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La reintroduzione della Lepre italica

REINTRODUZIONE DELLA LEPRE ITALICA NELL'ISOLA D'ELBA
(Studio di fattibilità ISPRA – a cura di Francesco Riga)

Motivazioni dell'intervento ed inquadramento nelle strategie di conservazione

La biologia della conservazione ha come obiettivo lo studio ed il mantenimento delle condizioni di stabilità delle popolazioni a lungo termine. Nei casi in cui, tuttavia, tali condizioni di stabilità risultino alterate, spesso a causa di modificazioni ambientali o azioni antropiche, la conservazione assume un ruolo attivo nel ripristino delle condizioni naturali, facendosi carico della realizzazione di interventi e dell'elaborazione di strategie atte a riportare le popolazioni, in questo caso animali, al primitivo stato di benessere.
In quest'ottica, uno degli scopi fondamentali della gestione faunistica, intesa come parte attiva delle strategie di conservazione, è quello di ricostruire zoocenosi alterate, assicurando il ripristino dell'integrità delle associazioni animali e favorendo la stabilizzazione degli ecosistemi.
Affinché l'integrità di un ecosistema sia ristabilita non è tuttavia sufficiente verificare la presenza di tutte le sue componenti, ma è necessario altresì verificare il loro status ed in particolare che la consistenza delle popolazioni sia tale da permettere alle popolazioni stesse di svolgere il loro ruolo ecologico. Il concetto di integrità biotica, affiancandosi a quello di biodiversità nel definire la variabilità naturale, infatti, si riferisce alla presenza di tutti gli elementi della comunità biologica alle densità appropriate, tali da permettere il corretto funzionamento dei processi biologici (Angermeier e Karr, 1994). Fondamentali risultano, a questo proposito, le operazioni di reintroduzione delle specie animali; esse svolgono quindi un duplice ruolo, a livello di conservazione degli ecosistemi e a livello di conservazione delle singole specie. Le reintroduzioni possono infatti rappresentare potenti strumenti di recupero delle specie in pericolo di estinzione o localmente estinte; ad esempio la conservazione del Camoscio d'Abruzzo richiede l'instaurarsi di un sistema di metapopolazioni, per la cui formazione sono indispensabili interventi organici di reintroduzione. Inoltre, le reintroduzioni possono accelerare fenomeni di espansione naturale che, in alcuni casi, potrebbero richiedere tempi molto lunghi e/o non prevedibili. Infatti, il recupero dello Stambecco, specie di alta montagna la cui dispersione è limitata dall'antropizzazione dei fondovalle, avvenuto negli ultimi 150 anni, non sarebbe potuto avvenire senza i numerosi interventi di reintroduzione operati nell'arco alpino.
In questo contesto, il programma di conservazione della Lepre italica (Lepus corsicanus) richiede, in Italia peninsulare azioni dirette mirate alla ricostituzione di popolazioni autosufficienti, alla reintroduzione nelle aree dove si sono verificate estinzioni locali, ed alla creazione di un effettivo flusso genico tra nuclei separati.

Gli obiettivi del programma di reintroduzione sono:

1. creare una popolazione naturale di Lepre italica in un'area dove essa era originariamente presente;
2. effettuare uno studio pilota sulla sopravvivenza e sulla dispersione degli individui di Lepre italica immessi;
3. coinvolgere tutte le componenti sociali interessate alla gestione della fauna selvatica (cacciatori, ambientalisti, agricoltori, allevatori) al fine di creare un atteggiamento positivo e condiviso sull'operazione di reintroduzione in particolare e sulla fauna selvatica in generale.
Tali obiettivi sono coerenti con i contenuti del "Piano d'azione nazionale per la Lepre italica, e rispettano le raccomandazioni del Consiglio d'Europa, le direttive del Programma Ambientale delle Nazioni Unite e le indicazioni della Carta Mondiale della Natura (World Chart for Nature)

Potenziali effetti della reintroduzione sul resto della biocenosi

La reintroduzione della Lepre italica non può nemmeno configurarsi come una potenziale minaccia per la conservazione di specie botaniche rare, sia perché le popolazioni si mantengono assai rarefatte, sia perché gli individui si alimentano su superfici ampie (ovvero non insistono su superfici ristrette), a differenza del Coniglio selvatico, che si alimenta a ridosso delle tane poiché fonda buona parte delle proprie strategie difensive sulla presenza stessa delle tane.
Le lepri, invece, fondano la difesa dai predatori sul mimetismo e la fuga. Lo spettro alimentare della Lepre italica è comunque molto diversificato e flessibile, basato principalmente su specie molto abbondanti in tutte le stagioni come le Poacee (Freschi et al. 2014). Tutto questo consente di escludere impatti significativi sulla flora del Parco, anche in riferimento agli habitat di cui ai siti della Rete Natura2000.

Verifica sulla necessità di attuare delle campagne di educazione e sensibilizzazione

Uno degli obiettivi del progetto di reintroduzione della popolazione di Lepre italica nel PNAT è quello di far sì che l'intervento sia accettato e supportato dalle comunità locali, coinvolgendo le componenti sociali interessate alla gestione della fauna selvatica (ambientalisti, agricoltori, cacciatori) al fine di creare un atteggiamento positivo e condiviso sull'intervento.

Simulazioni della dinamica di popolazione

La valutazione del rischio di estinzione o di persistenza di una popolazione è fondamentale nelle prime fasi di un progetto di immissione, quando le consistenze limitate rendono le popolazioni stesse estremamente vulnerabili a fattori di tipo stocastico. Le simulazioni sulla dinamica della popolazione permettono, in questa fase, di valutare l'andamento della neocolonia dal punto di vista numerico e forniscono le basi per pianificare gli interventi di reintroduzione.
Per mezzo del software Vortex 9.42, è stata valutata la probabilità di sopravvivenza di un nucleo di lepri, utilizzando prevedendo le seguenti caratteristiche dell'operazione, corrispondenti a quelle reali:

  • immissione di 10 individui nel primo anno di intervento, suddivisi nelle classi di sesso ed età riportate in Tabella 1;
  • interventi di reintroduzione negli anni, con 3 scenari diversi (1 sola immissione, immissione di 10 individui per 3 consecutivi, immissione di 10 individui per 5 anni consecutivi);
  • una capacità portante dell'area pari a circa 100 capi, calcolata considerando le informazioni disponibili sulla specie.

I parametri riproduttivi e i tassi di mortalità utilizzati per le simulazioni sono in parte derivati da dati di letteratura, in parte ricavati dagli studi sulla biologia riproduttiva della specie condotti presso l'ISPRA.

Tabella 1 - Parametri utilizzati per le simulazioni della dinamica della neopopolazione.

Nella simulazione della dinamica della neopopolazione sono stati inseriti due eventi catastrofici: la presenza di bracconaggio con 2 differenti frequenze di ricorrenza e la diffusione di un'epidemia di EBHS.

  • Bracconaggio
  • