Sentiero Elba n. 130
Il sentiero n. 130 collega il sentiero n. 107, presso le Piane del Canale, alla GTE sud, presso il Colle della Grottaccia.
Il tracciato si snoda in direzione est-ovest mantenendosi intorno alla medesima quota, tra 500-600 m di altitudine e corre parallelo al sentiero n. 135 che si mantiene più basso, intorno a quota 300-400 m.
Questi due itinerari sono collegati ad est dal sentiero n. 107 e ad ovest da un breve tratto di GTE sud e dal sentiero n. 108, consentendo all'escursionista di poter disegnare, in circa 3.30 ore di cammino un interessante percorso ad anello.
Il sentiero n. 130 rappresenta una delle Vie dei Pastori.
Il tracciato segue una carrareccia per un breve tratto e, dopo aver superato un impluvio ove è ubicata una vasca antincendio, si inerpica sulla destra abbandonando la via più larga che dopo pochi metri giunge a Pietra murata, affascinante punto panoramico caratterizzato da un enorme masso di granito.
Ripreso il percorso principale si giunge ad un caprile.
Da qui, camminando per circa 1 km si arriva, dopo aver attraversato il Fosso di Malocci, ai due bei caprili delle Macinelle, posizionati in un punto panoramico.
Il percorso prosegue attraversando il Fosso dell'Inferno fino ad un quadrivio, nei pressi del Colle della Grottaccia, dove il sentiero n. 130 prosegue innestandosi nel sentiero n. 109 che si “tuffa” nella rigogliosa Valle di Pomonte.
Da questo incrocio passa la GTE sud che scende dal crinale puntando verso sud-ovest.
Il sentiero n. 130 consente di osservare la più diffusa tipologia di Macchia Mediterranea presente sull'isola.
Si tratta dei cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di specie eliofile, che prediligono cioè la diretta esposizione ai raggi solari, quali in particolare il Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Laddove il tracciato attraversa dei piccoli impluvi si trovano piante igrofile che necessitano della presenza più o meno costante di acqua superficiale come nel caso delle felci.
Sentiero Elba n. 135
Il sentiero n. 135 collega San Piero a Fetovaia.
Il percorso, che si snoda sui contrafforti meridionali del complesso granodioritico del Monte Capanne, rappresenta una delle Vie del Granito.
Il tracciato si origina dal sentiero n. 107 nelle immediate vicinanze di San Piero, snodandosi intorno quota 300-400 m.
Dopo circa 1.5 km dall'inizio si giunge al mulino del Moncione, secondo alcuni il più bello e grande tra i molti funzionanti un tempo all'Isola d'Elba.
In questa zona sono ancora visibili i terrazzamenti, realizzati per la coltivazione dei vigneti nei terreni in pendenza, ove la Macchia Mediterranea sta riconolizzando i terreni un tempo utilizzati dall’uomo.
In particolare, si tratta di macchia a dominanza di Ginestra spinosa (Calicotome spinosa) detta anche pruno caprino e Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Un’associazione vegetale di altezza media (2-3 metri) in stretti rapporti dinamici e spaziali con le macchie basse a Cisto Marino (Cistus monspeliensis) di cui rappresenta uno stadio successivo di evoluzione.
A distanza di ulteriori 1.5 km dal Mulino del Moncione il tracciato attraversa il fosso di Malocci, ove è presente un particolare tipo di vegetazione che predilige le zone umide.
Si tratta di un piccolo bosco di Ontano Nero (Alnus glutinosa) al quale è associata una vistosa presenza di felci.
Dopo poco si attraversa il Fosso dell'Inferno che si segue per un breve tratto.
In questa zona la vegetazione è rada e bisogna fare attenzione a seguire la traccia del sentiero.
A circa 1 km di distanza dal fosso si incrocia il sentiero n. 108.
Da qui si sale poi fino a quota 525 m fino alle pendici del Monte Cenno ove si trova il bivio con il sentiero 135 A che consente in circa 150 m di collegarsi con la GTE sud.
