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Ubicazione

Difficoltà sentiero

Venerdì, 17 Settembre 2021 19:04

Ontano nero

L'Ontano nero (Alnus glutinosa) è un albero con fogliame deciduo (le foglie non sono presenti nella stagione invernale) alto fino a 20-30 m in condizioni favorevoli, altrimenti si sviluppa anche in forma arbustiva. Ha tronco eretto, ramificazione rada ed espansa che forma una chioma ampia e conica. La corteccia bruna e rugosa si fessura in scaglie sottili e verticali con l'età. Foglie irregolarmente dentate ai margini, hanno color verde scuro superiormente e più chiaro sotto. La fioritura si ha nel periodo febbraio-aprile. I frutti sono piccole pigne ovali legnose, lunghe circa 2 cm, che a maturazione liberano dei semi alati. Pur non essendo un albero tipico della Macchia mediterranea all'Elba è comune lungo i fossi ricchi d'acqua. Costituisce le cosiddette formazioni riparie lineari di ontano nero. La zona ripariale è l'interfaccia tra la terra e un corpo acqueo che scorre in superficie. Tali formazioni caratterizzano i valloni che solcano il massiccio del Monte Capanne; sono di notevole estensione quelli presenti nella valle di Pomonte, sui versanti sud-occidentali, e lungo la valle della Nivera, sui versanti nord-orientali. Sono presenti anche lungo il Fosso dell'Inferno nella Vallebuia, presso Seccheto. Queste associazioni vegetali tendono a svilupparsi nelle parti meno elevate dei valloni, dove la pendenza diminuisce, e si spingono verso il basso fino a 50-100 m di altitudine. Il sottobosco di questi ontaneti è caratterizzato da specie igrofile (che necessitano di grandi quantità di acqua) come Osmunda regalis, Carex microcarpa e Carex remota che i botanici hanno utilizzato per descrivere una nuova associazione chiamata Carici microcarpae-alnetum glutinosae.

Pubblicato in Montagna elbana
Sabato, 18 Settembre 2021 10:31

Tursiope

Il Tursiope (Tursiops truncatus) E’ il più robusto dei delfini, dalla lunghezza fino a 3 metri ed un peso fino a 300 chili, ma talvolta può raggiungere i 400 chili e lunghezze di 4 metri; presenta un corpo possente e muscoloso, un rostro corto e tozzo e la fronte, il melone, ben sviluppata. La pinna dorsale è alta e falcata, in posizione mediana sul dorso. Le pinne pettorali sono corte e sottili. Presenta una colorazione grigia uniforme tendente al nero o marrone scuro. Il ventre è più chiaro, bianco e talvolta rosato. E’ il delfino più conosciuto per il suo comportamento socievole e le sue doti acrobatiche. E’ specie cosmopolita e il più diffuso nei mari italiani dove si incontra soprattutto nelle zone costiere. Nonostante il corpo più tozzo può raggiungere e superare i 30 km/h e compiere straordinarie evoluzioni. Le sue apnee medie durano circa 8 minuti e può raggiungere profondità oltre i 500 metri. Si nutre in genere di pesce azzurro ma può adattare la sua dieta in base alle prede più disponibili, come altre specie ittiche, cefalopodi e addirittura crostacei. E’ il delfino che troviamo in genere nei delfinari in quanto l’unico che sopporta bene la cattività. Di seguito le caratteristiche biologiche. Sottordine: Odontoceti. Lunghezza massima: 3,2 m femmina, 3,3 m maschio. Peso massimo: 400 kg. Longevità: 30 anni. Maturità sessuale: 10 anni femmina, 13 anni maschio. Periodo di gestazione: 12 mesi. Intervallo di gestazione: 3-4 anni. Lunghezza alla nascita: 1 m. Svezzamento: 12-18 mesi. Durata immersione: 8-12 min. Profondità immersione: 600 m. Velocità massima: 30 km/h.

