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Il Falco pescatore e l’Isola di Montecristo

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A Montecristo forse tornerà il Falco pescatore (Pandion haliaetus), maestoso rapace delle falesie mediterranee. E’ ciò che i tecnici del Parco Nazionale Arcipelago Toscano,  del Parco Regionale della Corsica, del Parco Regionale della Maremma e del Corpo Forestale dello Stato, si augurano grazie alla costruzione di quattro nidi artificiali. Da molto tempo la specie non nidifica in Arcipelago Toscano; il declino del rapace in Italia e nel Mediterraneo, si è consumato a inizio del 900’; le ultime coppie scomparvero dalla Sicilia e dalla Sardegna a fine degli anni '60. In Arcipelago e precisamente a Montecristo, le ultime segnalazioni di nidificazione risalgono alla seconda decade del 900'. A  volte però sulle nostre Isole è possibile osservare singoli individui di passo e questo lascia sperare in possibili futuri insediamenti.

Attualmente la popolazione mediterranea è stimata in circa 80-90 coppie riproduttive, localizzate per lo più in Corsica, Isole Baleari, Algeria, Marocco. Proprio in Corsica, nella Riserva Naturale della Scandola, sono state messe a punto azioni per la tutela della specie, con la costruzione di grossi nidi artificiali che facilitano il processo di colonizzazione di nuove aree. Recentissima la reintroduzione della specie nel Parco della Maremma e così, più che mai, l’Arcipelago sembra un luogo ideale per accogliere individui provenienti dalle vicina Corsica o dal litorale toscano.

I nidi, realizzati grazie ad un cofinanziamento della Regione Toscana, hanno un  diametro di oltre un metro; sono stati intrecciati  con rami di erica e posizionati dal personale esperto del Parco Regionale della Corsica in luoghi inaccessibili, falesie di 30-50 metri a strapiombo sul mare. La scelta del luogo è strategica  e legata alle abitudini alimentari della specie che si nutre esclusivamente di pesce. Il rapace si riproduce in primavera, deponendo in media tre uova. I giovani si involano a luglio e  vengono comunque nutriti dai genitori per un certo periodo. Le coppie sono fedeli ai siti riproduttivi e riutilizzano lo stesso nido, che sistemano di anno in anno accumulando vere e proprie cataste di legname.

Adesso anche Montecristo ha i suoi nidi, uno per ogni punto cardinale; non è possibile sapere se queste prime attività saranno risolutive per il ritorno del rapace; certo è che ricomporre delicati equilibri ecologici, comunque alterati da processi legati alla presenza dell’uomo, rappresenta una delle tante sfide a cui gli Enti per la protezione della natura non possono sottrarsi.

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