Sentiero Elba n. 105
Il sentiero n. 105 collega Poggio alla GTE.
Poco dopo la partenza, a quota 393 m, si incrocia il tracciato secondario denominato "Il Vicinale del Tenditoio", interessante percorso attrezzato con pannelli che illustrano le peculiarità storiche, acheologiche e naturalistiche del luogo.
Percorsi circa 300 m di salita si giunge, a quota 420 m, sul pianoro del Crino di Montecristo. Qui sono stati ritrovati reperti riferibili secondo alcuni ad un insediamento dell'Età del Bronzo (1400-1000 a.C.).
Reperti dell'epoca ritrovati in zona si possono ammirare al Museo Civico Archeologico di Marciana.
Sul pianoro è ben visibile un caprile, testimonianza di una più recente attività pastorale.
Proseguendo ancora sullo spartiacque si arriva a quota 627 m dove il sentiero termina collegandosi con la GTE.
Da qui, proseguendo dritti in salita, si percorre per circa 600 m la GTE fino al bivio con il sentiero n. 101 che conduce in vetta al Monte Capanne.
Se invece al bivio tra il sentiero n. 105 e la GTE si svolta a destra e dopo poco ancora a destra è possibile percorrere un percorso ad anello imboccando in discesa il sentiero n. 101 fino al Romitorio di San Cerbone da dove, seguendo la strada carrabile di accesso al luogo di culto, si raggiunge in poco tempo la strada provinciale n. 25, nei pressi di Poggio.
Percorrendo il sentiero n. 105 si può osservare una delle tipologie di Macchia Mediterranea più diffusa all'Elba, i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Sentiero Elba n. 107
Il sentiero n. 107 collega S. Piero alla GTE, nei pressi di Monte Maolo, a quota 711 m.
Appena usciti dal paese, nei pressi del campo sportivo, si incontrano i bivi con il sentiero n. 195 ed il sentiero n. 135, successivamente la via si fa ripida e stretta.
Si passa in un impluvio eroso dall'azione dell'acqua, ai cui lati si possono osservare resti di lavorazioni del granito.
Dopo circa 40 minuti di cammino si giunge al bivio con il sentiero n. 124, superato il quale il tracciato si innesta su una strada per il servizio antincendio.
In questa zona si possono iniziare ad osservare i boschi ad impianto artificiale che caratterizzano il tracciato da qui al termine. Si tratta di pinete, risultato di sistematici rimboschimenti.
In seguito si giunge in località Piane del Canale. L’area, come indica il toponimo, è pianeggiante. Per questo motivo è stata sfruttata fino a pochi anni fa per attività agricole.
Oltrepassati i bivi con il sentiero n. 111 e il sentiero n. 130, la via riprende a salire e dopo circa 150 m, sulla sinistra, si possono osservare a poca distanza dal tracciato i ruderi della chiesa di Santa Maria delle Piane al Canale.
La strada carrabile antincendio prosegue poi fino a quota 609 m, dove il sentiero svolta nettamente a sinistra, attraversando in salita una pineta, fino a sbucare in località Masso alla Quata, su un pianoro ove sono presenti interessanti ambienti dal punto di vista naturalistico, i cosiddetti pratelli.
Qui si trova il bivio con il breve sentiero n. 107 A, che consente di scoprire l'origine del toponimo del luogo: un grande masso di granito sul quale è stata posizionata una postazione di osservazione antincendio che domina l'area sud-orientale del comprensorio del Monte Capanne.
Dal bivio con il sentiero n. 111 a Masso alla Quata sono necessari circa 2 ore e 10 minuti di cammino.
Proseguendo sul sentiero n. 107 per circa 200 m si giunge al bivio con il sentiero n. 123 che conduce al sentiero n. 100, presso Le Calanche.
La parte finale del nostro tracciato, che si percorre in circa 1 ora, termina al bivio con la GTE nei pressi di Monte Maolo e si snoda intorno alla medesima quota di 700 m.
Il sentiero n. 107 fa parte delle cosiddette vie dei pastori, con GTE, sentiero n. 119 e sentiero n. 124 permette di realizzare un bel percorso ad anello di circa 6 ore sui versanti orientali del comprensorio del Monte Capanne.
Il sentiero n. 107 collega S. Piero alla GTE, nei pressi di Monte Maolo, a quota 711 m.
