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Mercoledì, 15 Settembre 2021 09:00

Nottuidi

I Nottuidi (famiglia Noctuidae) sono il gruppo di Macrolepidotteri più ricco al mondo e, secondo stime recenti, potrebbe comprendere fino a 100.000 specie, molte delle quali ancora da descrivere. Non meraviglia quindi che queste falene possano variare enormemente tra loro in aspetto, periodo di volo, abitudini alimentari e capacità dispersive e che raccolga tra le specie più grandi e più piccole di tutti i Macrolepidotteri. La proboscide è sviluppata nella maggior parte delle specie mentre le antenne possono avere forme diverse, anche se il tipo filiforme tende a prevalere. L’addome porta organi timpanali che hanno permesso l’evoluzione di comportamenti molto particolari per sfuggire ai pipistrelli. Volano in ogni periodo dell’anno e in ogni ambiente; le grandi capacità dispersive e l’adattabilità di alcuni gruppi a nutrirsi di svariate piante li rendono tra le falene più comuni nelle grandi e piccole isole dove possono essere trovati ovunque e in ogni stagione dell’anno. Sulle isole dell’Arcipelago Toscano sono state registrate a oggi più di 160 specie, tanto che quasi la metà delle macro-falene note per l’area appartengono a questa famiglia. Un metodo molto semplice per attrarre e osservare diverse specie di Nottuidi senza disturbarli è quello di spruzzare un po’ di aceto zuccherato su una palizzata, aspettare le prime ore dopo il tramonto e puntare una torcia, meglio se schermata con un filtro rosso, sulle aree bagnate con l’esca. Soprattutto in inverno e primavera, quando le fonti di zucchero sono meno abbondanti, i Nottudi accorrono numerosi all’aceto. Tra le diverse specie presenti sulle isole toscane alcune sono decisamente interessanti per le grandi dimensioni e la livrea molto colorata come i rappresentanti dei genere Catocala e la Ophiusa tirhaca. Le Catocala sono caratterizzate da ali superiori molto mimetiche e da ali inferiori dall’aspetto molto appariscente, generalmente dovuto a forti contrasti di nero e giallo o nero e rosso. Questo rende le Catocala quasi invisibili ai predatori finché rimangono posate ma, appena disturbate, spiccano il volo mostrando i colori delle ali posteriori. Questo contrasto visivo ha potere di distrarre i predatori per un attimo, il tempo che basta alla falena di fuggire. Nel larghissimo spettro ecologico di questa famiglia vi sono specie dalle abitudini alimentari stupefacenti. Alcune specie di un genere esistente anche in Europa (Calyptra) hanno evoluto una spiritromba dotata di particolari stiletti per perforare la pelle dei mammiferi (compreso l’uomo) e succhiarne il sangue; vengono per questo chiamate vampire-moths (falene vampiro). Un’altra specie Europea, presente anche nell’Arcipelago, si nutre allo stadio larvale di coccidi e non a caso il nome del genere è Coccidiphaga. Data la loro grande mobilità, la maggior parte dei nottuidi delle isole toscane tende ad avere un’ampia distribuzione nell’area Mediterranea e a non mostrare un particolare interesse biogeografico. È però possibile identificare un piccolo contingente di specie diffuse in altre isole Mediterranee, soprattutto Corsica e Sardegna, ma assenti, o quasi, nel vicino continente italiano.

Ophiusa tirhaca

nottuide ophiusa tirhaca dapporto 1920x1280

 

bruco Cucullia verbasci

nottuidi Cucullia verbasci dapporto 1920x1280

 

 Cucullia verbasci

Cucullia verbasci forbix 2

 

 Cucullia verbasci

Cucullia verbasci forbix 3

 

