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Ubicazione

Difficoltà sentiero

Sabato, 23 Maggio 2020 09:44

Sentiero Elba n. 208

Il sentiero n. 208 si snoda sul Promontorio dell'Enfola, luogo particolarmente interessante dal punto di vista paesaggistico, naturalistico e storico.
Il percorso inizia ad est dell'edificio a due piani, attuale sede dell'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, che ospitava un tempo le attrezzature per la pesca e la lavorazione del tonno, la cosiddetta tonnara dell'Enfola.
Si percorre una vecchia carrereccia militare che sale a zig zag sul fianco della collina. Siamo nel regno della Macchia Mediterranea che ci avvolge con i suoi colori e profumi.
Salendo ed in particolare al termine della salita, si possono osservare le strutture che costituivano l'imponente sistema difensivo della batteria costiera "De Filippi", realizzata negli anni venti dalla Regia Marina italiana.
Dopo circa 30 minuti di cammino, poco prima di giungere alla sommità, sulla destra inizia un percorso ad anello che gira intorno al Monte Enfola. Qui il tracciato si fa più stretto del precedente e si inoltra in una pineta, bosco di impianto artificiale risultato di rimboschimenti.
Al termine di una breve discesa, si stacca dal percorso ad anello, verso nord, uno scosceso sentiero che scende ripido a Capo d'Enfola, si giunge in uno spettacolare punto panoramico a picco sulla scogliera, affacciato sull'isolotto de La Nave.
La vegetazione in questa zona battuta dal vento è più bassa, si tratta di una gariga di elicriso, cineraria e medicaggine marina.
Il tempo di percorrenza da Monte d'Enfola a Capo d'Enfola è di circa 30 minuti.
Per il rientro si ritorna sui propri passi. Arrivati al bivio con il percorso ad anello si può svoltare a destra per completare il circuito e giunti sulla sommità imboccare di nuovo la carrareccia che in discesa che ci riporta rapidamente al punto di partenza.
Il tempo totale dell’escursione sul Promontorio dell’Enfola, andata e ritorno compresa, è di circa 2 ore e 30 minuti
Per quanto riguarda le associazioni vegetali il versante occidentale del Promontorio è caratterizzato dalla presenza dei cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
In alcune piccole aree del versante orientale si può osservare la cosiddetta boscaglia costiera a dominanza di ginepro fenicio (Juniperus phoenicia).

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Sabato, 23 Maggio 2020 09:54

Sentiero Elba n. 215

Il sentiero n. 215 si imbocca a Lacona presso una traversa di Via dei Vigneti.
Si snoda sul crinale di Serra del Pero raccordandosi al sentiero n. 214 e giungendo nei pressi della GTE, tra Monte Barbatoia e Poggio del Mulino a Vento.
La parte iniziale e finale del tracciato sono caratterizzate da un piano di calpestio sconnesso.
Abbandonati i terreni coltivati il percorso si inerpica sul crinale inoltrandosi nella tipica vegetazione isolana, la Macchia Mediterranea, che qui si può osservare in due differenti stadi evolutivi.
Nella maggior parte del sentiero sono presenti, come in molte zone dell'isola, i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Nella parte finale del sentiero, ad est del Monte Barbatoia, è invece presente un'associazione vegetale più evoluta, denominata dai botanici bosco termomediterraneo a dominanza di Leccio (Quercus ilex).
Fermatevi ad ammirare i colori, annusare i profumi e a osservare le caratteristiche delle diverse specie vegetali. Si tratta di piante che hanno ricolonizzato un territorio utilizzato un tempo dall'Uomo per le attività agricole.
Il sentiero n. 215 può essere utilizzato per disegnare un percorso ad anello. Dalla GTE o dal sentiero n. 214 che corre parallelo, ci si dirige verso ovest, giunti al bivio con il sentiero n. 248 si svolta a sinistra puntando verso sud.
Superato il Passo del Monumento, dove il tracciato attraversa la strada provinciale n. 30, il sentiero si inerpica su Monte Tambone a quota 378 m e prosegue verso sud scendendo fino a Monte Fonza a quota 296.
Qui si trova il bivio con il sentiero n. 248 A che in circa 700 m permette di raccordarsi con il sentiero n. 250 che risalendo verso nord la linea di costa riporta a Lacona.

