Sentiero Giglio n. 303
Il sentiero n. 303 è il più lungo tra i tracciati gestiti dal Parco Nazionale all'Isola del Giglio. Questa via attraversa il cuore dell'area protetta, la zona più selvaggia dell'isola, priva di insediamenti abitativi. Tuttavia anticamente la zona era frequentata dall'Uomo, come testimonia la presenza di reperti litologici riferibili all'era preistorica. Si parte da Piazza Gloriosa a Giglio Castello dirigendoci verso sud. Dopo circa 100 mt, il sentiero sale sulla sinistra abbandonando la strada carrabile che corre ad ovest, a quota più bassa, parallela al nostro sentiero. Il percorso si inoltra inizialmente in una pineta di pino domestico, risultato di un rimboschimento, attraversando alcuni tratti panoramici sulla valle del Molino, dove è presente una lecceta secolare. Prima che l'uomo operasse sistematici tagli boschivi tutta l'isola era ammantata da una vegetazione simile, un bosco di lecci ad alto fusto. Nella valle scorre anche un ruscello che forma alcune pozze, dove si sviluppano i girini del Discoglosso sardo, un anfibio che vive nel ristretto areale delle isole meridionali del Tirreno. Arrivati in Località Le Porte, dopo aver oltrepassato il collegamento con la strada carrabile che si dirige verso l'estremità meridionale dell'isola, il tracciato passa ad est del Poggio della Pagana che, con i suoi 496 m rappresenta la quota massima isolana. Da qui fino alla Punta del Capel Rosso si staccano dalla via principale 2 sentieri secondari verso est : il n. 306 per la Cala delle Cannelle e il n. 308 per il Poggio del Sasso Ritto e 2 verso ovest: n. 307 e n. 304 per la scogliera sud occidentale. La vegetazione dapprima rigogliosa si fa, procedendo verso sud, più rada, si vedono i massi granitici affioranti. Ovunque si possono osservare i muretti a secco utilizzati per rendere coltivabili i pendii. La maggior parte dei vigneti sono da tempo abbandonati, quelli visibili prima di scendere sul mare verso l'estremità sud, vengono ancora coltivati e producono il tipico "ansonaco". Il sentiero termina su un piccolo promontorio, stretto tra le falesie di granito ed i flutti marini delle belle Cala Saracinesca e Cala dello Schizzatoio.
Sentiero Giglio n. 302
Il breve sentiero n. 302, conosciuto come sentiero del Faraglione, si snoda per 1,2 km seguendo la costa, dall'estremità occidentale della spiaggia di Campese fino a punta Faraglione. Il percorso, della durata di circa 1 ora per andata e ritorno, inizia nella zona in cui, quando le miniere di pirite erano ancora attive, veniva caricato il minerale sulle navi. A breve distanza dalla costa sono ancora visibili i pilastri in cemento e i tralicci della teleferica utilizzata per il caricamento sulle imbarcazioni. Il tracciato entra all'interno del perimetro del Parco Nazionale e giunge in breve, dopo aver attraversato un boschetto di lecci, alla graziosa spiaggia del Pertuso. Qui le piante della macchia mediterranee si sviluppano quasi fino al mare e diffondono nell'aria il loro profumo. Dalla spiaggetta si risale la scogliera con l’aiuto di un corrimano in corda. Si raccomanda di fare molta attenzione e di proseguire solamente con calzature adatte. Il percorso diventa poi meno ripido, ma la leggera salita prosegue fino ad arrivare ad una zona di sosta attrezzata da cui si vede la Cala dei Pozzarelli. Da qui la vegetazione diventa più bassa e consente di godere dello spettacolare panorama. Il sentiero termina in un punto panoramico che offre una visione quasi completa della parte occidentale dell’isola. A nord si vede la costa dalla Baia di Campese fino alla punta del Fenaio dove si trova il faro nord dell’Isola. Ad ovest,nelle giornate limpide, l’isola di Montecristo e a sud il promontorio del Franco, ma lo spettacolo più emozionante è il Faraglione, al quale si arriva veramente molto vicino.