Phlogophora meticolosa

nottuide phlogophora meticolosa dapporto

Pubblicato in Falene
Mercoledì, 15 Settembre 2021 09:01

Limantridi

Ben conosciuti e spesso odiati per la loro tendenza ad attaccare in modo massiccio ogni tipo di albero e arbusto, i Limantridi sono una famiglia di falene comprendenti un numero ristretto di specie, almeno sulle isole toscane. Alcune di esse sono tra le falene più interessanti delle nostre isole. I Limantridi sono una famiglia piuttosto ricca di specie, comprendenti circa 2500 specie diffuse dal circolo polare artico fino all’equatore. Gli adulti hanno in genere dimensioni medie o piccole rispetto alla altre falene. Questa famiglia è caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale, tanto che una delle specie più comuni e diffuse ha ricevuto il nome di Lymantria dispar (dispar = diversa [tra maschi e femmine]). Oltre a essere differenti in aspetto, i due sessi differiscono anche in abitudini e mentre il maschio è molto attivo anche di giorno, le femmine sono assolutamente sedentarie e, al più, si spostano di notte. Questa specie però non rappresenta l’estrema forma di dimorfismo in questa famiglia poiché la femmina è ancora in grado di volare. Infatti in alcuni generi, le femmine hanno completamente perduto le ali, andando ad assomigliare a grossi bruchi. Le larve di Lymantria dispar si nutrono praticamente di qualunque specie di albero e arbusto decidui e in alcuni anni possono causare ingenti danni che sono stati registrati diverse volte anche all’isola d’Elba con attacchi massicci che hanno causato la completa defogliazione delle leccete. Il fenomeno ha grande impatto dal punto di vista visivo e ha destato preoccupazione nella popolazione. In genere questi attacchi sono ciclici perché, dopo ogni picco della popolazione di Limantria, le generazioni successive tendono a essere affette dalla carenza di piante ospiti e da una crescente pressione di predatori e parassitoidi che hanno approfittato della grande quantità di cibo. Sistemi di controllo di Lymantria dispar tramite irrorazione di nemici naturali come il batterio Bacillus thuringiensis vengono comunemente messe in atto. L’uso di questo batterio deve essere oculato poiché esso attacca ogni specie di lepidottero e soprattutto le specie che mostrano popolazioni più deboli possono subire gravi danni fino a estinguersi localmente. Al contrario le specie più comuni, come appunto Lymantria dispar, recuperano la loro frequenza originale pochi anni dopo la diffusione del batterio. Otto specie di Limantridi sono note per l’Arcipelago, tra queste le più interessanti sono certamente Lymantria atlantica e Orgyia rupestris (la seconda mai osservata direttamente dagli autori); entrambe presenti in Sardegna e Corsica, ma fino a oggi mai rinvenute sul continente italiano.

Lymantria dispar

limantride dapporto

Pubblicato in Falene
Mercoledì, 15 Settembre 2021 13:59

Islamia gaiteri

Chiocciola acquatica di dimensioni microscopiche, con conchiglia destrorsa, quasi planospirale, emitrasparente, color bianco sporco se calcinata, provvista di ombelico ampio e di apertura circolare con peristoma continuo, semplice, non riflesso, chiusa da un sottile opercolo corneo (H: 0.4 – 0.6 mm; D: 0.8 – 1.1 mm). La specie vive in ambiente d’acqua dolce, negli interstizi dei fondali ciottolosi o sabbiosi di acque correnti e nei pressi delle sorgenti. E’ un endemismo dell’Isola d’Elba dove si trova nelle acque sotterranee del settore centro-orientale. Questa chiocciola apparentemente non è minacciata, ma è minacciata da importanti fattori di rischio: dimensioni ridotte dell’areale, alterazione e distruzione di habitat per prelievo idrico e inquinamento di acque di falda. Un’altra specie di Islamia è presente nelle acque freatiche dell’isola di Capraia. Si tratta di un’entità recentemente scoperta e non ancora studiata.

Pubblicato in Chiocciole e lumache
Mercoledì, 15 Settembre 2021 14:06

Oxychilus pilula

Chiocciola terrestre di piccole dimensioni, con conchiglia destrorsa, subdiscoidale, opalescente, color marrone giallastro, provvista di ombelico piccolo e di apertura subcircolare con peristoma interrotto, semplice e non riflesso (H: 5 – 6 mm; D: 10 – 12 mm). Inconfondibile: uno dei più piccoli Oxychilus dell’arcipelago e l’unico con una conchiglia subdiscoidale opalescente. Specie mesofila, vivente tra il pietrame e i detriti vegetali nella macchia mediterranea. Frequente lungo i fossati e intorno alle aree abitate, negli orti e nei giardini. Oxychilus pilula è endemico dell’isola di Capraia. Specie apparentemente non minacciata, comune e diffusa su tutta l’isola di Capraia. Tuttavia, la sua limitata distribuzione rimane un chiaro fattore di rischio. Al pari di altre specie del genere, può talora emettere un forte odore di aglio, come Oxychilus oglasicola, endemico dell’Isola di Montecristo e dello scoglio La Scola, presso l’Isola di Pianosa.