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Sabato, 23 Maggio 2020 09:59

Sentiero Elba n. 221

Il sentiero n. 221 collega la periferia di Portoferraio in località San Martino, presso la Villa Napoleonica, con la GTE. Si tratta di un percorso interessante dal punto di vista naturalistico e storico.
Secondo i botanici il bosco di Leccio (Quercus ilex) che si può osservare in questa zona rappresenta una fase di transizione tra le leccete tipiche del versante occidentale, affini a quelle presenti in Sardegna e Corsica (dominio sardo-corso), e le leccete del versante orientali paragonabili a quelle presenti sulla penisola italica (dominio Ligure-Tirrenico).
Per questo motivo sul sentiero n. 221 si potrà osservare un gran numero di specie diverse. Sono infatti presenti le piante associate ad entrambe le tipologie di leccete come ad esempio il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis), l'Arisaro Comune (Arisarium vulgare) e la Lentaggine (Viburnum tinus).
Per imboccare il sentiero n. 221 dall'ampio parcheggio della Villa di Napoleone ci si dirige verso l'ingresso del museo ma, invece di entrare nel viale principale, si svolta a sinistra percorrendo la strada che passa sul retro dei negozi di souvenir.
La via ben presto diventa sterrata, dopo circa 150 m si giunge ad un quadrivio dove si mantiene la destra.
Il tracciato si sviluppa per circa 300 m parallelo ad un impluvio. Osserviamo il piano di calpestio, ci renderemo conto che stiamo percorrendo un'antica via di comunicazione, ci troviamo infatti sulla cosiddetta "Strada Maestra", già censita nel Catasto leopoldino del 1840 e percorsa secondo alcuni da Napoleone per accedere alla sua dimora.
Dopo circa 10 minuti di cammino si giunge ad uno slargo, dove si notano due maestosi platani.
Da qui il sentiero n. 121 prosegue dritto per pochi metri e, superata un'area attrezzata, svolta a sinistra inerpicandosi in un tracciato più stretto e ripido del precedente.
La via si inoltra nella Foresta Demaniale di San Martino, una delle poche porzioni di territorio elbano di proprietà pubblica, se si escludono le zone minerarie.
Il tracciato, dopo una breve salita più ripida percorribile in circa 15 minuti, incrocia il percorso più largo precedentemente abbandonato e prosegue in lieve ascesa dirigendosi verso est fino a quota 200 m.
Qui inizia l'ultima breve salita che conduce all'incrocio con la GTE a quota 274 m.
Il sentiero n. 221 termina nelle immediate vicinanze del Poggio del Molino a Vento.
Il toponimo fa riferimento al rudere di un mulino abbandonato.
La costruzione, ubicata sul crinale dal lato che si affaccia sul Golfo di Lacona, si raggiunge svoltando a sinistra sulla GTE e imboccando, dopo circa 150 m, una deviazione sulla destra.

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Sabato, 23 Maggio 2020 10:04