Pubblicato in Balene e delfini
Sabato, 18 Settembre 2021 10:35

Stenella

La Stenella striata (Stenella Coeruleoalba) presenta la protuberanza frontale marcata e un rostro più corto rispetto al delfino comune. La pinna dorsale è piccola, ben evidente, triangolare e falcata. Le pinne pettorali sono corte, appuntite e falciformi. La pinna caudale ha il bordo posteriore concavo con depressione centrale marcata. Importante carattere per l’identificazione è la sua particolare livrea, che presenta una colorazione grigia scura bluastra sul dorso, e fianchi grigi, ventre bianco con caratteristiche striature che vanno dall’occhio fino all’origine della pinna pettorale e dall’occhio fino alla parte bassa dei fianchi. Una terza striatura può trovarsi in mezzo alle due già descritte. E’ forse il delfinide più conosciuto per la sua curiosità e tendenza ad avvicinarsi alle imbarcazioni. Interagisce a lungo con i natanti, tanto da stupire quanti si trovano ad osservare lo spettacolo per le sue straordinarie capacità natatorie; è infatti uno dei cetacei più agili, acrobatici e veloci nuotando con velocità fino 50 km/h. Si immerge fino ad alcune centinaia di metri con apnee fino a 10 minuti. E’ specie cosmopolita distribuita nelle acque temperate e tropicali di tutto il mondo, abbondante nel Mediterraneo con abitudini pelagiche (si tratta cioè di specie tipiche del mare aperto), raramente si trova in prossimità della costa. Ha un’alimentazione varia cibandosi di pesci, calamari e crostacei. Le stenelle sono fortemente gregarie e si osservano in gruppi numerosi. Di seguito le caratteristiche biologiche. Sottordine: Odontoceti. Lunghezza massima: 2,7 m. Peso massimo: 156 kg. Longevità: 57 anni. Maturità sessuale: 9 anni. Periodo di gestazione: 12 mesi. Lunghezza alla nascita: 80 cm. Peso alla nascita: 11 kg. Svezzamento: 12-24 mesi. Durata immersione: 8-10 min. Profondità immersione: 200-700 m. Velocità massima: 45-50 km/h

Pubblicato in Balene e delfini
Sabato, 18 Settembre 2021 10:40

Capodoglio

Nel Capodoglio (Physeter catodon) il maschio di solito raggiunge dimensioni maggiori crescendo fino a 20 metri con un peso di 60 tonnellate. La femmina invece arriva a 11-12 metri e un peso di 18 tonnellate. La sua forma è inconfondibile con l’enorme testa che arriva a quasi un terzo dell’intera dimensione del corpo. Presenta un unico sfiatatoio sull’estremità del capo, leggermente spostato a sinistra. Il suo colore va dal nero al grigio scuro. Non ha una vera e propria pinna dorsale, ma piuttosto una vistosa gobba. Ha un nuoto lento che però può raggiungere punte di 15 nodi se l’animale viene disturbato. È caratteristico l’innalzarsi della coda sull’acqua prima delle immersioni profonde, cosa che avviene raramente durante le fasi d’immersione delle balenottere. Le sue immersioni possono durare da 20 minuti a 2 ore: durante le apnee più lunghe i capodogli possono raggiungere le incredibili profondità di oltre 2000 metri. In emersione il suo spruzzo inclinato in avanti può arrivare a 7 metri di lunghezza. Munito di robusti denti si nutre principalmente dei grandi calamari che vivono in profondità. Alla nascita i piccoli misurano 4 metri per una tonnellata di peso. È’ specie gregaria che vive per lo più in gruppi guidati da un maschio. Cosmopolita (cioè una specie distribuita in tutti i mari per la sua adattabilità alle diverse condizioni ambientali), può essere incontrata in tutti i mari del mondo. È il più grande odontoceto del Mediterraneo. È presente nei mari italiani e nel Santuario dei Cetacei Pelagos, anche se non comune. Di seguito le caratteristiche biologiche. Sottordine: Odontoceti. Lunghezza massima: 12,5 m femmina, 18-20 m maschio. Peso massimo: 60 t. Longevità: 60-70 anni. Maturità sessuale: 7-13 anni femmina, 18-21 anni maschio. Periodo di gestazione: 14-15 mesi. Lunghezza alla nascita: 3,5-4 m. Peso alla nascita: 800 kg-1 t. Svezzamento: 1-3 anni. Durata immersione: 120 min. Profondità immersione: 2000 m. Velocità massima: 30 km/h.

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Sabato, 18 Settembre 2021 10:43