Il sentiero n. 135 scende fino al bivio con il sentiero n. 137 che incrocia due volte in un tratto di 500 m.
Ci troviamo nell’Area Archeologica della Sughera.
In particolare si possono osservare due interessanti sepolture preistoriche.
Una è ubicata sul sentiero n. 135, tra i due incroci con il sentiero n. 137, l’altra è raggiungibile a breve distanza con una piccola deviazione dal tracciato principale.
In questa zona è presente una macchia alta mista a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Proseguendo si notano, nel pianoro, dei terrazzamenti e un edificio rurale a servizio di attività agricole ormai abbandonate, subito dopo la visuale si apre sulla splendida baia di fetovaia, da qui il tracciato si fa ripido.
Nel tratto finale il percorso costeggia la recinzione di una villa, attraversa il Fosso del Forno e termina a Fetovaia sulla strada provinciale n. 25 all'altezza del ponte ubicato sul bivio con la strada di accesso alla spiaggia.
Sentiero Elba n. 137
Il sentiero n. 137 collega Seccheto al sentiero n. 135, ove è ubicata l'Area Archeologica della Sughera.
Per imboccare il percorso, da Seccheto ci si dirige verso Vallebuia.
Dopo un breve tratto di salita si svolta a sinistra in Via della Greppa, al tornante si prosegue poi dritto.
Prima che la via attraversi il fosso, si possono osservare, in pochi metri, testimonianze delle due principali attività esercitate per secoli dagli abitanti del versante meridionale del comprensorio del Monte Capanne: i terrazzamenti per l'attività agricola e le cave per l'attività estrattiva.
Come si può osservare in altre zone, in particolate nelle cosiddette Vie del Granito, sono presenti qui due piccole cave ormai dismesse: una sulla destra di fianco all'impluvio; l'altra pochi metri più avanti sulla sinistra, nascosta dalla vegetazione.
Il sentiero attraversa poi il Fosso della Greppa e sale su gradoni tra i terrazzamenti, coperti in questo tratto dalla vegetazione rigogliosa.
In alto sulla destra si notano ancora resti della lavorazione del granito. Il tracciato prosegue parallelo all'impluvio.
Nel tratto finale del sentiero, prima del bivio con il sentiero n. 135, la vegetazione è costituita da Macchia Mediterranea dalle diverse tipologie in rapida successione.
Si osservare in poche centinaia di metri un grande numero di specie diverse come ad esempio: Cisto Marino (Cistus monspeliensis), Cisto Femmina (Cistus salvifolius), Cisto Villoso (Cistus incanus), Rosmarino (Rosmarinus officinalis), Scopa (Erica arborea), Ginestra Spinosa (calicotome spinosa), Ginestra dei Carbonai (Cytisus scoparius), Lavanda (Lavandula stoechas).
Per evitare di dover ritornare sui propri passi è possibile scegliere tra due percorsi ad anello.
Con il primo, all'incrocio con il sentiero n. 135, si svolta a sinistra, si scende a Fetovaia e rientra a Seccheto seguendo la strada provinciale n. 25 dell’Anello Occidentale che corre parallela alla costa.
Con il secondo si svolta, all'incrocio con sentiero n. 135, a destra e si procede in salita fino ad incrociare il sentiero n. 108 con il quale si può ritornare al punto di partenza con circa 3 ore e 30 minuti di cammino.
Sentiero Elba n. 139
Il sentiero n. 139 disegna, sul promontorio di Capo Poro, un itinerario ad anello che parte da Marina di Campo e ritorna al punto di partenza innestandosi, nelle immediate vicinanze del paese, sul sentiero n. 138.
Il tracciato si imbocca in Via delle Ginestre e, dopo una breve salita, incrocia il sentiero n. 138.
I due percorsi si sovrappongono per circa 100 metri, poi la via si biforca.
Se si mantiene la destra si segue il sentiero n. 138, da cui, specie nella parte finale a picco sul mare, si gode un bel panorama, prima di giungere a Colle Palombaia.
