiolitico (serie delle rocce verdi) non è che crosta oceanica della Tetide formatasi nel Giurassico superiore (circa 150 milioni di anni fa), a circa 3-4 mila metri di profondità, ed è rappresentato dalla successione di serpentiniti, gabbri e basalti massicci od in ciscini (pillow lavas). In particolare la penisola di Capo Stella è costituita prevalentemente da basalti massicci e con cuscini e da gabbri con ammassi e filoni di aplite gabbrica, come si può osservare sulla falesia della punta, dove si aprono suggestive spiaggette ciottolose talora incorniciate da spettacolari faraglioni. La copertura vegetale spontanea della penisola è rappresentata prevalentemente dalla macchia mediterranea, in tutti i suoi stadi. Tra le specie non originarie, quelle più evidenti sono alcuni alberi di Eucalipto.
Percorso del Viticcio
Il percorso, caratterizzato da un piano di calpestio ben livellato, parte dalla località Viticcio a pochi chilometri da Portoferraio. Dal parcheggio si entra nel piccolo centro abitato e si passa tra le abitazioni che si affacciano sul Golfo di Viticcio, chiuso dalla penisola dell'Enfola. Subito sotto le abitazioni si può vedere la minuscola omonima spiaggia di Ghiaia. Il sentiero n. 249 si snoda parallelo alla costa inoltrandosi subito nella vegetazione che cresce rigogliosa nonostante la vicinanza del mare. Si tratta di una lecceta. La foresta di lecci, oggi presente solo in limitate aree, ricopriva un tempo l'intera isola, prima che l'uomo iniziasse ad operare tagli boschivi sistematici per ricavarne combustibile. La lecceta originaria, caratterizzata dalla presenza di alberi maestosi, creava un ambiente buio in cui crescevano poche altre specie di piante legnose, come l'erica e il corbezzolo, con esemplari dai lunghi fusti protesi alla ricerca della luce. Al termine della salita si giunge ad un quadrivio dove si incrocia il sentiero n. 251 che si imbocca svoltando a sinistra, proseguendo dritti si arriva alla spiaggia di Forno. In questo tratto si possono osservare diverse piante tipiche della macchia mediterrane. Si prosegue verso est fino al bivio con il sentiero n. 248 dove si trovano alcuni maestosi pini domestici e due casolari abbandonati. Qui il tracciato diviene un'ampia strada sterrata che ci conduce sulla strada comunale n. 27 detta Enfola- Viticcio. Percorsi circa 1,5 chilometri di questa siamo ritornati al punto di partenza.
Percorso di Monte Fonza
Il percorso inizia e finisce nella zona di Lacona sulla strada Provinciale n. 30, subito prima del ponte, proprio al termine della strada in discesa per chi proviene da Marina di Campo, in località Laconella. Si imbocca la strada che diviene dopo poco sterrata, denominata sentiero n. 250 che si snoda parallela alla costa fino ad un tornante dove si abbandona la via più ampia mantenendo la direzione di marcia verso sud. Il percorso successivamente sale fino al bivio con il sentiero n. 248 A che imbocchiamo svoltando a destra e puntando verso nord. Dopo poco si giunge ai 296 m di Monte Fonza. Da qui il panorama è notevole. Si dominano tre golfi: ad ovest quello di Marina di Campo, ad est quello di Lacona e il golfo Stella. Tutta quest'area, oltre ad essere interessata in passato da incendi, è esposta a sud per cui la macchia mediterranea non si è evoluta verso formazioni forestali, caratterizzate dalla presenza di alberi ad alto fusto. La vegetazione è in prevalenza bassa e le specie principali sono la ginestra spinosa, il cisto marino, la lavanda, il rosmarino che si adattano bene a queste condizioni. Da Monte Fonza si prosegue verso nord sul sentiero n. 248, un lungo tracciato che attraversa l'isola da nord a sud, fino ad imboccare una strada sterrata e giungere subito dopo ad un quadrivio. Qui si imbocca il sentiero n. 243 svoltando a destra. Dopo aver oltrepassato due impluvi si giunge al bivio con il sentiero n. 246 che si imbocca svoltando a destra. Subito dopo la strada prosegue a destra. Il nostro percorso invece svolta a sinistra mantenendosi sul sentiero n. 246 che ci riporta al punto di partenza.