Percorso di Punta di Capel Rosso
Il percorso è piuttosto impegnativo ed adatto a escursionisti abituati a camminare, non tanto per il dislivello o il piano di calpestio accidentato, quanto per la lunghezza e l'esposizione ai raggi solari. Si tratta infatti di un percorso ad anello caratterizzato dalla presenza di vegetazione in prevalenza bassa. L'andata in direzione sud, della lunghezza di circa 6,5 km, è prevista sul sentiero n. 303. Per il ritorno si segue invece per circa 7,5 km la strada carrabile che dalla zona meridionale dell'isola conduce a Giglio Castello. Si tratta di una viabilità che si snoda parallela al sentiero n. 303, che poi prosegue fino all'estremità meridionale. Arrivati a Punta di Capel Rosso si torna sui propri passi, si oltrepassa la deviazione per il faro omonimo, e si imbocca dopo poco il sentiero n. 304 che coincide con una strada sterrata nei pressi della quale si può arrivare anche con i mezzi motorizzati. Dopo poco la strada diviene asfaltata. Qui il sentiero n. 304 scende verso ovest raggiungendo la costa di fronte allo Scoglio di Pietrabona, dopo aver oltrepassato alcuni vigneti. Il nostro percorso segue invece la viabilità che, pur essendo più lunga di 1 km rispetto al sentiero n. 303, si mantiene ad una quota inferiore e presenta un minore dislivello consentendo un ritorno più agevole a Giglio Castello.
Percorso Giglio Castello - Cannelle - Porto
Il percorso collega Giglio Castello a Giglio Porto passando dalla spiaggia delle Cannelle. Si parte da Piazza Gloriosa e ci si dirige verso sud seguendo via Santa Maria. Dopo circa 100 m, il sentiero sale sulla sinistra, abbandonando la strada carrabile ed attraversando una pineta. Arrivati in Località Le Porte, dopo aver oltrepassato il collegamento con la strada carrabile che si dirige verso l'estremità meridionale dell'isola, il tracciato passa ad est del Poggio della Pagana che, con i suoi 496 m rappresenta la quota massima isolana. Dopo poco si incontra il bivio con il sentiero n. 307 e più avanti quello con il sentiero n. 306 che si imbocca a sinistra in discesa. In questo tratto del percorso si possono osservare delle rocce che secondo alcuni rappresentano megaliti di epoca preistorica. Il sentiero si snoda sul crinale che divide gli impluvi che hanno dato origine alle spiagge delle Caldane e delle Cannelle dove termina il sentiero n. 306. Da qui, seguendo la via omonima per circa 1,5 km, si arriva a Giglio Porto.
Percorso Giglio Castello - Le Porte
Si tratta di un breve percorso ad anello adatto anche per una famiglia con bambini. Si parte da Piazza Gloriosa a Giglio Castello e ci si dirige verso sud seguendo via Santa Maria. Dopo circa 100 m, il sentiero n. 303 sale sulla sinistra, abbandonando la strada carrabile e attraversando successivamente una pineta dove ci si può fermare all'ombra. A breve distanza si trova la deviazione per il breve sentiero collaterale n. 303 A che conduce in un punto panoramico a quota 449 m. Da qui la visuale è splendida: subito sotto cala dell'Arenella e Giglio Porto, all'orizzonte la costa dell'Argentario, più verso sud l'Isola di Giannutri. Si prosegue in leggera discesa sul sentiero n. 303 fino a giungere in loc. Le Porte dov'era ubicata la pubblica discarica e il sentiero incrocia una strada. Siamo ai piedi del Poggio della Pagana che, con 496 m, rappresenta la quota massima dell'isola. Nella zona, in un luogo denominato Cote Ciombella, sono ubicati alcuni grandi massi granitici ravvicinati, che, secondo alcuni, sono i resti di un sito preistorico megalitico. Per ritornare indietro si imbocca la strada che scende e si collega con la viabilità che, svoltando a destra, ci riporta in breve a Giglio Castello.