Il sentiero n. 139, che si imbocca sulla sinistra, si dirige invece verso sud inoltrandosi in un bosco ombreggiato dove prevale il Leccio (Quercus ilex) associato con il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro Comune (Arisarium vulgare).
Sul percorso si possono osservare dei terrazzamenti, testimonianza di un passato in cui il promontorio di Capo Poro era interamente coltivato.
Dopo circa 50 minuti di cammino dal bivio con il sentiero n. 138 ed una breve salita si giunge a Monte Poro, a quota 155 m.
Si nota subito la presenza di un affascinante faro della Marina Militare che segnala ai naviganti l'ingresso nel Golfo di Campo.
Si tratta di un favoloso punto panoramico che riveste un particolare interesse dal punto di vista storico.
Nelle immediate vicinanze sono infatti presenti strutture risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Questa zona fu teatro di una delle pagine più drammatiche della storia dell'Isola.
Siamo nel periodo in cui, a seguito dell'armistizio dell' 8 settembre 1943, l'Isola d'Elba, come il resto d'Italia, venne occupata dai tedeschi.
Il comando dell'intervento militare per liberare l'isola, denominato “Operazione Brassard”, dal nome dell'autore del piano, fu affidato dagli Alleati all'Esercito francese.
All'alba del 17 giugno 1944 giunsero dalla Corsica 220 mezzi navali e 12 mila uomini che sbarcarono nel Golfo di Campo.
Una delle prime azioni di questo epico evento fu proprio la riduzione in silenzio della postazione militare di Monte Poro, ancora oggi visibile, dotata di 4 cannoni.
Il sentiero n. 139 prosegue scendendo rapidamente fino al livello del mare presso Punta Bardella per poi costeggiare la spiaggia di Galenzana.
In questo tratto il percorso presenta una criticità: in alcuni punti la spiaggia è stretta ed in caso di alta marea o mare mosso c'è il rischio, anche se per pochi metri, di dover passare dal bassofondo marino bagnandosi i piedi.
Il tracciato successivamente risale fino ad una cappella votiva ove aumenta di larghezza e termina dopo poco, al bivio con il sentiero n. 138.
Per rientrare da Monte Poro a Marina di Campo è necessaria circa 1 ora di cammino.
Il sentiero n. 138 termina sulla spiaggia di Marina di Campo.
Qui si collega al sentiero n. 248 che taglia l'isola da un versante all'altro unendo la costa sud alla località Acquaviva sulla costa nord, nelle vicinanze di Portoferraio.
A Colle Palombaia invece il sentiero n. 138 si innesta sulla strada provinciale n. 25 dell’Anello Occidentale e, subito dopo, imboccando il sentiero n. 192 si può accedere ai tracciati delle vie del granito.
Sentiero Elba n. 157
Il sentiero n. 157 collega Marciana Marina al sentiero n. 103, nei pressi di Marciana.
Per imboccare il percorso da Viale Aldo Moro a Marciana Marina ci si dirige in località Uccellaia e si segue per 500 m la strada che si inoltra nella vegetazione.
Il tracciato si snoda sul crinale che divide Val di Cappone da Via della Costarella salendo, con un andamento rettilineo e la medesima pendenza, da poco sopra il livello del mare fino a quota 328 m, dove attraversa la strada provinciale n. 25 dell’Anello Occidentale.
Da qui, la via, passa, con andamento più tortuoso, a sud di una dismessa cava di caolino, e raggiunge in località San Rocco il parcheggio del cimitero comunale.
Il tracciato svolta poi a destra e costeggia la parete nord dell'edificio.
Dopo circa 800 m in leggera salita si raggiunge il sentiero n. 103, da cui è possibile giungere di nuovo a Marciana Marina, senza ritornare sui propri passi, disegnando un ampio panoramico percorso ad anello che si spinge verso est, utilizzando il sentiero n. 113 e il sentiero n. 150.
Il sentiero n. 157 attraversa un'area caratterizzata da una vegetazione piuttosto evoluta ed omogenea rispetto alle altre varietà che si riscontrano nel comprensorio del Monte Capanne.