Appena usciti dal paese, nei pressi del campo sportivo, si incontrano i bivi con il sentiero n. 195 ed il sentiero n. 135, successivamente la via si fa ripida e stretta.
Si passa in un impluvio eroso dall'azione dell'acqua, ai cui lati si possono osservare resti di lavorazioni del granito.
Dopo circa 40 minuti di cammino si giunge al bivio con il sentiero n. 124, superato il quale il tracciato si innesta su una strada per il servizio antincendio.
In questa zona si possono iniziare ad osservare i boschi ad impianto artificiale che caratterizzano il tracciato da qui al termine. Si tratta di pinete, risultato di sistematici rimboschimenti.
In seguito si giunge in località Piane del Canale. L’area, come indica il toponimo, è pianeggiante. Per questo motivo è stata sfruttata fino a pochi anni fa per attività agricole.
Oltrepassati i bivi con il sentiero n. 111 e il sentiero n. 130, la via riprende a salire e dopo circa 150 m, sulla sinistra, si possono osservare a poca distanza dal tracciato i ruderi della chiesa di Santa Maria delle Piane al Canale.
La strada carrabile antincendio prosegue poi fino a quota 609 m, dove il sentiero svolta nettamente a sinistra, attraversando in salita una pineta, fino a sbucare in località Masso alla Quata, su un pianoro ove sono presenti interessanti ambienti dal punto di vista naturalistico, i cosiddetti pratelli.
Qui si trova il bivio con il breve sentiero n. 107 A, che consente di scoprire l'origine del toponimo del luogo: un grande masso di granito sul quale è stata posizionata una postazione di osservazione antincendio che domina l'area sud-orientale del comprensorio del Monte Capanne.
Dal bivio con il sentiero n. 111 a Masso alla Quata sono necessari circa 2 ore e 10 minuti di cammino.
Proseguendo sul sentiero n. 107 per circa 200 m si giunge al bivio con il sentiero n. 123 che conduce al sentiero n. 100, presso Le Calanche.
La parte finale del nostro tracciato, che si percorre in circa 1 ora, termina al bivio con la GTE nei pressi di Monte Maolo e si snoda intorno alla medesima quota di 700 m.
Il sentiero n. 107 fa parte delle cosiddette vie dei pastori, con GTE, sentiero n. 119 e sentiero n. 124 permette di realizzare un bel percorso ad anello di circa 6 ore sui versanti orientali del comprensorio del Monte Capanne.
Sentiero Elba n. 108
Il sentiero n. 108 collega Seccheto alla GTE sud.
Il percorso può essere diviso in due tratti principali.
Il primo tratto è costituito da una strada inizialmente asfaltata e poi sterrata che si percorre in circa 30 minuti e sale con una lieve pendenza.
La seconda parte del sentiero più stretta e ripida, conduce, dopo circa 500 m, a quota 384 m dove incrocia il sentiero n. 135.
Da qui è possibile disegnare due percorsi ad anello.
Se si svolta a destra si può giungere nei pressi di San Piero e, dopo un breve tratto del sentiero n. 107, ritornare a Seccheto con il sentiero n. 195, percorrendo una delle cosiddette Vie del Granito.
Se si svolta a sinistra si può invece ritornare più rapidamente a Seccheto utilizzando il sentiero n. 137 dopo essere passati dall'Area Archeologica della Sughera.
Il sentiero n. 108 attraversa un’area che è stata più volte colpita da incendi.
Per questo motivo si può osservare una particolare tipologia di Macchia Mediterranea: la gariga a dominanza di cisto marino (Cistus monspeliensis), tipica specie che colonizza le aree percorse dal fuoco. In questa associazione vegetale l'altra specie predominante è la lavanda (Lavandula stoechas).
Si tratta di formazioni basse, abbastanza dense, ma in cui la scarsa copertura offerta dalla chioma del cisto permette l'insediamento di piccole specie erbacee che determinano l'elevata ricchezza floristica di questo tipo di vegetazione.
Un'altra associazione vegetale presente nell'area, la più diffusa sull'isola, è quella dei cosiddetti erico-arbuteti macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Sentiero Elba n. 110
Il sentiero n. 110 collega il sentiero n. 103, presso Marciana, alla GTE.
All'inizio il percorso attraversa una pineta, risultato di rimboschimenti.