Percorso dello Stagnone
Il percorso ad anello inizia dal paese di Capraia, sale sul crinale montuoso passando da Lo Stagnone e dal Monte Le Penne e ritorna, dopo aver attraversato l'ex zona carceraria, al centro abitato. Si parte da Piazza Milano, dove, passando a lato della Chiesa di San Nicola, si imbocca il sentiero n. 406. La strada in cemento, rettilinea ed in leggera salita diviene, dopo circa 700 m, sterrata ed attraversa aree aperte, particolarmente interessanti per la fioritura primaverile di rare orchidee. Intorno quota 100 m, prima di addentrarsi nella bassa macchia mediterranea, si incontrano a breve distanza uno dall’altro due bivi. Dalla strada principale si staccano infatti prima, sulla sinistra, il sentiero n. 410 per cala dello Zurletto e poi, sulla destra, il sentiero n. 406 A per il percorso botanico. Dal sentiero n. 406 A, poco dopo il bivio, si diparte inoltre il sentiero n. 414 che punta dritto sulla massima pendenza Lo Stagnone. Rispetto al nostro percorso questo tracciato consente di arrivare più rapidamente a Lo Stagnone anche se con maggiore fatica. La via segue il Vado del Porto, l'ampia vallata centrale dell’isola, incisa da un piccolo ruscello temporaneo, segnato in estate sul fondo da un nastro rosa di oleandri spontanei. "Vado" è il termine con il quale vengono denominati localmente i torrenti delle valli principali. Proseguiamo dunque sul tracciato storico. Il sentiero n. 406 termina dopo poche centinaia di metri, in Località il Piano, in corrispondenza di un bivio, dove si origina sulla destra il sentiero n. 405 che imboccheremo e sulla sinistra il sentiero n. 409 che conduce alla Pieve di Santo Stefano e poi alla Cala del Ceppo. Poco prima del bivio un breve sentiero sulla destra, percorribile in 5 minuti, si inoltra nella vegetazione e consente di osservare una decina di interessanti manufatti. Si tratta dei palmenti delle Tigghielle, vasche scavate nella roccia utilizzate per la produzione del vino probabilmente almeno fin da XVI secolo. La mulattiera lastricata prosegue in salita facendosi piuttosto ripida fino a quando, in località Gli Stagnoli spiana nuovamente. Nel tratto pianeggiante occorre fare attenzione al bivio con il sentiero n. 402 che imbocchiamo in salita a destra dirigendosi verso nord, dopo pochi minuti di cammino inizia la discesa che raggiunge la sella tra il Monte Cancelle e il Monte Forcone, nota appunto come "Sella dell'Acciatore". Qui troviamo una tipica steppa ad asfodeli che si apre ad anfiteatro verso il mare. Si tratta dell'unica associazione vegetale che resiste ai forti venti occidentali che s'incanalano in questa gola. Imbocchiamo a sinistra il breve sentiero n. 402A per affacciarci sulla falesia a picco e godere del panorama sulla Corsica. Tornati sui nostri passi e ripreso il tracciato principale, si sale di nuovo giungendo ad un' ampia zona leggermente depressa, dove il ristagno d'acqua favorisce lo sviluppo di pratelli umidi e quindi, dopo poco, si giunge al laghetto naturale chiamato Lo Stagnone, un habitat di fondamentale importanza per la sosta dei migratori che giungono dall'Africa a primavera. Il laghetto è stato oggetto qualche anno fa di un impegnativo progetto di rinaturalizzazione delle sponde tramite eradicazione di specie vegetali palustri invasive non originarie dell’isola, minaccia per la conservazione di questo prezioso habitat. Si riprende il cammino costeggiando la riva orientale de Lo Stagnone. Il sentiero passa a mezza costa del Monte Forcone e si dirige verso il Monte Le Penne che si eleva in lontananza di fronte a noi con meravigliosi panorami sul mare. In breve tempo, avvolti da un aroma intenso di rosmarino, si guadagna la terrazza panoramica che, appena fuori sentiero, si apre sotto le creste rocciose del Monte Le Penne (419 m s.l.m.). La sosta è d’obbligo per ammirare il vasto e mozzafiato panorama sulla costa dell’isola, sul mare, sulle isole attorno. Si ritorna quindi sul sentiero n. 402 dove, in corrispondenza di uno scollo, è possibile una deviazione sul sentiero n. 415 A che raggiunge la cima del Monte Castello e si ricollega di nuovo, con un breve tratto del sentiero n. 415, al nostro percorso sul sentiero n. 402. Il tracciato scende fino a superare l’antico muro che segnava il confine della Colonia Penale Agricola ed innestarsi nella strada sterrata di servizio alla località Lavanderia Vecchia. La strada sterrata, ora pianeggiante, raggiunge la località Ovile, una delle diramazioni della Ex Colonia penale Agricola, da dove con ampi tornanti, comincia a scendere attraversando la diramazione Portovecchio e la diramazione Aghiale. Superato l’arco che ci consente si uscire ‘ufficialmente’ dalla ex area detentiva, la strada prosegue fino a raggiungere il porto presso la Chiesa di Santa Maria Assunta, dalla quale in pochi minuti si ritorna al paese.