Balenottera comune

La Balenottera comune (Balaenoptera physalus) può raggiungere i 24 metri di lunghezza ed il peso di 80 tonnellate. Le femmine risultano leggermente più grandi dei maschi. Ha un corpo affusolato, con una testa triangolare e uno sfiatatoio (le narici con cui i cetacei effettuano la respirazione, posti sulla sommità del capo) con due orifizi. Presenta una pinna dorsale abbastanza piccola, se rapportata alle sue grandi dimensioni, situata più vicino alla coda. La colorazione del dorso può andare dal nero al grigio scuro, con leggere ed irregolari striature e sfumature; la parte inferiore del corpo è biancastra. Le balenottere mostrano un'asimmetria nella colorazione della mandibola, che risulta bianca sul lato destro mentre sul lato sinistro è del colore del dorso. Sulla sua grande gola sono presenti da 70 a 100 solchi longitudinali. La velocità di questi animali può raggiungere i 20 nodi in situazioni di pericolo o se l’animale viene disturbato. Emergendo, in fase di respirazione innalza uno spruzzo d’acqua verticale fino a 6 m. Le sue apnee hanno una durata variabile da 6 a 30 minuti, raggiungendo i 400 metri di profondità. I piccoli alla nascita sono lunghi dai 5 ai 6 metri con un peso di circa 2 tonnellate. L’alimentazione è costituita prevalentemente dal krill (è il piccolo gamberetto Meganyctiphanes norvegica che in grandi banchi costituisce il cibo preferito delle balene) e dai banchi degli avannotti di pesce azzurro. È possibile osservarla nuotare isolata o in coppia, mentre sono più rari gli incontri con gruppi numerosi. Recenti studi hanno stabilito che le balenottere comuni mediterranee appartengono ad un gruppo geneticamente distinto da quelle dell’Oceano Atlantico. E’ il più grande cetaceo del Mediterraneo ed il secondo animale per dimensioni sul nostro pianeta, dopo la balenottera azzurra. Di seguito le caratteristiche biologiche. Sottordine: Misticeti. Lunghezza massima: 24 m femmina, 22 m maschio. Peso massimo: 80 t. Longevità: 90 anni. Maturità sessuale: 8-12 anni. Periodo di gestazione: 10-11 mesi. Lunghezza alla nascita: 6 m. Peso alla nascita: 2 t. Svezzamento: 6-7 mesi. Durata immersione: 6-30 min. Profondità immersione: 400 m. Velocità massima: 37 km/h.

Pubblicato in Balene e delfini
Sabato, 18 Settembre 2021 12:55

Gabbiano corso

Tra gli animali presenti nell'Arcipelago Toscano senza dubbio il Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) è tra quelli che necessitano di maggiore protezione vista il numero ridotto di individui. Anche per questo motivo è protagonista del logo del Parco Nazionale. Come tutti i gabbiani ha un piumaggio bruno da giovane e bianco da adulto. L'adulto si riconosce soprattutto per il becco rosso corallo, per l'occhio scuro e per le zampe grigie a differenza del Gabbiano reale, che è leggermente più grande, e ha becco, zampe e occhi gialli. Il battito alare è particolarmente agile ed elegante. Pesca in mare aperto soprattutto di notte, ma anche di giorno, volando a pelo d'acqua sui banchi di sardine. Sfrutta talvolta i pescherecci, cibandosi dello scarto di pesca. La voce è decisamente sottotono, fa pensare ad un Gabbiano reale con la raucedine, con note cacofoniche che sono un misto di versi da oca e da somaro. E' presente nell'Arcipelago Toscano solamente durante la nidificazione, da aprile a luglio, spostandosi d'inverno lungo le coste dell'Africa nord-occidentale. La specie è classificata come “quasi minacciata” nella lista rossa IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), la lista delle specie a rischio di estinzione del mondo. In Italia sono stimate alcune centinaia di coppie nidificanti. Le aree con maggiore presenza sono la Sardegna e l'Arcipelago Toscano. Il Gabbiano corso presenta uno spiccato dinamismo delle colonie delle coppie nidificanti che possono cambiare posizione di anno in anno o possono dividersi in gruppi di nidificazione posti in differenti parti della stessa isola. Per questo motivo le attività di monitoraggio risultano fondamentale per individuare le colonie ed emettere apposite ordinanze di interdizione all'area fino al termine della nidificazione. Le isole in cui si sono insediate le colonie nel periodo 2013-2020 sono Pianosa con un massimo di 100 coppie ed un minimo di circa 40 con una preoccupante tendenza ad una diminuzione. La colonia di Pianosa è stata individuata per la prima volta nel 2000. La colonia del Giglio risulta più piccola con 20-40 coppie. Viste le consistenze limitate è sufficiente, come è capitato in passato, la presenza di un predatore come un rapace che prenda di mira la colonia per decretare il fallimento della nidificazione. Prima dell'involo i pulcini vengono marcati con appositi anelli al fine di rendere il singolo individuo riconoscibile e poterne studiare gli spostamenti.