Successivamente il tracciato si fa più interessante dal punto di vista naturalistico.
Si possono osservare i cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
E’ stato censito un particolare tipo di erico-arbuteto, presente solamente in alcune aree ristrette delle pendici settentrionali della dorsate Monte Capanne – Monte Giove ad altitudini comprese tra 500 e 700 m, in cui si trova una certa disponibilità di acqua ed il terreno è acido.
In quest'associazione le specie prevalenti, oltre a Scopa e Corbezzolo, sono la Ginestra dei Carbonai (Cytisus scoparius) ed il Cisto Femmina (Cistus salvifolius). La presenza della ginestra dei carbonai determina un arricchimento del suolo in sostanze nutritive favorendo l'evoluzione di questa associazione a bosco di Leccio (Quercus ilex).
Sentiero Elba n. 111
Il sentiero n. 111, breve strada sterrata adibita al servizio antincendio, collega la strada Provinciale n. 37 del Monte Perone al sentiero n. 107 in Località Piane del Canale.
Per individuare l'inizio del sentiero n. 111, si deve percorrere da est la strada Provinciale n. 37. Oltrepassata la Torre di San Giovanni e, subito dopo la Pieve di San Giovanni Battista, all’altezza di un piccolo slargo, sulla sinistra si trova l’inizio del tracciato.
A monte del percorso si estende una zona piuttosto estesa ed omogenea di boschi di impianto artificiale, risultato di rimboschimenti.
Oltre ai pini si possono osservare anche altre specie introdotte dall'uomo come ad esempio la Robinia (Robinia pseudoacacia) e la mimosa (Acacia dealbata).
La vegetazione presente sul tracciato non ha dunque un particolare interesse naturalistico.
Il percorso è panoramico. Lo sguardo può spaziare dalla costa settentrionale a quella meridionale fino all'Isola di Pianosa e di Montecristo che si stagliano all'orizzonte con le loro forme così differenti.
La via è interessante dal punto di vista storico. L'uomo ha esercitato in questa zona fin dai tempi antichi attività agricole e pastorali sfruttando la presenza di aree pianeggianti, il sentiero rappresenta infatti l'accesso principale alle cosiddette Vie dei Pastori.
E' possibile utilizzare il sentiero n. 111 per individuare due percorsi ad anello.
Il primo percorso ha un tempo di percorrenza di 4 ore e 30 minuti. All'incrocio con il sentiero n. 107 si svolta a destra e si prosegue fino al Monte Perone da dove si può ritornare, tramite il sentiero n. 119 ed il sentiero n. 124, sulla strada provinciale n. 37 presso la Pieve di San Giovanni Battista a poca distanza dal punto di partenza.
Il secondo percorso ad anello è più breve, si percorre in circa 1 ora. All'incrocio con il sentiero n. 107 si svolta a sinistra e poi di nuovo a sinistra all'incrocio con il sentiero n. 124 che si segue fino alla Pieve di San Giovanni Battista da dove, con un breve tratto in salita sulla strada provinciale, si ritorna all'inizio del sentiero n. 111.
Lunghezza: 0,99 km
Tempo medio di percorrenza: 20 min
Difficoltà: livello T (turistico)
Differenza altimetrica: 48 m
Ascesa totale: 48 m
Discesa totale: 2 m
Il sentiero n. 111, breve strada sterrata adibita al servizio antincendio, collega la strada Provinciale n. 37 del Monte Perone al sentiero n. 107 in Località Piane del Canale.
Per individuare l'inizio del sentiero n. 111, si deve percorrere da est la strada Provinciale n. 37. Oltrepassata la Torre di San Giovanni e, subito dopo la Pieve di San Giovanni Battista, all’altezza di un piccolo slargo, sulla sinistra si trova l’inizio del tracciato.
A monte del percorso si estende una zona piuttosto estesa ed omogenea di boschi di impianto artificiale, risultato di rimboschimenti.
Oltre ai pini si possono osservare anche altre specie introdotte dall'uomo come ad esempio la Robinia (Robinia pseudoacacia) e la mimosa (Acacia dealbata).
La vegetazione presente sul tracciato non ha dunque un particolare interesse naturalistico.
Il percorso è panoramico. Lo sguardo può spaziare dalla costa settentrionale a quella meridionale fino all'Isola di Pianosa e di Montecristo che si stagliano all'orizzonte con le loro forme così differenti.