Percorso dello Zenobito
Questo percorso ad anello consente di esplorare la parte centro-meridionale dell'isola fino alla Piana dello Zenobito, affacciata su Cala Rossa, uno dei luoghi più spettacolari dell'Arcipelago Toscano. Si parte da Piazza Milano, dove, passando a lato della Chiesa di San Nicola, si imbocca il sentiero n. 406. La strada in cemento, rettilinea ed in leggera salita diviene, dopo circa 700 m, sterrata ed attraversa aree aperte, particolarmente interessanti per la fioritura primaverile di rare orchidee. Intorno quota 100 m, prima di addentrarsi nella bassa macchia mediterranea, si incontrano a breve distanza uno dall’altro due bivi. Dalla strada principale si staccano infatti prima, sulla sinistra, il sentiero n. 410 per cala dello Zurletto e poi, sulla destra, il sentiero n. 406 A per il percorso botanico. Lo sguardo abbraccia l'ampia vallata centrale dell’isola, incisa da un piccolo ruscello temporaneo, il Vado del Porto, in estate segnato sul fondo da un nastro rosa di oleandri spontanei. "Vado" è il termine con il quale vengono denominati localmente i torrenti delle valli principali. In circa 30 minuti si giunge al bivio in località Il Piano. Poco prima, sulla destra, un breve sentiero percorribile in 5 minuti inoltrandosi nella vegetazione consente di osservare una decina di interessanti manufatti. Si tratta dei palmenti delle Tigghielle, vasche scavate nella roccia utilizzate per la produzione del vino probabilmente almeno fin da XVI secolo Abbandonato il sentiero n. 406 si prosegue a destra in salita sul sentiero n. 405, costituito da una vecchia mulattiera militare lastricata utilizzando un'ingegnosa tecnica di sopraelevazione. Questa tecnica, molto usata per le strade militari costruite su territori rocciosi o di montagna, ha consentito in passato di risolvere il problema di faticosi sbancamenti dannosi, tra l'altro, per l'assetto idrogeologico. La strada militare era a servizio della postazione di avvistamento del Monte Arpagna e dei relativi alloggi, costruiti dalla Marina Militare nel 1924 e dismessi nel 1956. Il piano di calpestio non è perfettamente livellato, pertanto è necessario prestare attenzione. La mulattiera si fa ripida, ma l’alta vegetazione di macchia-foresta crea un suggestivo tunnel ombroso, utile in particolar modo nella stagione primaverile, per effettuare una sosta al riparo dai caldi raggi solari. In località Stagnoli, dove la mulattiera spiana, termina il sentiero n. 405 e si originano i sentieri n. 402 che svolta a destra e si dirige a nord verso Lo Stragnone ed il sentiero n. 404 che imbocchiamo proseguendo dritti in leggera salita. Dopo essere passati tra i monti Pontica e Dell'Albero, immersi nella macchia a cisto marino, erica e corbezzolo, si incontra il sentiero n. 413 E che scende a sinistra nella parte alta della verde vallata del Vado della Carbicina per poi ricongiungersi con il tracciato diretto alla Piana dello Zenobito. Il nostro percorso continua dritto pianeggiante. In questo tratto la strada rialzata ci dà maggiori possibilità di avvistare qualcuno di quei piccoli uccelli elusivi che abitano questo tipo di vegetazione come