Percorso di Cima del Monte
Il tracciato inizia nella piazzola ubicata in località le Panche da dove parte il percorso del Monte Capannello che si dirige però verso nord. Il nostro percorso punta invece verso sud imboccando la GTE. La salita per Cima del Monte è ripida, in un tratto piuttosto breve si affronta un dislivello di circa 200 m. Inoltre bisogna fare attenzione al piano di calpestio instabile. La fatica è ampiamente ripagata dal magnifico panorama che spazia ad est sulla costa continentale toscana e ad ovest sul profilo costiero settentrionale dell'isola con il promontorio dell'Enfola ben ricoscibile che si protrae verso nord ovest. In questa zona vari fattori come incendi, esposizione ai venti e scarsità del terreno non consentono alla vegetazione di svilupparsi in altezza. Si trovano in prevalenza arbusti, in particolare il cisto marino dai candidi fiori. E' questo l'habitat della Pernice Rossa che si alza in volo rumorosa o si allontana di pedina tra le piante della gariga. Oltrepassata Cima del Monte a quota 515 m, riconoscibile per la presenza di antenne per le telecomunicazioni si scende fino al bivio con il sentiero n. 220 che si imbocca a destra. Questo sentiero è parallelo al precedente ma a quota più bassa dove la macchia mediterranea è più rigogliosa. In alto domina la fortezza del Volterraio, più in basso l'ampia vallata che sfocia in località Magazzini. Il tracciato piuttosto pianeggiante termina su un tornante della strada Provinciale n. 32 del Volterraio che si percorre per circa 200 m e, prima che la strada entri tra le rocce si svolta a destra imboccando il sentiero n. 254 che si ricollega con la GTE poco prima del punto di partenza.
Percorso di Nisportino
L'itinerario ad anello inizia e termina presso la spiaggia di Nisportino, sul versante nord-orientale dell'isola nel comune di Rio, raggiungibile dalla frazione di Rio nell'Elba e da Nisporto con una strada asfaltata. Lasciati i nostri mezzi presso la spiaggia di Nisportino ci dirigiamo verso Nord. La zona è ancora paesaggisticamente integra: questi luoghi hanno vissuto fino a non molto tempo fa nel più pacifico isolamento, con la poca popolazione rurale dedita alle attività della campagna, in particolar modo alla viticoltura e alla produzione del vino, all'estrazione della locale pietra calcarea per la preparazione della calce, ed una semplice pesca. La via sale rapidamente sul promontorio di Punta delle Casette: con una piccola deviazione dal percorso possiamo arrivare ad un punto panoramico che si erge sulla baia e sulla costa. E' questo il regno del gheppio e del falco pellegrino, che nidificano sulle vicine scogliere a picco sul mare. Proseguiamo sul nostro sentiero attraverso una bassa macchia, dove troviamo anche l'erba sparta, una vistosa graminacea che cresce anche nei terreni più difficili e battuti dal vento. La via riprende a salire per inoltrarsi sul tratto di costa denominato le Pietre Rosse, per le sanguigne rocce che costituiscono il rilievo e le scogliere. Si tratta di diaspri e radiolariti, ben visibili anche più avanti sul tratto di costa ai piedi di Monte Grosso. Il percorso si inoltra in un fitto boschetto di leccio. Più avanti, prima di iniziare la discesa presso la spiaggia dei Mangani, il sentiero passerà non lontano dalle scogliere a precipizio e bisognerà prestare particolare attenzione alla strada da seguire. Una volta scesi al mare troviamo il piccolo e tranquillo lido dei Mangani, spiaggia dalle ghiaie colorate, luogo ideale per rinfrescarsi durante la bella stagione. Dal lato opposto a quello da dove siamo arrivati la via sale ripida attraverso la macchia sulle propaggini calcaree del vicino Monte Grosso. Il panorama sul mare e la baia è particolarmente emozionante. Proseguendo, più avanti, in prossimità della Strada Provinciale della Parata, il percorso si innesta sulla GTE che seguiremo con direzione meridionale. Si tratta di una sezione particolarmente ombrosa della Grande Traversata Elbana, attraversando fitti boschi di leccio ed altre essenze mediterranee cresciute sui fianchi dei Monti Peritondo e Serra. Il percorso segue la GTE fino all'area attrezzata denominata Aia di Cacio: qui imbocchiamo una stradina che attraversando ancora un'ombrosa lecceta scende rapidamente alla spiaggia di Nisportino, riportandoci al punto di partenza.