La via è interessante dal punto di vista storico. L'uomo ha esercitato in questa zona fin dai tempi antichi attività agricole e pastorali sfruttando la presenza di aree pianeggianti, il sentiero rappresenta infatti l'accesso principale alle cosiddette vie dei pastori.
E' possibile utilizzare il sentiero n. 111 per individuare due percorsi ad anello.
Il primo percorso ha un tempo di percorrenza di 4 ore e 30 minuti. All'incrocio con il sentiero n. 107 si svolta a destra e si prosegue fino al Monte Perone da dove si può ritornare, tramite il sentiero n. 119 ed il sentiero n. 124, sulla strada provinciale n. 37 presso la Pieve di San Giovanni Battista a poca distanza dal punto di partenza.
Il secondo percorso ad anello è più breve, si percorre in circa 1 ora. All'incrocio con il sentiero n. 107 si svolta a sinistra e poi di nuovo a sinistra all'incrocio con il sentiero n. 124 che si segue fino alla Pieve di San Giovanni Battista da dove, con un breve tratto in salita sulla strada provinciale, si ritorna all'inizio del sentiero n. 111.
Sentiero Elba n. 112
Il sentiero n. 112 si imbocca dalla strada provinciale n. 25 dell'Anello Occidentale, nel tratto tra Fetovaia e Pomonte.
Il tracciato collega il sentiero n. 126, che qui coincide con la strada, alla spiaggia de Il Giardino, conosciuta anche come spiaggia de Le Tombe, denominazione dovuta, secondo alcuni, al ritrovamento in questa zona di tombe etrusche.
Il sentiero n. 112, che corre parallelo al sentiero n. 173, conduce direttamente sulla costa.
I due tracciati terminano sulla medesima spiaggia, che ha una lunghezza di circa 1 chilometro, in due diversi punti e sono frequentati soprattutto nella stagione estiva dai bagnanti che preferiscono le spiagge poco affollate.
Proseguendo da Punta le Tombe verso est è possibile accedere ad una spiaggia più piccola, la spiaggia dell'Aliva.
Le due spiagge, particolarmente selvagge, sono costituite da bei ciottoli della verdastra serpentinite dalle mille sfumature. Si tratta di una roccia metamorfica che può essere osservata anche lungo il sentiero.
Interessante la vegetazione che si può osservare percorrendo i due sentieri.
Come si può desumere dalla presenza di terrazzamenti, le piante hanno colonizzato terreni un tempo coltivati, nonostante il suolo roccioso.
E' stata censita una particolare tipologia di Macchia Mediterranea, ben visibile all'inizio del sentiero n. 173, denominata macchia a dominanza di Rosmarino (Rosmarinus officinalis) e Cisto Marino (Cistus Monspeliensis) a cui è associata l'Erba dei Frati (Globularia alypum).
Si tratta di una macchia bassa non molto densa che si sviluppa sui versanti meridionali ad altitudini non superiori a 200 metri, con la particolarità di una prevalenza di specie termofile, adattate a vivere in un'ambiente caldo, rispetto alle specie eliofile che prediligono l'esposizione diretta alla luce solare.
Da segnalare infine la presenza sui due sentieri di alberelli di Leccio (Quercus ilex) che dimostrano la capacità di adattamento di questo specie, anche in condizioni ambientali difficili, e di diversi esemplari di Ginepro fenicio (Juniperus phoenicia), tipico dei versanti rocciosi e assolati.
Sentiero Elba n. 113
Il sentiero n. 113 collega la Zanca al bivio con il sentiero n 103, nei pressi di Marciana. Il percorso può essere diviso in due parti con tempi di percorrenza di circa 45 minuti. Dalla Zanca al bivio con il sentiero n. 114 e da qui fino a raggiungere il sentiero n. 103.
E' possibile utilizzare il sentiero n. 113 per individuare due percorsi ad anello.
Uno più lungo, prevede di svoltare a destra al bivio con il sentiero n. 103 e, oltrepassato il Santuario della Madonna del Monte, imboccare in località Serraventosa la GTE che conduce a Patresi. Da qui, utilizzando per circa 2 km la strada provinciale n. 25, si ritorna al punto di partenza.
L'altro percorso ad anello, molto più breve, utilizza, per raggiungere Patresi, il sentiero n. 114.