la magnanina, l'occhiocotto o la più rara magnanina sarda. Dopo poco si possono osservare gli edifici dove alloggiava la guarnigione addetta alla postazione semaforica: i ruderi dell’Alloggio del Capitano e più avanti il più grande Alloggio dei Marinai (o Case Colombaie). Quest'ultimo è visibile alla sinistra del sentiero, in corrispondenza del bivio con il sentiero n. 411 che conduce al piccolo semaforo di Punta del Trattoio, estremità orientale dell'isola. Qui termina il sentiero n. 404 e origina il sentiero n. 403 che in pochi minuti di cammino, sfruttando una breve deviazione, ci permette di guadagnare la vetta del Monte Arpagna (410 m s.l.m.), da cui si può godere di un magnifico panorama. Si capisce immediatamente perché questo luogo fu scelto dalla Marina Militare per controllare, con un potente cannocchiale montato su rotaie, il traffico marittimo nel Canale di Corsica e dunque le acque territoriali tra Italia e Francia: lo sguardo spazia libero a 360°. Della struttura semaforica non resta se non la suggestiva struttura metallica. Dopo la sosta si ritorna sul sentiero n. 403 e si comincia a scendere verso la Piana dello Zenobito. Il sentiero in questo tratto è in forte pendenza e su tratti rocciosi ove occorre fare attenzione agli ‘ometti’ che indicano la traccia da seguire. Superati il quadrivio con i sentieri n. 413 W e 413 E e più a sud il bivio con il sentiero n. 401 che imboccheremo dopo, si raggiunge la zona pianeggiante chiamata ‘Piana dello Zenobito’: una profumatissima gariga ad Elicriso, che in primavera si trasforma in un tappeto d'oro fiorito. Attraversando la zona pianeggiante, ove occorre fare attenzione alla segnaletica e agli ‘ometti’ di pietra, si apre la magnifica visione di Cala Rossa caratterizzata dal netto contrasto di colori tra le rocce rosso vivo e grigio chiaro. Si tratta di una rara emergenza naturalistica che consente di osservare la sezione del più piccolo e recente vulcano di Capraia, quello dello Zenobito. A completare il quadro di un luogo particolarmente affascinante è la cinquecentesca Torre dello Zenobito. L’itinerario impone di ritornare sui propri passi fino al bivio con il sentiero n. 401 che si imbocca a destra. Il tracciato procede per saliscendi attraversando il fosso dei Porcili e il Vado della Carbicina dove si incrocia il sentiero n. 401 A scende al mare nella cala omonima. Passando sopra la Punta del Patello, guardando verso nord, saranno visibili in lontananza i vigneti che occupano la località Il Piano. Continuando sul sentiero n. 401 si oltrepassano gli impluvi del Vado del Casalino e del Fosso dell’Albero, subito dopo il quale si trova il bivio con il sentiero n. 409 per Cala del Ceppo: si prosegue in direzione Pieve di Santo Stefano Protomartire/Paese. Il sentiero passa davanti alla piccola Pieve (nascosta tra la vegetazione a destra del sentiero) e si immette, svoltando a sinistra, nella stradella che a sua volta (svoltando a destra al bivio) immette nella strada sterrata che in pochi metri incrocia il bivio incontrato all’andata per il Monte Arpagna e che ci riporta, proseguendo a dritto nuovamente sul sentiero n. 406, in paese.