Pubblicato in Chiocciole e lumache
Mercoledì, 15 Settembre 2021 14:18

Polloneriella contermina

Chiocciola terrestre di piccole dimensioni con conchiglia destrorsa, conico-trochiforme, color bianco sporco, spesso con macchie e bande brune variamente estese, provvista di ombelico molto piccolo e di apertura circolare con peristoma interrotto, ispessito internamente e appena riflesso in corrispondenza del bordo columellare e basale (H: 5 – 6 mm; D: 5 – 6 mm). Ricorda per la forma conico-trochiforme le specie del genere Trochoidea e Cochlicella conoidea. Da queste specie si distingue per la spira elevata, costituita da giri convessi, l’ ultimo dei quali arrotondato alla periferia. Specie termofila e xeroresistente, vivente nel detrito vegetale e tra le radici della vegetazione erbacea, esclusivamente lungo gli arenili sabbiosi. La distribuzione di questa chiocciola è Mediterranea occidentale. Polloneriella contermina è presente, in Italia, lungo il litorale tirrenico dalla Toscana alla Campania e in Sardegna. Nell’Arcipelago Toscano è stata trovata soltanto all’Elba. Specie globalmente non minacciata, molto rara nell’Arcipelago Toscano dove è a rischio per le ridottissime dimensioni dell’areale elbano e la distruzione e l’alterazione degli habitat dunicoli per sovrasfruttamento turistisco, realizzazione di infrastrutture e riforestazione. Polloneriella contermina è nuova per l’Arcipelago Toscano: una piccola popolazione è stata individuata all’Elba sulle dune di Lacona. Si tratta di una specie di rilevante interesse conservazionistico, essendo associata in modo esclusivo alla vegetazione erbacea delle dune sabbiose, un habitat a forte rischio di scomparsa nell’Arcipelago Toscano.

Pubblicato in Chiocciole e lumache
Mercoledì, 15 Settembre 2021 14:25

Tacheocampylaea tacheoides

Tacheocampylaea tacheoides è endemica dell’isola di Capraia. Si tratta di una Chiocciola terrestre di dimensioni medio-grandi, facilmente riconoscibile, con conchiglia destrorsa, subglobosa, color marrone olivastro tendente al violetto con tre fasce spirali scure più o meno evidenti, provvista di ombelico chiuso e di apertura ovale discendente, con peristoma interrotto, ispessito, appena riflesso, color rosato (H: 16- 21 mm; D: 27 – 33 mm). Specie moderatamente termofila, vivente tra la lettiera e il pietrame (inclusi ruderi e muri a secco) nella macchia mediterranea. Specie globalmente in pericolo. Tacheocampylaea tacheoides ha un areale limitato e popolazioni poco numerose, soggette a una forte pressione predatoria da parte del ratto nero. Altri importanti fattori di rischio sono rappresentati dagli incendi e dal prelievo a fini collezionistici e alimentari. Le prime Tacheocampylaea scoperte nell’Arcipelago Toscano, alcune conchiglie fossili trovate nelle brecce calcaree di Pianosa, vennero attribuite a una varietà di una specie vivente in Corsica. Le Tacheocampylaea viventi a Capraia, scoperte qualche anno dopo, furono invece assegnate a una specie distinta, T. tacheoides, con caratteri intermedi tra quelli delle specie corse e quelli delle specie sarde. Il problema di un moderno inquadramento delle specie di Tacheocampylaea, un genere endemico dell’area tirrenica, rimane tuttora aperto. La presenza di Tacheocampylaea a Pianosa e Capraia è di indubbio valore biogeografico e testimonia i contatti faunistici tra le isole dell’Arcipelago Toscano, la Corsica e la Sardegna.