Sentiero Elba n. 245

Il sentiero n. 245 conduce da Procchio a San Martino, presso la Villa Napoleonica.
L'itinerario, ombreggiato e adatto anche ad escursioni nella stagione estiva, inizia dalla spiaggia di Campo all'Aia.
Il primo tratto, pianeggiante, segue il profilo costiero e attraversa un’area ben manutenuta dal proprietario.
Si inoltra per circa 700 m in una lecceta fino al bivio con il sentiero n. 245A che sale ripido sulla destra e, dopo essersi innestato su una strada carrabile, conduce direttamente a Colle Pecorino.
Al bivio il sentiero n. 245 prosegue a sinistra in discesa attraversando le due belle spiagge selvagge del Porticciolo e della Lamaia, ubicate a breve distanza l'una dall'altra.
Questo primo tratto del sentiero, dalla spiaggia di Campo all’aia a quella della Lamaia, necessita di circa 1 ora di cammino.
Da qui il tracciato abbandona la costa, sale verso Colle Pecorino e sbuca sulla strada provinciale n. 24 ricongiungendosi con il sentiero 245 A con il quale disegna un percorso ad anello.
Dalla spiaggia alla strada sono necessari circa 30 minuti di cammino.
Oltrepassata la strada provinciale n. 24, il sentiero n. 245 sale fino al panoramico spartiacque tra la valle di Gualdarone e quella di San Martino, nei pressi di Monte Pericoli (333 m).
Sul crinale, che segue per circa 400 m, il tracciato coincide con il sentiero n. 248 che, poco dopo, si collega alla GTE.
Il percorso imbocca poi una discesa di circa 2 km che conduce alla Villa Napoleonica dove si collega con il sentiero n. 221.
Per quanto riguarda la vegetazione, nella prima parte del percorso, fino alle propaggini di Monte Pericoli, la Macchia Mediterranea, si presenta in uno stadio evolutivo avanzato.
Si tratta dei cosiddetti boschi termomediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex) caratterizzati da una buona rappresentanza di specie termofile, adattate a vivere in ambienti caldi, fra le quali spiccano il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro Comune (Arisarium vulgare), assenti o molto sporadici nelle fitocenosi mesofile, caratterizzate da piante che si adattano meglio al clima temperato.
Questa associazione vegetale occupa vaste aree della parte centrale e orientale dell'isola, mentre in quella occidentale è relegata sui versanti meridionali a quote inferiori a 400 m.
La vegetazione cambia nel tratto finale del sentiero.
In particolare presso Monte Pericoli (333 m), in una piccola area sono censiti i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Nel tratto in discesa verso San Martino il tracciato attraversa invece un bosco di impianto artificiale, una pineta risultato di rimboschimenti.

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Sabato, 23 Maggio 2020 10:09

Sentiero Elba n. 247

Il sentiero n. 247 collega la strada provinciale n. 27 dell'Enfola al sentiero n. 248.
Il percorso inizia con una ripida salita di circa 500 m, si tratta di una strada in cemento di accesso ad alcune abitazioni.
Al termine della salita si prosegue dritto per alcuni metri tra due terreni privati delimitati da alte siepi, si mantiene la sinistra e ci si inerpica inoltrandosi nella vegetazione fitta.
In questo primo tratto si possono ammirare alcuni isolati esemplari di Sughera (Quercus suber).
Osservate la presenza di licheni verdi chiaro “incrostanti” sul lato del tronco esposto a nord dove il tasso di umidità consente lo sviluppo di questi particolari organismi simbionti tra un'alga e un fungo.
In questa zona è presente una tipologia di macchia mediterranea molto diffusa sull'isola, i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Dopo circa 300 m di salita il tracciato si fa pianeggiante e la vegetazione meno fitta.
Qui la Macchia Mediterranea è più evoluta. Si tratta di boschi termomediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con una buona rappresentanza di specie termofile, adattate a vivere in ambienti caldi, fra le quali spiccano il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro (Arisarium vulgare), assenti o molto sporadici nelle fitocenosi mesofile, caratterizzate da piante che si adattano meglio al clima temperato.
Questa associazione vegetale occupa vaste aree della parte centrale e orientale dell'isola, mentre in quella occidentale è relegata sui versanti meridionali a quote inferiori a 400 m.
Si percorrono altri 300 m e, camminando sul confine del Parco Nazionale, si giunge alla sella di Monte Poppe a quota 200 m dove si incontra il bivio con il sentiero n. 252 che scende a Carpani, quartiere meridionale di Portoferraio.
L'ultimo tratto del sentiero n. 247, ampio e pianeggiante, è compreso tra il bivio con il sentiero n. 252 e quello con il sentiero n. 248.
Si tratta di 400 m il cui tratto iniziale divide nettamente la Macchia Mediterranea da un bosco di impianto artificiale, una pineta risultato di rimboschimenti