Percorso di Cala del Ceppo
Il tracciato unisce il paese di Capraia a Cala del Ceppo, sulla costa sud-orientale dell’isola. Si tratta di uno dei pochi tratti di costa raggiungibile a piedi, delimitato a sud da Punta del Patello ed a nord da Punta della Civitata. Quest'ultima segna il limite di una delle aree a mare inserite nell'area marina protetta gestite dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano. La cala veniva utilizzata in epoca romana e medioevale come approdo dagli abitanti insediati in località Il Piano, subito sopra la baia. Si parte da Piazza Milano, dove, passando a lato della Chiesa di San Nicola, si imbocca il sentiero n. 406. La strada in cemento, rettilinea ed in leggera salita diviene, dopo circa 700 m, sterrata ed attraversa aree aperte, particolarmente interessanti per la fioritura primaverile di rare orchidee. Intorno quota 100 m, prima di addentrarsi nella bassa macchia mediterranea, si incontrano a breve distanza uno dall’altro due bivi. Dalla strada principale si staccano infatti prima, sulla sinistra, il sentiero n. 410 per cala dello Zurletto e poi, sulla destra, il sentiero n. 406 A per il percorso botanico. Lo sguardo abbraccia l'ampia vallata centrale dell’isola, incisa da un piccolo ruscello temporaneo, il Vado del Porto, in estate segnato sul fondo da un nastro rosa di oleandri spontanei. "Vado" è il termine con il quale vengono denominati localmente i torrenti delle valli principali. Il sentiero n. 406 termina dopo poche centinaia di metri, in Località il Piano, in corrispondenza di un bivio, dove si origina sulla destra il sentiero n. 405 che conduce verso Lo Stagnone e Monte Arpagna e sulla sinistra il sentiero n. 409 per Cala del Ceppo. Poco prima del bivio un breve sentiero percorribile in 5 minuti si inoltra nella vegetazione e consente di osservare una decina di interessanti manufatti. Si tratta dei palmenti delle Tigghielle, vasche scavate nella roccia utilizzate per la produzione del vino probabilmente almeno fin da XVI secolo. Imboccato il sentiero n. 409 per Cala del Ceppo è necessario fare attenzione: dopo circa 60 metri si deve prendere il sentiero a destra che, in leggera discesa, conduce alla pieve romanica di Santo Stefano Protomartire. Passati davanti alla Pieve (che rimane nascosta nella vegetazione di olivi e arbusti alla nostra sinistra), dopo pochi minuti di cammino costeggiando i vigneti dell'Azienda Agricola La Piana si incontra il bivio con il sentiero n. 401 per la Piana dello Zenobito. Ci dirigiamo a sinistra mantenendoci sul sentiero n. 409. Superata una serie di saliscendi su fondo irregolare, il sentiero scende decisamente in corrispondenza dell’attraversamento di alcuni terrazzamenti dove è presente una macchia alta mediterranea, con belle piante di erica e corbezzolo. La discesa fino alla costa è breve ma piuttosto ripida e sono presenti alcuni passaggi su fondo sdrucciolevole e roccette affioranti: per affrontarla è necessario essere equipaggiati con calzature adeguate (scarponcini da trekking). Specialmente coloro che non sono abituati a praticare trekking, devono prestare particolare attenzione ai passaggi che possono risultare un po' difficoltosi. La fatica è ripagata dalla bellezza della spiaggia di scogli levigati e dai colori del mare particolarmente limpido. Se si è nella bella stagione e si decide di fare un bagno non dimenticate la maschera subacquea per poter ammirare il fondale di scoglio e sabbia e gli organismi marini che vi si possono scoprire. Questo percorso è uno dei pochi che consente di esplorare la costa senza dover utilizzare un'imbarcazione. Per il ritorno al paese si percorre il medesimo tracciato dell'andata.
Percorso di Cala dello Zurletto
Il percorso conduce, in circa 20 minuti, dal paese alla Cala dello Zurletto, sulla costa orientale dell'isola. Gli Asfodeli dalle spettacolari fioriture, presenti in questa zona, hanno ispirato il nome della cala: localmente questa pianta è infatti chiamata "Zurletto". Il nostro itinerario permette di raggiungere una bella insenatura adatta anche alla balneazione. Il percorso inizia dall'eliporto: seguendo la strada sterrata (segnalata con il sentiero n. 410) che fiancheggia la struttura del campo sportivo e sale in direzione sud. In prossimità di alcune piante di pino la strada comincia a scendere e diventa sentiero corredato di staccionata che costeggia la piccola insenatura della Cala dello Zurletto. Lasciamo il sentiero n. 410 in corrispondenza del bivio che permette di seguire il cosiddetto Sentiero del Reganico: proseguiamo a camminare lungo il sentiero n. 410A che, dotato di staccionata, segue la costa. Il sentiero si fa piuttosto ripido in discesa, con scalini irregolari e tratti in terra battuta. Una bella terrazza con tavolo e panche invita a una sosta a metà percorso, permettendo di godere dello splendido panorama. Arrivati alla Cala dello Zurletto occorre fare attenzione per l’accesso al mare, caratterizzato da scogli. L’insenatura è incantevole: uno spicchio di cristallino mare verde smeraldo incastonato tra le scure rocce vulcaniche. Per ritornare al paese si fa lo stesso percorso dell'andata.