L'area caratterizzata da questa tipologia di Macchia Mediterranea è ricompresa tra il tratto di costa ad occidente di Marciana Marina fino a La Cala, delimitato a sud dalla strada provinciale n. 25 ubicata intorno a quota 300 m.
Questo tipo di vegetazione è chiamata bosco supramediterraneo a dominanza di Leccio (Quercus ilex).
Sentiero Elba n. 173
Il sentiero n. 173 si imbocca dalla strada provinciale n. 25 dell'Anello Occidentale, nel tratto tra Fetovaia e Pomonte.
Il tracciato collega il sentiero n. 126, che qui coincide con la strada, alla spiaggia de Il Giardino, conosciuta anche come spiaggia de Le Tombe, denominazione dovuta secondo alcuni al ritrovamento in zona di tombe etrusche.
Il sentiero n. 173, che corre parallelo al sentiero n. 112, conduce direttamente sulla costa, all'estremità meridionale della spiaggia presso Punta Le Tombe, dove la costa è più alta.
I due tracciati terminano sulla medesima spiaggia, che ha una lunghezza di circa 1 chilometro, in due diversi punti e sono frequentati soprattutto nella stagione estiva dai bagnanti che preferiscono le spiagge poco affollate
Proseguendo da Punta le Tombe verso est è possibile accedere ad una spiaggia più piccola, la spiaggia dell'Aliva.
Le due spiagge, particolarmente selvagge, sono costituite da bei ciottoli della verdastra serpentinite dalle mille sfumature. Si tratta di una roccia metamorfica che può essere osservata anche lungo il sentiero.
Interessante la vegetazione che si può osservare percorrendo i due sentieri.
Come si può desumere dalla presenza di terrazzamenti, le piante hanno colonizzato terreni un tempo coltivati, nonostante il suolo roccioso.
E' stata censita una particolare tipologia di Macchia Mediterranea, ben visibile all'inizio del sentiero, denominata macchia a dominanza di Rosmarino (Rosmarinus officinalis) e Cisto Marino (Cistus Monspeliensis) a cui è associata l'Erba dei Frati (Globularia alypum).
Si tratta di una macchia bassa non molto densa che si sviluppa sui versanti meridionali ad altitudini non superiori a 200 metri, con la particolarità di una prevalenza di specie termofile, adattate a vivere in un'ambiente caldo, rispetto alle specie eliofile che prediligono l'esposizione diretta alla luce solare.
Da segnalare infine la presenza sui due sentieri di alberelli di Leccio (Quercus ilex) che dimostrano la capacità di adattamento di questo specie anche in condizioni ambientali difficili e di diversi esemplari di Ginepro Fenicio (Juniperus phoenicia) , tipico dei versanti rocciosi e assolati.
Sentiero Elba n. 176
Il sentiero n. 176 sale ripido sullo spartiacque tra l'Uviale dell'Infernaccio e il Fosso delle Matte.
Il percorso termina in un quadrivio, a quota 589 m, dove incrocia il sentiero n. 176 A e il sentiero n. 125 che a destra scende al paese di Chiessi e a sinistra si collega dopo poco alla GTE.
Il sentiero n. 125 collega, disegnando un breve circuito ad anello, le due estremità del breve sentiero n. 176 A che conduce al Semaforo di Campo alle Serre, magnifico balcone affacciato sulla Corsica.
La struttura originaria del Semaforo è stata edificata nel 1888 dalla Regia Marina, come punto di segnalazione e controllo della navigazione in transito.
La costruzione è formata da due edifici ormai diroccati e dall'alto traliccio dell'antenna che permetteva le comunicazioni radiofoniche e telegrafiche.
La struttura è stata dismessa negli anni cinquanta. In quest'area in primavera si può assistere all'esplosione di spettacolari fioriture gialle della Ginestra Desoleana (Genista desoleana).
Questo tipo di Ginestra si adatta ai venti formando caratteristici cuscini spinosi.