Il sentiero n. 113, sale in una zona un tempo caratterizzata da estesi vigneti la cui coltivazione era resa possibile da terrazzamenti, sorretti da magnifici muretti a secco, ancora ben visibili.
Passato il bivio con il sentiero n. 114 il tracciato si mantiene alla medesima quota e attraversa un castagneto da cui deriva il toponimo di quest'area detta "Campo al Castagno".
Attraversati due impluvi si incontra una breve deviazione. Si tratta del sentiero 113 A che conduce al punto panoramico dell'Uomo Masso (531 m), il cui nome deriva dalla forma antropomorfa di un grande masso granitico, un tempo sormontato da un'altra roccia più piccola, rotolata a valle a causa di un temporale nella notte tra il 16 e 17 dicembre 2004.
L'ambiente è suggestivo, i grandi massi granitici esposti agli agenti atmosferici hanno assunto forme particolari, si tratta di forme erosive del granito che hanno prodotto vere e proprie sculture naturali.
Come nel caso de L’Aquila (630 m), ubicata a sud-ovest dell'Uomo Masso, in posizione più elevata.
Una volta ritornati sul percorso principale il tracciato rimane alla medesima quota di 518 m e giunge rapidamente al bivio con il sentiero n. 103.
Sentiero Elba n. 119
Il sentiero n. 119 coincide con una strada sterrata adibita a servizio antincendio e collega Sant'Ilario alla GTE, nei pressi del Monte Perone.
Dal campo sportivo di Sant'Ilario ci si dirige verso ovest, imboccando via del Salicastro.
Al termine di un breve rettilineo il sentiero n. 119, subito prima di un ponte, si inerpica ripido sulla sinistra.
La strada principale che prosegue a destra è il sentiero n. 121, che, mantenendosi alla medesima quota, si collega anch'esso alla GTE.
Arrivati sul Monte Perone con il sentiero n. 119, è dunque possibile individuare un percorso ad anello, percorribile in circa 3 ore, svoltando a destra al bivio con la GTE. Dopo circa 2 km si trova il bivio con il sentiero n. 121 che ci riporta a Sant'Ilario.
Nel caso in cui si preferisca un itinerario circolare più breve, che eviti l'ascesa al Monte Perone, si può imboccare il sentiero n. 132 che collega la parte centrale del sentiero n. 119 alla GTE.
Il sentiero n. 119 attraversa, specie nella parte finale, un'area caratterizzata dalla presenza di boschi di impianto artificiale, risultato di rimboschimenti.
Dal percorso si può scorgere anche qualche isolato castagneto e, specie sul lato destro della prima parte del tracciato, una particolare tipologia di Macchia Mediterranea.
Si tratta di macchia a dominanza di Ginestra Spinosa (Calicotome spinosa) detta anche pruno caprino e Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Questa associazione vegetale, alta 2-3 metri, è in stretti rapporti dinamici e spaziali con le macchie basse a cisto marino di cui rappresenta uno stadio successivo di evoluzione. Una delle specie più abbondanti è la Scopa (Erica arborea).
Il sentiero n. 119, prima di giungere al Monte Perone, all’altezza di un tornante, incrocia il sentiero n. 124 e, dopo 800 m al sentiero n. 122, detto del Filo d'oro.
Sentiero Elba n. 124
Il sentiero n. 124 collega il sentiero n. 107, nelle immediate vicinanze di San Piero, al sentiero n. 119, nei pressi del Monte Perone.
Per imboccare il sentiero, partendo da San Piero, si percorre il sentiero n. 107 in salita per circa 40 minuti.
Dopo il bivio, il sentiero n. 124 continua a salire, ma con una minore pendenza.
Per un breve tratto il tracciato costeggia una pineta, subito dopo entra in un bel castagneto.
Dopo circa 40 minuti di cammino si giunge alla magnifica Pieve di San Giovanni Battista, a quota 416 m.
Il sentiero n. 124 prosegue poi innestandosi per circa 300 m in discesa sulla strada provinciale n. 37, fino al tornante dove svolta a sinistra.
Il tracciato si inoltra di nuovo in un maestoso castagneto, caratterizzato in questo caso dalla presenza di alcuni esemplare di grandi dimensioni.