 

 

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Sabato, 23 Maggio 2020 10:14

Sentiero Elba n. 248

Il sentiero n. 248 “taglia” l'Isola d'Elba da nord a sud, dalla località Acquaviva sul versante settentrionale, alla spiaggia di Marina di Campo sul versante meridionale, dove si collega con il sentiero n. 138.
Il sentiero n. 248 e la GTE, che attraversa l'isola in senso longitudinale, sono i due percorsi più lunghi della rete sentieristica.
Per imboccare il tracciato si entra, dalla strada provinciale n. 27 dell’Enfola, in Via Acquaviva.
L’ampia carrareccia si snoda in leggera salita, per circa 1300 m, parallela al fosso Acquaviva fino ai ruderi di una casa colonica dove, dopo un tornante, giunge, in Località Fontanaccio (147 m), al bivio con il sentiero n. 251 che conduce, una volta imboccato il sentiero n. 249, al Viticcio e al Forno.
Il percorso prosegue seguendo il crinale che divide le vallate che scendono verso Portoferraio dai versanti che degradano verso la spiaggia della Biodola.
Dopo circa 1 ora e 35 minuti di cammino dall’inizio si giunge in località Capannone, dove il tracciato attraversa la strada provinciale n. 24.
La via a questo punto si fa stretta e sale con una certa pendenza da quota 140 m a quota 292 m, nei pressi di Monte Pericoli, dove si fa pianeggiante e più larga, sovrapponendosi per circa 400 m al sentiero n. 245 che proviene da destra.
Si percorrono ancora 500 m e, lasciata sulla destra una cessa tagliafuoco, si giunge ad un quadrivio dove si trova il bivio con il sentiero n. 214 che sale a Monte Barbatoia.
Da qui il sentiero n. 248 si sovrappone per circa 600 m con la GTE e successivamente, superato il bivio con il sentiero n. 244, prosegue fino ad attraversare la strada provinciale n. 30 al Passo del Monumento.
Il tempo di percorrenza tra gli attraversamenti delle strade provinciali n. 24 e 30 è di 1 ora e 30 minuti.
Il tracciato si riduce nuovamente in ampiezza e, dopo una salita piuttosto ripida, giunge al Monte Tambone (378 m), dove inizia il tratto più panoramico del percorso.
La via prosegue in discesa fino a Monte Fonza (296 m) dove sono presenti dei caprili ed il bivio con il sentiero n. 248 A, collegamento con il sentiero n. 250 che conduce, seguendo la linea di costa, a Lacona.
Da Monte Fonza si gode un panorama spettacolare sui golfi di Lacona e Stella che da qui sembrano due laghi.
Il percorso scende poi fino alla costa, corre parallelo alla scogliera per circa 3 km e, superata la spiaggia di Fonza giunge a Marina di Campo, in località La Foce, dove si congiunge con il sentiero n. 138 che conduce al lato opposto del Golfo di Campo, sul Promontorio di Capo Poro.
Dal Passo del Monumento a Marina di Campo il tempo di percorrenza è di 3 ore e 30 minuti.
Per quanto riguarda la vegetazione l’itinerario consente di osservare diversi tipi di associazioni.
L'associazione vegetale prevalente nella parte iniziale del tracciato da Acquaviva all'incrocio con la GTE è costituita dai boschi termomediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con una buona rappresentanza di specie termofile, adattate a vivere in ambienti caldi, fra le quali spiccano il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro (Arisarium vulgare), assenti o molto sporadici nelle fitocenosi mesofile, caratterizzate da piante che si adattano meglio al clima temperato.
Nella parte centrale del sentiero dalla GTE a Monte Tambone sono prevalenti i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Nella parte finale del sentiero, nella zona di Fonza e lungo la costa fino a Marina di Campo la Macchia Mediterranea è più bassa, si alterna la macchia a dominanza di Ginestra Spinosa (Calicotome spinosa) localmente chiamato Pruno Caprino e Cisto Marino (Cistus monspeliensis) con la macchia a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Cisto Marino (Cistus monspeliensis).