La pianta è impenetrabile dalla maggior parte degli animali e dunque adatta per dare rifugio agli insetti come le colorate coccinelle o a specie dalle delicate fioriture quali orchidee, narcisi e viole.
Tra queste la più interessante dal punto di vista naturalistico è l'endemica Viola dell'Elba (Viola corsica ilvensis) dal caratteristico colore viola cobalto che sfuma fino ad un turchino chiaro.
Sentiero Elba n. 181
Il sentiero n. 181 collega il paese di Marciana Marina al sentiero n. 180 in località Ulivata.
Il tracciato inizia da Via San Giovanni a Marciana Marina. La prima parte, piuttosto ripida, conduce in località Lavacchio.
Successivamente la via sale con una minore pendenza e si snoda tra gli orti di alcune abitazioni, fino ai 234 m della Località Ulivata dove si collega con il sentiero n. 180, nel tratto in cui esso coincide con la strada asfaltata di Via di Lavacchio.
Il nome della località di arrivo ci indica la presenza di oliveti. Lungo il tracciato sono ancora visibili tra la vegetazione i muretti a secco che sostengono i terrazzamenti, indispensabili per la coltivazione dei pendii.
Si può osservare dunque il risultato di un importante fenomeno che ha modificato il paesaggio elbano in un recente passato quale la ricolonizzazione della Macchia Mediterranea di terreni fino ad alcuni decenni fa coltivati.
Il particolare tipo di macchia che colonizza un determinato terreno e il suo stadio evolutivo dipende da complesse dinamiche vegetazionali correlate a molti fattori quali ad esempio il microclima e la tipologia del terreno.
Il tracciato permette di osservare in un breve tratto una notevole varietà di tipologie di Macchia Mediterranea. In particolare i botanici hanno censito: nella parte iniziale del tracciato boschi supramediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex), nella parte centrale macchie alte a dominanza di Alaterno (Rhamnus alaternus) e Ginestra Odorosa (Spartium junceum) oltre ai cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo). Inoltre nel tratto centrale del sentiero è presente una pineta, bosco di impianto artificiale risultato di rimboschimenti.
Il tracciato può essere utilizzato per un percorso ad anello che tocca i tre principali centri abitati del versante settentrionale dell'Elba Occidentale: da Marciana Marina a Poggio con i sentieri n. 181 e 180, da Poggio a Marciana con la strada provinciale n. 25, da Marciana a Marciana Marina con il sentiero n. 157. Il tempo di percorrenza del circuito è di circa 4 ore e 30 minuti.
Nel caso in cui si voglia evitare la strada provinciale è possibile salire da Poggio verso il Monte Capanne con il sentiero n. 105, imboccare la GTE svoltando a destra e scendere a Marciana utilizzando il sentiero n. 101.
Sentiero Elba n. 195
Il sentiero n. 195, una delle principali Vie del Granito, collega Seccheto a San Piero.
Il tracciato inizia a Seccheto nel basso Fosso di Vallebuia, si innesta in Via Aia del Lentisco, prosegue in via Morione, fino ad un campo sportivo dismesso, quindi svolta a destra e si inoltra nella bassa vegetazione dirigendosi verso est.
Dopo circa 250 m si arriva al bivio con il sentiero n. 195 C. Il breve tracciato conduce, dopo 50 m, ad un impluvio, qui si deve fare attenzione per trovare la via giusta.
E’ necessario lasciarsi il canneto sulla destra e scavalcare un masso di granito per poter ammirare un'imponente bozza di una colonna pisana.
Ripreso il sentiero principale, dopo un breve tratto in salita ci si collega ad una strada sterrata dalla quale si stacca il sentiero n. 195 B.
Il percorso sale poi sulla sinistra riducendo di nuovo l'ampiezza. Da qui il tracciato prosegue, oltrepassato il bivio con il sentiero n. 195 A, nella medesima direzione ancora per 1 km fino al bivio con il sentiero n. 193 dove si dirige verso nord.
