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Sentiero Elba n. 130

  • Partenza:

    bivio sentiero n. 107

  • Arrivo: bivio gte sud
  • Tempo medio: 1 ora e 30 min.
  • Lunghezza: 3 km
  • Difficoltà sentiero: E
  • Dislivello in salita: 53 m
  • Ubicazione: Elba Occidentale
  • Panoramico: ●●●●●
  • Pianeggiante: ●●●●○
  • Ombreggiato: ○○○○○

Il sentiero n. 130 collega il sentiero n. 107, presso le Piane del Canale, alla GTE sud, presso il Colle della Grottaccia.
Il tracciato si snoda in direzione est-ovest mantenendosi intorno alla medesima quota, tra 500-600 m di altitudine e corre parallelo al sentiero n. 135 che si mantiene più basso, intorno a quota 300-400 m.
Questi due itinerari sono collegati ad est dal sentiero n. 107 e ad ovest da un breve tratto di GTE sud e dal sentiero n. 108, consentendo all'escursionista di poter disegnare, in circa 3.30 ore di cammino un interessante percorso ad anello.
Il sentiero n. 130 rappresenta una delle Vie dei Pastori.
Il tracciato segue una carrareccia per un breve tratto e, dopo aver superato un impluvio ove è ubicata una vasca antincendio, si inerpica sulla destra abbandonando la via più larga che dopo pochi metri giunge a Pietra murata, affascinante punto panoramico caratterizzato da un enorme masso di granito.
Ripreso il percorso principale si giunge ad un caprile.
Da qui, camminando per circa 1 km si arriva, dopo aver attraversato il Fosso di Malocci, ai due bei caprili delle Macinelle, posizionati in un punto panoramico.
Il percorso prosegue attraversando il Fosso dell'Inferno fino ad un quadrivio, nei pressi del Colle della Grottaccia, dove il sentiero n. 130 prosegue innestandosi nel sentiero n. 109 che si “tuffa” nella rigogliosa Valle di Pomonte.
Da questo incrocio passa la GTE sud che scende dal crinale puntando verso sud-ovest.
Il sentiero n. 130 consente di osservare la più diffusa tipologia di Macchia Mediterranea presente sull'isola.
Si tratta dei cosiddetti erico-arbuteti, macchie alte miste a dominanza di Scopa (Erica arborea) e Corbezzolo (Arbutus unedo) con una rilevante presenza di specie eliofile, che prediligono cioè la diretta esposizione ai raggi solari, quali in particolare il Cisto Marino (Cistus monspeliensis).
Laddove il tracciato attraversa dei piccoli impluvi si trovano piante igrofile che necessitano della presenza più o meno costante di acqua superficiale come nel caso delle felci.

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