Grande Traversata Elbana (GTE)
La Grande Traversata Elbana o GTE rappresenta l’itinerario più significativo della rete escursionistica dell’Isola d’Elba. Si tratta di una dorsale che collega la maggior parte dei sentieri elbani, permettendo di osservare l’incredibile varietà geologica, vegetazionale e morfologica dell’Isola. Il percorso, classificato di livello E (escursionistico), nei pressi del Monte Capanne si biforca. Si individuano così due percorsi. Seguendo prima il sentiero GTE e poi GTE NORD si va da Cavo a Patresi percorrendo 55 km in poco più di 24 h. Se invece dopo aver percorso la GTE si imbocca la GTE SUD si arriva a Pomonte percorrrendo 47 km in 19 h e 30 min. A parte nel caso degli atleti il percorso deve essere percorso a tappe. Si consigliano 4 tappe. In questo caso si deve aggiungere alla lunghezza della GTE di cui sopra, circa 8 km di raccordo con i centri abitati, arrivo e partenza delle diverse tappe. Le prime 3 tappe sono comuni alle due versioni della GTE. La tappa 4 si differenzia in base alla destinazione finale: la tappa 4 A utilizza il sentiero GTE NORD e conduce a Patresi, la tappa 4 B passa dal GTE SUD e arriva a Pomonte.
Tappa 1: Cavo – Porto Azzurro | Lunghezza: 17,75 km | Tempo medio di percorrenza: 8 h 05 min
Il sentiero si imbocca al Cavo dalla Circonvallazione Faleria. Dopo circa 700 m si giunge al trivio da cui parte la breve via che conduce al Mausoleo Tonietti e il sentiero n. 260. Successivamente il tracciato sale lentamente di quota fino ai 344 m del panoramico Monte Grosso, sul quale fu costruito nella Seconda Guerra Mondiale una stazione semaforica, adibita adesso a civile abitazione. Da qui si percorre la discesa fino a lambire la strada provinciale n. 33 della Parata. La via fiancheggia, con un piacevole saliscendi ombreggiato, il Fosso del Vignolo e incrocia più avanti la strada per Nisporto alla sella dell’ Aia di Cacio, dove hanno origine i sentieri n. 201 e 202. Con una breve deviazione dall’itinerario si può imboccare la strada asfaltata verso Rio Elba per visitare l’Orto dei Semplici Elbano al quale si accede mediante il sentiero n. 203. Attraversata la strada, la GTE prosegue ripida, il piano di calpestio diviene pietroso, passa da Monte Strega (426 m) e Monte Capannello (405 m) , fino ad arrivare a Le Panche (326 m ) dove il panorama spazia sull’Elba Occidentale con il Castello del Volterraio e il Golfo di Portoferraio in primo piano. In località Le Panche il tracciato incrocia la strada provinciale n. 32 del Volterraio inerpicandosi sul crinale, fino a Cima del Monte (515 m). In questo tratto l’itinerario è panoramico, lo sguardo spazia fino alle 2 linee di costa da entrambi i lati dello spartiacque. Dopo poco la via incrocia il sentiero n. 205, di livello EE (escursionisti esperti), che conduce al suggestivo Santuario della Madonna di Monserrato. Da qui, dopo circa 1200 m, il sentiero n. 210, scivolando tra i vigneti, raggiungere Porto Azzurro in 30 minuti.
Tappa 2: Porto Azzurro - Procchio | Lunghezza: 20,56 km | Tempo medio di percorrenza: 6 h 55 min
La seconda tappa presenta un piano di calpestio ampio con dislivelli meno impegnativi rispetto alle altre tappe. Il tracciato attraversa l’entroterra della zona centrale, rispetto alla tappa precedente la direzione di marcia cambia, si procede verso ovest. Dopo aver percorso poco più di 3 km dal bivio con il sentiero n. 210, si attraversa la strada provinciale n. 26 per poi salire nei pressi di Monte Orello (376 m), punto panoramico raggiungibile con una breve deviazione. In seguito la via lambisce la cava di Colle Reciso, si innesta per 200 m su una strada asfaltata ove si trova il bivio con il sentiero n. 266 che prosegue verso Portoferraio, imbocca un’ampia ex strada militare immersa in una rigogliosa Macchia Mediterranea. Il tracciato, mantenendosi alla medesima quota, incrocia poi il sentiero n. 221 per la Villa Napoleonica di San Martino e, a distanza di 1500 m, le due estremità del breve sentiero n. 214. Il secondo incrocio con il sentiero n. 214 coincide con un quadrivio. Da qui il sentiero imbocca una discesa e si sovrappone per circa 500 m al sentiero n. 248, fino al bivio con il sentiero n. 244 che correndo parallelo giunge, come la GTE, al Colle di Procchio, ubicato nelle immediate vicinanze del paese omonimo.