Pubblicato in Chiocciole e lumache
Mercoledì, 15 Settembre 2021 15:18

Falco pescatore

Il Falco Pescatore (Pandion haliaetus) Rapace di dimensioni medio grandi, con ali molto lunghe, strette e alquanto appuntite. La coda in proporzione è corta e conferisce all’intera silhouette una certa somiglianza con quella del gabbiano reale. Le parti inferiori sono in gran parte bianche, ad eccezione di un indistinto collarino scuro, di una banda nera più o meno continua sul sotto ala e delle barrature di ali e coda. Superiormente è marrone screziato, ma in genere piuttosto uniforme, con la sola coda chiara barrata. Disegno del capo caratteristico, con gola candida, vertice molto chiaro e una fascia scura che dal becco, passando attraverso l’occhio e il collo, si unisce alle parti scure delle spalle. Insieme al Falco Pellegrino è tra le poche specie cosmopolite (presente cioè nella maggior parte delle regioni della Terra, segno di grande adattabilità e di successo evolutivo. Preda esclusivamente pesci. La sua presenza, pertanto, è strettamente legata agli ambienti marini, fluviali e lacustri con scarso o assente disturbo antropico, fatta eccezione durante la migrazione. Vola a lungo ispezionando la superficie dell’acqua e utilizza spesso la tecnica dello spirito santo. Cattura le sue prede lanciandosi in brevi picchiate con le zampe protese in avanti. Dopo ogni tuffo libera il piumaggio dall’acqua in eccesso con una caratteristica scrollata. Generalmente solitario, o in coppia, anche in migrazione è difficile osservare aggregazioni di più di due soggetti. Si può più facilmente avvistare nell'Arcipelago Toscano durante le migrazioni, da marzo a maggio e da settembre a ottobre. Si incontra praticamente ovunque ma in particolare nell’Elba orientale, a Capraia e nelle isole meno antropizzate come Gorgona, Pianosa e Montecristo dove sverna irregolarmente. A Capraia, da alcuni anni, una coppia è presente durante tutto l’arco dell’anno. Soggetti in dispersione inoltre possono capitare in tutte le stagioni. Esemplari di questa specie svernano anche all’Isola d’Elba. Nel corso dei campi di avvistamento rapaci realizzati da anni nelle isole si osservano Falchi Pescatori probabilmente diretti a svernare in Corsica e Sardegna e in transito verso l’Africa. Con 17 individui l’anno osservati in media, l’Isola d’Elba rappresenta senz’altro uno dei luoghi migliori in Italia per osservare questo rapace durante la migrazione post-riproduttiva. Con meno di un centinaio di coppie nidificanti distribuite tra la Corsica, isole Baleari, Algeria e Marocco, la popolazione mediterranea di falco pescatore costituisce un’entità vulnerabile sotto il profilo conservazionistico. In Italia la scomparsa di questa specie si fa risalire tra gli anni ’50 e ’60, probabilmente per la persecuzione esercitata dall’uomo. In Toscana l’ultima nidificazione documentata risaliva addirittura al 1929 sull’isola di Montecristo. Anche in Corsica il falco pescatore ha rischiato di seguire lo stesso destino, nel 1974 ne restavano infatti solo 4 coppie. Fortunatamente, l’adozione tempestiva e prolungata di efficaci strumenti di conservazione e controllo del territorio ha portato ad un recupero straordinario della specie. Attualmente la popolazione mediterranea è stimata in circa 80-90 coppie riproduttive, localizzate per lo più in Corsica, Isole Baleari, Algeria, Marocco. Proprio in Corsica, nella Riserva Naturale della Scandola, sono state messe a punto azioni per la tutela della specie, con la costruzione di grossi nidi artificiali che facilitano il processo di colonizzazione di nuove aree per arrivare fino alla trentina di coppie attualmente nidificanti. Il ritorno di questa specie è di fondamentale importanza per la ricostituzione della complessa piramide alimentare che caratterizza gli ecosistemi acquatici, di cui il falco pescatore rappresenta il vertice. Il successo dell’operazione condotta dal Parco regionale della Corsica ha creato le condizioni perché si potesse realizzare un progetto di conservazione coordinato, che interessasse anche le coste italiane. Partendo da queste riflessioni, nel 2002, prese il via il progetto di ricostituzione di una popolazione nidificante di falco pescatore nel Parco della Maremma. Nel 2006 ha avuto inizio la seconda fase del progetto, con le prime traslocazioni di giovani individui prelevati dai nidi in Corsica a 5-6 settimane d’età. Nel 2011 una coppia di falco pescatore ha nuovamente nidificato sul suolo italiano. Lo ha fatto nel Parco della Maremma, vicino alla foce del fiume Ombrone, in un’area palustre. Al progetto ha in seguito partecipato anche il Parco Nazionale mediante il posizionamento di nidi artificiali sulle isole. Nel 2021, a oltre 90 anni dall'ultima nidificazione accertata nell'Arcipelago Toscano, in uno di questi nidi una coppia ha deposto 3 uova, che purtroppo non si sono schiuse, ma fanno ben sperare per future nidificazioni sulle isole.