Successivamente, inaspettato, in mezzo al castagneto, sulla destra del sentiero si può osservare un bosco di Leccio (Quercus ilex).
Giunti al primo dei quattro rami del fosso di San Francesco, che verranno attraversati dal percorso, è necessario prestare attenzione per non perdere il sentiero.
La via che prosegue in piana è un percorso secondario.
Il sentiero n. 124 invece prosegue, dopo aver attraversato l'impluvio, svoltando improvvisamente a sinistra e inerpicandosi in ripida salita fino ai ruderi del Romitorio di San Francesco Saverio.
Anche qui bisogna fare attenzione, ci dobbiamo lasciare i ruderi sulla destra e svoltare a sinistra inoltrandosi in una vegetazione differente dalla precedente. Si tratta di Macchia Mediterranea con prevalenza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo).
Sorpassati altri due rami del fosso di San Francesco, distanti 100 m uno dall'altro, si entra in una pineta in cui è presente un fitto sottobosco denso con Scopa (Erica arborea) e Leccio (Quercus ilex).
Anche in questo tratto il tracciato non è ben evidente.
Dopo aver costeggiato per alcuni metri la pineta il sentiero svolta a sinistra e si inerpica, inoltrandosi in salita, lateralmente alla pineta stessa, fino a sbucare in uno slargo dove il percorso diventa ampio e ben riconoscibile.
Da qui in pochi minuti, sorpassato l'ultimo impluvio caratterizzato da alcuni esemplari di Ontano Nero (Alnus glutinosa) di discrete dimensioni, si giunge al bivio con il sentiero n. 119.
Pochi metri prima del bivio, a circa 50 m dal tracciato, sulla destra si può ammirare un bel caprile addossato ad un masso di granito.
Dai ruderi del romitorio al termine del sentiero il tempo di percorrenza è di 40 minuti.
Sentiero Elba n. 125
Il sentiero n. 125 collega Chiessi con la GTE nord, presso la località Il Troppolo, nel tratto in cui la grande traversata elbana coincide con il sentiero n. 103.
Il tracciato inizia dalla strada provinciale n. 25, appena oltrepassato Chiessi in direzione Punta Nera.
Il percorso si dirige verso nord, snodandosi inizialmente parallelo al Fosso Tofonchino da un lato e dall'altro alla strada provinciale n. 25, a monte della spettacolare Punta Nera, estremità occidentale dell'Isola d'Elba.
In questo tratto il sentiero si inerpica a zig zag scalando il ripido versante, dando all’escursionista l'impressione di essere quasi sospeso sul mare.
Nonostante la pendenza del versante, un tempo questa zona era coltivata, come testimoniato dai terrazzamenti ancora presenti.
Osservando attentamente le rocce circostanti ci si renderà conto che sono diverse dal granito, comune nella zona.
Si tratta di rocce termometamorfiche originatesi quando, 7 milioni di anni fa, l'ammasso magmatico incandescente del Monte Capanne in raffreddamento trasformò con il proprio calore le rocce sedimentarie soprastanti.
Si è così formato, tutto intorno al comprensorio del Monte Capanne, quello che i geologi chiamano l'anello termometarmorfico, particolare formazione geologica oggetto di studio da parte di molti ricercatori.
Arrivati in località Pietragrossa la via, per un breve tratto, si fa meno ripida per poi iniziare di nuovo a salire fino a quota 553 m, dove si incrocia il sentiero n 176 A che conduce al Semaforo di Campo alle Serre.
La vegetazione che si può osservare lungo il sentiero n. 125 è il tipico erico-arbuteto.
Si tratta di macchia alta mista a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di specie eliofile, che prediligono cioè la diretta esposizione ai raggi solari, quali in particolare il Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Nell'ultimo tratto del tracciato, dal bivio con il sentiero n. 176 A a quello con il sentiero n. 103 e la GTE nord, si cammina spesso tra i massi granitici coperti da cuscini spinosi colorati a primavera da spettacolari fioriture gialle, si tratta della Genista (Genista desoleana), che con le sue spine a volte offre protezione ai delicati fiorellini della Viola del Capanne (Viola corsica Nyman subsp. Ilvensis).
Utilizzando il sentiero n. 125 ed un tratto del sentiero n. 103, si può seguire, in circa 4 ore e 45 minuti di cammino, un bel percorso ad anello intorno alla selvaggia valle di Chiessi.