Tappa 3: Procchio - Poggio | Lunghezza: 11,84 km | Tempo medio di percorrenza: 5 h
Il tracciato si inerpica dalla Strada Provinciale n. 25 fino a Monte Castello (226 m), dove si possono ammirare il panorama sul Golfo di Campo, le rovine di un’importante fortezza etrusca nascoste tra la vegetazione e una postazione militare della Seconda Guerra Mondiale. La via, prima di innestarsi su una carrareccia, attraversa una zona in cui la vegetazione si sviluppa sopra il sentiero formando un “tunnel”. A breve distanza si trova l’incrocio con il sentierio n. 180 per Poggio e, dopo circa 500 m, con il sentiero n. 121 per Sant’Ilario. Da qui la GTE abbandona la strada sterrata e si inerpica fino al Monte Perone (630 m) dove si trova il sentiero per non vedenti n. 122, dopo aver incrociato i sentieri n. 117 e 169. Si tratta di circa 1700 m di salita con un dislivello di circa 400 m. Attraversata la strada provinciale n. 37 del Perone il tracciato si innesta nel Santuario delle farfalle, con il quale coincide per circa 2 km.In questo tratto si trova il bivio con il sentiero n. 107 per San Piero e con il sentiero n. 100, di livello EEA (escursionisti esperti attrezzati), oltre al punto panoramico di Monte Maolo (749 m) , dove lo sguardo può spaziare a settentrione sulla costa nord occidentale dell’Elba e l’isola di Capraia, a meridione sul Golfo di Campo e le isole di Montecristo e Gigliom a est sull’Elba orientale.A circa 1500 m da Monte Maolo la GTE giunge sotto i contrafforti del Monte Capanne dove si biforca in due rami: uno conduce a Patresi, l’altro a Pomonte. Per raggiungere la meta della terza tappa si segue il ramo di Patresi per circa 1300 m fino ad imboccare il sentiero n. 105 che, con una ripida discesa, conduce a Poggio. Complessivamente, escludendo i sentieri di raccordo con Porto Azzurro, Procchio e Poggio, la GTE fino alla biforcazione misura circa 42 km e sono necessarie circa 16 ore per percorrerla.
Tappa 4 A: Poggio - Patresi | Lunghezza: 16,28 km | Tempo medio di percorrenza: 8 h 10 min
E’ necessario ritornare sui propri passi fino al bivio tra la GTE NORD e il sentiero n. 105. Da qui Patresi dista 16 km, percorribili in circa 8 ore. Il tracciato si dirige verso ovest, mantenendosi intorno quota 600 – 700 m, fino all'incrocio con il sentiero n. 110, dove svolta a sinistra in ripida salita scalando i costoni occidentali del Monte Capanne. Al termine della salita, che nella parte terminale presenta diversi tornanti chiamati “zete”, si giunge a quota 921 m, al bivio con il sentiero n. 100, l’unico tracciato dell’Isola classificato EEA (escursionisti esperti attrezzati). La via scende fino alla località La Terra (582 m), ove secondo alcuni era ubicato il villaggio medievale di Pedemonte. Da qui, percorsi circa 1.500 m, nella parte alta della valle di Chiessi, dopo aver sorpassato la deviazione per i ruderi della chiesa romanica di San Frediano, si giunge al bivio con il sentiero n. 125.Il sentiero successivamente punta nuovamente verso il versante settentrionale del massiccio del Monte Capanne, disegnando un tracciato quasi circolare, fino a Serra Ventosa dove imbocca la discesa per Patresi.
Tappa 4 B: Poggio - Pomonte | Lunghezza: 9,26 km | Tempo medio di percorrenza: 4 h 40 min
E’ necessario ritornare sui propri passi percorrendo il sentiero n. 105 e, per un breve tratto, la GTE NORD per poi proseguire sulla GTE SUD per circa 7 km percorribili in circa 3 ore di cammino. Il tracciato si dirige verso sud-ovest seguendo lo spettacolare crinale che divide l’ampia valle di Pomonte da Vallebuia dove non è raro incontrare esemplari di muflone. La posizione panoramica fu sfruttata dai popoli antichi. Nella zona sono stati infatti trovati reperti riferibili ad insediamenti dell’Età del Bronzo. Sono inoltre presenti nei pressi del Colle della Grottaccia (645 m) e di Monte Orlano (549 m) alcuni caprili, testimonianza di una più recente frequentazione umana dedita alla pastorizia. Tra i rilievi che caratterizzano il percorso a saliscendi vi sono anche Le Mure (629 m) e Monte Cenno (589 m). Nei pressi del Colle della Grotta hanno origine il sentiero n. 109 che si inoltra nella valle, il sentiero n. 130 verso San Piero ed il sentiero n. 108 che scende nella Vallebuia fino alla costa a Seccheto. Presso il Monte Cenno si incrocia il breve sentiero n. 135 A che collega la GTE SUD al sentiero n. 135. Il nostro tracciato, superato il caprile ubicato a poca distanza da Monte Orlano, imbocca uno stretto viottolo tra magnifici terrazzamenti che conduce rapidamente ad un secondo incrocio con il sentiero n. 109. Da qui in pochi minuti di cammino tra bei vigneti si giunge a Pomonte.