Pubblicato in Uccelli marini
Sabato, 18 Settembre 2021 12:59

Marangone dal ciuffo

Gli adulti del Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) hanno piumaggio nero iridescente, gli immaturi sono brunastri con petto bianco. Gli occhi sono verdi nell'adulto, azzurri nel giovane. Il ciuffo che caratterizza il suo nome è in realtà evidente solo nel pieno del periodo riproduttivo (Dicembre-gennaio). La specie più simile è il Cormorano, più grosso e tozzo, che vola con il collo meno allungato. Si osserva di solito in riposo ad ali aperte o chiuse, su scogli di poco emergenti dal mare, non frequenta in modo assiduo il mare aperto. Nuota agilmente tenendo il becco all'insù, o scrutando a intervalli sott'acqua. Si immerge dalla posizione di nuoto con un veloce saltello, scomparendo per alcuni minuti. Si nutre di pesci bentonici nuotando sul fondo, soprattutto sui prati di Posidonia. E' presente nelle isole toscane tutto l'anno. Nidifica in inverno, in piccole colonie o in coppie singole. I giovani più tardivi lasciano il nido in aprile. Il nido è voluminoso, formato da grossi ammassi di ramaglia all'interno di anfratti della roccia, molto visibile a distanza per le abbondanti deiezioni bianche. Tende a non cambiare la posizione delle colonie in anni successivi, rioccupando anche gli stessi nidi. Gli insediamenti tuttavia a volte si spostano, in conseguenza di disturbo o cattivo esito riproduttivo, ma anche in risposta a situazioni favorevoli. Ad esempio le coppie di Pianosa si sono progressivamente trasferite allo scoglio de La Scola, dopo gli interventi di eradicazioni del ratto effettuati dal Parco Nazionale nel 2001.

Pubblicato in Uccelli marini
Sabato, 18 Settembre 2021 13:05

Berta minore

La Berta minore (Puffinus yelkouan), endemica del bacino del Mediterraneo centrale e orientale e del Mar Nero, è un uccello marino di medie dimensioni, con parti superiori bruno-nerastre che contrastano nettamente con parti inferiori quasi interamente bianche, ad eccezione del margine delle ali e della coda. I piedi sono grandi e palmati e in volo si estendono leggermente oltre la coda. Il becco è sottile, nero e con apice uncinato. La specie è caratterizzata da una spiccata fedeltà sia al sito di nidificazione che al proprio partner; raggiunge la maturità sessuale a 3-4 anni e, come la maggior parte degli uccelli marini, è dotata di considerevole longevità. La Berta minore nidifica in colonie di dimensioni variabili, in genere collocate su alte falesie rocciose a picco sul mare, in isolotti lontani dalla costa o più raramente sulla terraferma. I nidi sono situati all’interno di cavità, grotte o fessure nella roccia. Rispetto alla Berta maggiore seleziona isole con maggiori dimensioni e può nidificare in aree più densamente vegetate, anche sotto parziale copertura arborea. Gli individui tornano al nido esclusivamente nelle ore notturne, in condizioni di completa oscurità e con un certo ritardo rispetto alle berte maggiori, evitando anche la luce della luna. Anche per questa specie tale comportamento viene generalmente considerato una strategia adattativa che ha lo scopo di limitare il rischio di predazione; ipotesi alternative legano queste abitudini alla disponibilità di cibo. I siti riproduttivi iniziano a essere visitati a partire da fine ottobre, con il ricongiungimento delle prime coppie. L’accoppiamento avviene a febbraio e la femmina depone l’unico uovo a metà marzo – inizio aprile. L’uovo viene covato da entrambi i partner per circa 50 giorni, si schiude a fine aprile – inizio maggio ed entrambi i genitori collaborano nell’alimentazione del pulcino. I nuovi nati si involano a fine giugno – inizio luglio, quando le colonie vengono abbandonate per restare deserte fino all’autunno successivo, al ritorno degli adulti che ispeziona i luoghi per la futura nidificazione. La dieta della Berta minore è costituita esclusivamente da specie marine. Le principali prede includono pesci di piccole e medie dimensioni; le specie più rappresentate in termini di biomassa sono costituite da pesci epipelagici come sardine e acciughe. Crostacei pelagici catturati immergendosi fino a oltre 30 metri di profondità rappresentano prede numericamente importanti nelle prime fasi della stagione riproduttiva, prima della deposizione, sebbene contribuiscano comunque in misura assai limitata in termini di biomassa ingerita; vengono inoltre catturate larve di pesci, prelevate sulla superficie del mare. La specie beneficia degli scarti derivanti dalla pesca in quanto viene regolarmente osservata a seguito dei pescherecci. L’areale riproduttivo della Berta minore è concentrato nel bacino centrale e orientale del Mediterraneo. Durante il periodo riproduttivo, la Berta minore compie lunghi viaggi in mare per alimentarsi, percorrendo una media di 428 km per viaggio e mantenendosi sempre poco distante dalla costa. I viaggi di foraggiamento hanno durata di 1- 7 giorni, e tendono a durare di più durante la fase di allevamento del pulcino. Durante il periodo post-riproduttivo la maggior parte degli individui si sposta nell’area del Mediterraneo orientale e nel Mar Nero , mentre alcuni uccelli rimangono in prossimità dell’areale riproduttivo. La Berta minore è attualmente classificata come “Vulnerable” (vulnerabile) all’interno della “IUCN Red List”.