La via diventa nuovamente carrabile mantenendosi alla medesima quota. Si giunge in località Castancoli e poco dopo si passa sopra l'unica cava di granito rimasta attiva all'Isola d'Elba, erede di un'antichissima tradizione estrattiva.
E' possibile percorrere, in circa 3 ore, un itinerario ad anello ritornando a Seccheto mediante il sentiero n. 135 ed il sentiero n. 108.
La vegetazione che si può osservare percorrendo il sentiero n. 195 è diffusa in molte zone, a quote medio-basse. Si tratta di una particolare tipologia di Macchia Mediterranea, la macchia a dominanza di Ginestra Spinosa (Calicotome spinosa) localmente chiamata Pruno Caprino e Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
E' una macchia di altezza media (2-3 metri), in stretti rapporti dinamici e spaziali con le macchie basse a cisto marino, di cui rappresenta uno stadio successivo di evoluzione. Questa associazione vegetale è inoltre caratterizzata dalla presenza della Scopa (Erica arborea) e della Ginestra Odorosa (Spartium junceum).
Sentiero Elba n. 205
Il sentiero n. 205 collega il Santuario della Madonna del Monserrato alla GTE.
Il tracciato è consigliato solamente ad escursionisti esperti essendo caratterizzato da un pendio molto ripido, da un piano di calpestio piuttosto accidentato e da un percorso non facilmente individuabile.
Nonostante non si tratti di monti elevati, la particolare conformazione del luogo, la perfetta collocazione del Santuario al centro della gola, la struttura irta dei rilievi trasmettono all'escursionista un senso di meraviglia.
Alla base della piccola collina sormontata dal Santuario il tracciato si inerpica sui fianchi dell'aspro Monte Castello, caratterizzato da rocce friabili, attraversando prima una lecceta e salendo poi sulla nuda roccia fino a giungere ad un vasto e pianeggiante pianoro erboso sul quale spiccano alcuni pini e dove si trova l'incrocio con la GTE.
Nella zona attraversata dal sentiero n. 205 è stata censita una particolare associazione vegetale definita dai botanici mosaico di bosco termomediterraneo a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con formazioni delle rupi e pratelli di terofite.
Le formazioni delle rupi sono tipiche dei rilievi orientali dell'Isola, si sviluppano su substrati costituiti da diabasi e diaspri, le specie caratteristiche sono il Fiordaliso dell'Elba (Centaurea aetalieae) e la Linaria dell'Arcipelago (Linaria capraria).
I pratelli di terofite sono invece caratterizzati da piante erbacee annuali, che superano cioè la stagione avversa sotto forma di seme.
Il sentiero n. 205 è interessante oltre che dal punto di vista naturalistico anche da quello storico.
L'innesto del tracciato coincide con la scalinata di accesso ad un luogo pieno di fascino e spiritualità.
Si tratta del Santuario della Madonna di Monserrato che venne eretto nel periodo in cui il territorio di Porto Azzurro era sotto il dominio della Spagna.
Correva l'anno 1606 quando il governatore spagnolo Josè Pons Y Leon, detto dal popolino "Longone" (da cui l'antico nome di Porto azzurro, Porto Longone), si salvò da un'improvvisa burrasca che lo colse mentre navigava verso l'Elba.
In segno di riconoscenza per lo scampato pericolo fece costruire un Santuario dedicato alla Madonna di Monserrato, in ricordo di quello omonimo esistente in Catalogna. La chiesa conserva al suo interno una copia della Madonna Nera del Santuario catalano.
La scelta del luogo cadde su questa valle poichè la zona del Monte Castello ricordava la montagna spagnola di Montserrat. Il governatore spagnolo dotò il Santuario di alcuni beni grazie ai quali i padri agostiniani di Piombino provvidero inizialmente al suo mantenimento.
Successivamente l'officiatura passò ad un cappellano assistito da due romiti a cui il Forte di Longone, passava una parte della razione dei soldati. La custodia dei romiti terminò nel 1866.
Il Santuario viene aperto l'8 settembre di ogni anno per la festa della Madonna.