Percorso della Torre della Regina
Il percorso collega il Porto alla Torre della Regina, nota anche con il nome di Torre delle Barbici, nei pressi di Punta della Teglia, estremità settentrionale dell'Isola. Si parte dalla Chiesa di Santa Maria Assunta ubicata sul porto, proprio all'inizio della strada che, con ampi tornanti, sale nell'ex zona carceraria. La strada è segnata sulle mappe come sentiero n. 402. La Colonia Agricola Penale successivamente trasformata in Casa di Lavoro all’Aperto e quindi in Casa di Reclusione, fu istituita nel 1873 e dismessa nel 1986. Era suddivisa in più complessi edilizi chiamati diramazioni, strutturate per l’accoglienza dei detenuti, degli agenti e le attività principali cui ciascuna diramazione era destinata. Percorrendo la strada si supera l’arco ufficiale di ingresso alla Colonia arrivamdo alla prima diramazione de L'Aghiale. Continuando lungo la strada principale, che dopo un paio di tornanti comincia a spianare, si arriva ad un piccolo boschetto di lecci e sughere, da dove si può godere di una splendida veduta sul porto e il paese di Capraia. Si giunge in prossimità di un grande magazzino un tempo utilizzato per i foraggi destinati alle vacche della vicina stalla. Siamo presso la diramazione Portovecchio. Qui sono stati realizzati, dopo decenni di tentativi vani, i primi interventi di recupero del notevole patrimonio edilizio del carcere che versa ormai in totale stato di abbandono. In questa zona si trova infatti l'agriturismo Valle di Portovecchio e la cantina dell'Azienda Agricola biologica La Piana. La strada si biforca: a sinistra il sentiero n. 402 prosegue in salita verso la diramazione de L’Ovile, il nostro percorso prevede di mantenere la destra in discesa si imboccando il sentiero n. 412 che passa proprio davanti all’ Agriturismo Valle di Portovecchio e quindi alla Cantina La Piana. Da qui inizia il tracciato che corre alto parallelo alla costa e permette di raggiungere la Punta della Teglia con spettacolari scorci panoramici sulla Cala di Porto Vecchio, dove sono ubicate le vasche per l'allevamento del pesce, sul Monte Capo e sulla Cala della Mortola. Oltrepassato il Fosso di Porto Vecchio, raggiunto il crinale del Monte Capo, si lascia il sentiero n. 412 per il semaforo omonimo e, risalendo il crinale per una cinquantina di metri, si imbocca a destra il sentiero n. 408 che con dei saliscendi attraversa i due impluvi che sfociano nella Cala della Mortola. Il percorso giunge infine nelle vicinannze di Punta della Teglia, dove è visibile la diruta Torre della Regina. In questa zona già dalla fine di aprile si può ammirare lo splendido fiore candido del giglio di mare illirico, endemismo sardo-corso presente esclusivamente in poche isole toscane, Sardegna e Corsica. La Torre della Regina, nota anche con il nome di Torre delle Barbici, è una delle 4 torri costiere edificate sull'isola di cui due sono posizionate alle due estremità nord e sud dell'isola (Torre della Regina e Torre dello Zenobito). Questa torre è l'unica a base quadrata dell'isola ed è particolarmente affascinante forse anche per l'aspetto diroccato. Fu costruita nel 1699 dai Genovesi per controllare le incursioni nemiche dei Corsari. Per ritornare al porto si fa a ritroso il percorso dell'andata.