Pubblicato in Uccelli marini
Sabato, 18 Settembre 2021 13:11

Berta maggiore

La Berta maggiore (Calonectris diomedea) è un uccello marino pelagico, passa cioè la maggior parte del tempo in mare aperto, che Nidifica solamente nel bacino del Mediterraneo. Adulti e giovani hanno piumaggio simile, bruno sopra e bianco sotto. Il becco giallo e massiccio permette di distinguere questa specie dall'affine Berta minore, di colore più scuro e di dimensioni inferiori. Si osserva di solito in volo in mare aperto oppure posata in gruppo sulla superficie del mare. Pesca tuffandosi poco sotto alla superficie. Sfrutta talvolta lo scarto di pesca gettato a mare dalle imbarcazioni. Le grida delle Berte maggiori, emesse solo di notte, sono una caratteristica dei soli siti riproduttivi e si odono a distanza. Il maschio ha un canto acuto e squillante, la femmina più rauco e profondo. Il mito del canto delle sirene che attraeva irresistibilmente i marinai di Ulisse ha probabilmente avuto origine dagli struggenti canti delle berte, talvolta simile a un pianto di neonati. Ha uno dei periodi riproduttivi più lunghi fra le specie di uccelli europee. La nidificazione inizia con il ritorno degli individui alla colonia dai territori di svernamento tra marzo e aprile e si conclude con l'involo dei giovani a metà ottobre. Nidifica in colonie in cavità scavate nel terreno, in anfratti o in grotte. Gli adulti di solito ritornano al nido occupato negli anni precedenti. L'unico uovo della coppia viene deposto a fine maggio-inizio Giugno e si schiude a metà Luglio. La cova viene portata avanti da entrambi i genitori che si alternano al nido. Il periodo di incubazione è molto lungo, circa 51 giorni. Ciò è dovuto al lento sviluppo dell'embrione, un adattamento ai prolungati periodi di abbandono dell'uovo (e del conseguente raffreddamento) durante i cambi cova dei partners. Il pulcino verrà nutrito con una frequenza sempre minore con il passare delle settimane. Il ritorno alla colonia e l’alimentazione da parte del genitore avvengono quasi sempre di notte e prevalentemente nelle notti senza luna, probabilmente per ridurre il rischio di predazione. In attesa che si verifichino le condizioni adatte per il rientro al nido, gli adulti si posano sull’acqua di fronte all’area di nidificazione e si lasciano galleggiare (il cosiddetto comportamento di rafting) fino al sopraggiungere del buio, ovvero al tramonto del sole e/o della luna. Le Berte maggiori frequentano la colonia fino all'involo dei nuovi nati che avviene a metà ottobre. Poi lasciano il Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra e trascorrono i mesi restanti a largo delle coste dell'Africa occidentale. Le coppie tendono a essere fedeli negli anni, ma insuccessi riproduttivi possono facilitare i “divorzi” e lo spostamento verso altri nidi.

Pubblicato in Uccelli marini
Sabato, 23 Maggio 2020 04:07

Sentiero Elba n. 122

Il breve sentiero n. 122 si trova alle pendici del Monte Perone ed è attrezzato per essere percorso anche da disabili visivi. Si tratta di un sentiero natura dotato di piano di calpestio adatto ai non vedenti, corrimano e n.5 leggii con mappe e disegni in rilievo e testi in braille. Il percorso, che si sviluppa per circa 200 m in lieve discesa, inizia nei pressi dell'area picnic, subito dopo aver imboccato il sentiero n. 119, l'ampia carrareccia che collega il Monte Perone a Sant'Ilario. Su ogni leggio è presente un qr code che consente di accedere all'audioguida relativa al testo riportato sul medesimo leggio. E' possibile ascoltare l'audioguida dei diversi leggii visionando i video di seguito riportati. Il primo leggio è introduttivo, i seguenti 3 leggi sono posizionati nelle vicinanze di specie vegetali che vengono descritte nei testi riportati. Si tratta rispettivamente dell'Erica arborea, del Pino e del Leccio. L'ultimo leggio fornisce informazioni generali sull'area protetta e rappresenta in rilievo il panorama visibile da quel punto. 

 

 

 

 

 

Pubblicato in Elba occidentale
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