E' possibile individuare un percorso ad anello se, una volta giunti al bivio con la GTE, si svolta a sinistra dirigendosi verso sud e dopo circa 1,3 km si svolta nuovamente a sinistra imboccando il sentiero n. 210 e successivamente il sentiero n. 209 che ci conduce al campo sportivo di Porto Azzurro, da qui si può tornare in località Monserrato percorrendo la strada provinciale n. 26.
Lunghezza: 1,07 km
Tempo medio di percorrenza: 1 h 10 min
Difficoltà: livello EE (escursionisti esperti)
Differenza altimetrica: 223 m
Ascesa totale: 237 m
Discesa totale: 14 m
Il sentiero n. 205 collega il Santuario della Madonna del Monserrato alla GTE.
Il tracciato è consigliato solamente ad escursionisti esperti essendo caratterizzato da un pendio molto ripido, da un piano di calpestio piuttosto accidentato e da un percorso non facilmente individuabile.
Nonostante non si tratti di monti elevati, la particolare conformazione del luogo, la perfetta collocazione del Santuario al centro della gola, la struttura irta dei rilievi trasmettono all'escursionista un senso di meraviglia.
Alla base della piccola collina sormontata dal Santuario il tracciato si inerpica sui fianchi dell'aspro Monte Castello, caratterizzato da rocce friabili, attraversando prima una lecceta e salendo poi sulla nuda roccia fino a giungere ad un vasto e pianeggiante pianoro erboso sul quale spiccano alcuni pini e dove si trova l'incrocio con la GTE.
Nella zona attraversata dal sentiero n. 205 è stata censita una particolare associazione vegetale definita dai botanici mosaico di bosco termomediterraneo a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con formazioni delle rupi e pratelli di terofite.
Le formazioni delle rupi sono tipiche dei rilievi orientali dell'Isola, si sviluppano su substrati costituiti da diabasi e diaspri, le specie caratteristiche sono il Fiordaliso dell'Elba (Centaurea aetalieae) e la Linaria dell'Arcipelago (Linaria capraria).
I pratelli di terofite sono invece caratterizzati da piante erbacee annuali, che superano cioè la stagione avversa sotto forma di seme.
Il sentiero n. 205 è interessante oltre che dal punto di vista naturalistico anche da quello storico.
L'innesto del tracciato coincide con la scalinata di accesso ad un luogo pieno di fascino e spiritualità.
Si tratta del Santuario della Madonna di Monserrato che venne eretto nel periodo in cui il territorio di Porto Azzurro era sotto il dominio della Spagna.
Correva l'anno 1606 quando il governatore spagnolo Josè Pons Y Leon, detto dal popolino "Longone" (da cui l'antico nome di Porto azzurro, Porto Longone), si salvò da un'improvvisa burrasca che lo colse mentre navigava verso l'Elba.
In segno di riconoscenza per lo scampato pericolo fece costruire un Santuario dedicato alla Madonna di Monserrato, in ricordo di quello omonimo esistente in Catalogna. La chiesa conserva al suo interno una copia della Madonna Nera del Santuario catalano.
La scelta del luogo cadde su questa valle poichè la zona del Monte Castello ricordava la montagna spagnola di Montserrat. Il governatore spagnolo dotò il Santuario di alcuni beni grazie ai quali i padri agostiniani di Piombino provvidero inizialmente al suo mantenimento.
Successivamente l'officiatura passò ad un cappellano assistito da due romiti a cui il Forte di Longone, passava una parte della razione dei soldati. La custodia dei romiti terminò nel 1866.
Il Santuario viene aperto l'8 settembre di ogni anno per la festa della Madonna.
E' possibile individuare un percorso ad anello se, una volta giunti al bivio con la GTE, si svolta a sinistra dirigendosi verso sud e dopo circa 1,3 km si svolta nuovamente a sinistra imboccando il sentiero n. 210 e successivamente il sentiero n. 209 che ci conduce al campo sportivo di Porto Azzurro, da qui si può tornare in località Monserrato percorrendo la strada provinciale n. 26.