Pubblicato in Elba centrale
Sabato, 23 Maggio 2020 11:41

Sentiero Elba n. 252

Il sentiero n. 252 collega il sentiero n. 247 presso la sella di Monte Poppe, a quota 200 m, alla periferia sud di Portoferraio in località Brunello.
Nella parte iniziale del percorso, nei pressi del bivio con il sentiero n. 247, si fiancheggia una pineta.
Gli alberi perfettamente allineati indicano che si tratta di un bosco di impianto artificiale, risultato di rimboschimenti.
La pineta è in trasformazione come si desume dal sottobosco denso a Scopa (Erica arborea) e Leccio (Quercus ilex), sta subentrando la Macchia Mediterranea, l'associazione vegetale che, con le diverse tipologie, cresce spontanea all'Isola d'Elba.
Nel medesimo tratto del percorso sono presenti muretti a secco che sorreggono il terreno formando terrazzamenti che consentivano in un recente passato di coltivare i pendii.
Il sentiero n. 252 si snoda sulla breve dorsale che divide Val Denari dalla Valle di Lazzaro.
La parte centrale del tracciato è caratterizzata dalla presenza di boschi termomediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con una buona rappresentanza di specie termofile, adattate a vivere in ambienti caldi, fra le quali spiccano il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro (Arisarium vulgare), assenti o molto sporadici nelle fitocenosi mesofile, caratterizzate da piante che si adattano meglio al clima temperato.
Questa associazione vegetale occupa vaste aree della parte centrale e orientale dell'isola, mentre in quella occidentale è relegata sui versanti meridionali a quote inferiori a 400 m.
La parte finale del sentiero, prima di entrare nella zona urbanizzata, consente di osservare i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Una presenza rilevante dal punto di vista naturalistico in tutto il percorso sono numerosi esemplari di esemplari di Sughera (Quercus suber).
Il sentiero n. 252 scende fino a quota 112 m dove si innesta su Via del Brunello ed entra nel centro abitato fino a collegarsi con la strada provinciale n. 24.
Il tracciato, percorso in senso inverso da località Brunello al sentiero n. 247, può essere utilizzato da chi arriva all'Elba senza automobile e intende camminare nell'entroterra elbano, in quanto rappresenta il collegamento più rapido tra il porto di Portoferraio e la rete sentieristica.

Pubblicato in Elba centrale
Sabato, 23 Maggio 2020 11:45

Sentiero Elba n. 260

Il sentiero n. 260 unisce la parte nord dell'abitato del Cavo, nei pressi della Spiaggia di Capo Castello, con la GTE, nelle immediate vicinanze del Mausoleo Tonietti.
Il tracciato si snoda, con ampi tornanti, nell'estremità settentrionale dell'isola. La via è ampia e si inoltra in una fitta Macchia Mediterranea, dove è possibile osservare una straordinaria biodiversità vegetale per quanto riguarda arbusti e alberi mediterranei.
Si tratta dei cosiddetti boschi termomediterranei a dominanza di Leccio (Quercus ilex) con una buona rappresentanza di specie termofile, adattate a vivere in ambienti caldi, fra le quali spiccano il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis) e l'Arisaro (Arisarium vulgare), assenti o molto sporadici nelle fitocenosi mesofile, caratterizzate da piante che si adattano meglio al clima temperato.
Questa associazione vegetale occupa vaste aree della parte centrale e orientale dell'isola, mentre in quella occidentale è relegata sui versanti meridionali a quote inferiori a 400 m.
I toponimi della zona fanno riferimento alle piante che si possono osservare, come ad esempio la località tra Capo Vita e il Mausoleo Tonietti denominata Martella deriva da Mortella, nome volgare del Mirto (Myrtus communis).
La via sale con ampi zig zag sulle pendici del Monte Lentisco, affacciandosi sul mare nel bel tratto costiero che da Capo Vita conduce verso il Golfo di Portoferraio.
Il tracciato termina nei pressi del Mausoleo Tonietti, particolare edificio funerario in stile neogotico, edificato ai primi del 900, progettato dall'Architetto Adolfo Coppedè, per i Tonietti, quale tomba di famiglia e come monumento a Giuseppe Tonietti, primo affittuario delle miniere elbane.
Il mausoleo è costituito da un imponente torrione a pianta quadrata slanciato in verticale, preceduto da una scalinata. Questa sua particolare struttura suggerisce un richiamo al mondo navale, in particolare alla forma di un faro. La mancata autorizzazione cimiteriale ne impedì un impiego secondo la volontà dei committenti e contribuì al suo abbandono e degrado.