Pubblicato in Rapaci
Mercoledì, 15 Settembre 2021 16:11

Meira tedeschi

Si tratta di un coleottero appartenente alla famiglia dei Curculionidae. Endemismo dalle ridotte dimensioni (3 mm), si trova solo ed esclusivamente all’Isola d’Elba, limitatamente al Monte Calamita. Frequenta ambienti xerici (caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico) preferibilmente esposti a sud, in particolare gariga e macchia bassa con pietre affioranti. Vive e si riproduce nel substrato che si accumula alla base degli arbusti. Si nutre di sostanze vegetali e di detrito organico. Non si conosce molto della sua biologia; si è tuttavia potuto osservare che il numero degli esemplari attivi di una popolazione aumenta in modo sensibile durante la primavera e l’autunno per diminuire durante la diapausa estiva e nel corso dell’inverno. La diapausa è una sorta di letargo, una fase in cui l’organismo diventa spontaneamente inattivo, riducendo l’attività metabolica fino a sospendere alimentazione e movimento. E’ utilizzata da diversi organismi per il superamento di condizioni ambientali avverse (diapausa invernale o, meno frequentemente, diapausa estiva).

Meira tedeschii in natura lateral

Pubblicato in Coleotteri
Mercoledì, 15 Settembre 2021 16:12

Pseudomeira abazzii

Si tratta di un Coleottero endemico dell’Isola di Pianosa della famiglia dei Curculionidae dalle dimensioni di 3-4 mm. Si tratta di una specie incapace di volare e quindi con scarsissima capacità dispersiva (cioè di colonizzare aree vicine al luogo dove vivono) e come in tutte le specie con queste caratteristiche le popolazioni insulari tendono spesso ad evolversi in specie distinte. Vive in ambienti xerici (caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico) sottoposti ad un forte irraggiamento solare. Cresce e si sviluppa nello strato di detrito che si accumula alla base degli arbusti. Come le altre specie affini, si nutre esclusivamente di sostanze vegetali e di detrito organico. La si può trovare durante tutto l’anno ma con maggior frequenza può essere rinvenuta durante l’inizio della primavera, scuotendo le fronde basse della vegetazione o vagliando il materiale vegetale alla base degli arbusti. Questa specie, come spesso succede in molti coleotteri è in grado di riprodursi anche per partenogenesi, dando origine a piccole popolazioni di sole femmine. Alcuni esemplari trascorrono l’inverno allo stato di adulto, riprendendo la propria attività durante la primavera successiva.

Pseudomeira abbazzii

Pseudomeira abbazzii5

Pseudomeira abbazzii 3

Pseudomeira abbazzii 2

Pubblicato in Coleotteri
Mercoledì, 15 Settembre 2021 16:14

Odocnemis osellai

Si tratta di un Coleottero appartenente alla famiglia dei Tenebrionidae. Un endemismo esclusivo dell’Isola di Montecristo. Presenta un colore testaceo ed il maschio è solitamente più piccolo della femmina. Le sue dimensioni variano dagli 8 ai 12 mm e la sua biologia è pressoché conosciuta. Per affinità con la specie morfologicamente più vicina, Odocnemis ruffoi endemica dell’Isola di Marettimo, nell’Arcipelago delle Egadi (Sicilia) si può comunque ipotizzare che, come anche la maggior parte delle specie del gruppo a cui appartiene, abbia attività prevalentemente notturna e che si nutra prevalentemente di detrito organico. Resta un mistero ancora da risolvere questo tipo di distribuzione relitta di queste due specie strettamente affini su due piccole isole, tra loro così distanti. Al NatLab è esposto uno dei 9 esemplari conosciuti fino al 2020.

Odocnemis osellai male up ok

Pubblicato in Coleotteri
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