 

Pubblicato in Elba orientale
Venerdì, 22 Maggio 2020 16:00

Sentiero Elba n. 109

Il sentiero n. 109 parte dal bivio con la GTE, all'inizio della valle di Pomonte che percorre interamente, e termina in cima allo spartiacque con Vallebuia, a quota 623 m, nei pressi del Colle della Grottaccia. Qui si innesta sul sentiero n. 130 e incrocia la GTE sud che, se si svolta a destra, riporta a Pomonte passando dal crinale. Il tracciato, impreziosito, per lunghi tratti, da una pavimentazione in pietre di granito in ottimo stato di conservazione, inizia nei pressi del ponticello in cemento che da Via del Passatoio immette nelle campagne coltivate. Un tempo la valle era interamente tappezzata di vigneti, fino alle zone più elevate. Per rendere coltivabili anche i pendii più ripidi furono costruiti dei muri a secco che consentirono di realizzare i terrazzamenti. Questa mulattiera oltre a condurre ai poderi coltivati era l'unica strada interna per raggiungere i centri abitati di San Piero e Sant'Ilario.

Pubblicato in Elba occidentale
Domenica, 24 Maggio 2020 16:41

Sentiero Giglio n. 301

Per imboccare il breve sentiero n. 301 che porta a Cala dell'Allume, si percorre, da Giglio Campese, via dell'Allume verso sud. Si tratta di una strada sterrata che segue il fosso di Valle Ortana per circa 1 km. Su questa direttrice si trova l'area di contatto tra i calcari del Promontorio del Franco ed il granito che caratterizza tutto il resto dell'isola. Qui complessi fenomeni geologici hanno originato il più grande giacimento di pirite d'Italia sfruttato in epoca moderna. Secondo alcuni erano presenti circa venti milioni di tonnellate. Giunti al termine della strada sterrata si trova una zona adibita a servizi. Il sentiero n. 301, che continua sulla destra, inizialmente sale attraversando un boschetto di lecci fino a raggiungere la cima del crinale. Da qui si domina la Cala dell’Allume. La mancanza di vegetazione ci permette di apprezzare ancora meglio la netta separazione tra le rocce granitiche sulla sinistra e quelle calcaree sulla destra. Il sentiero scende ripido a zig zag sulla scogliera di roccia friabile, per questo motivo è necessario prestare attenzione al fondo accidentato. Al centro della Cala dell’Allume si può osservare l’isolotto di granito della Cappa, mentre i piccoli scogli affioranti che lo affiancano sul lato destro sono di natura calcarea, la zona di contatto passa proprio nel mezzo. Vale comunque la pena arrivare sulla costa dove si può vedere l’ingresso di una galleria della vecchia miniera e nelle vicinanze i materiali giallastri residuo dell’estrazione dei minerali ferrosi. La costa in questo punto è costituita da grossi ciottoli e rocce che rendono possibile accedere al mare. Qui il basso fondale consente di osservare una rigogliosa prateria di Posidonia oceanica.

Pubblicato in Giglio
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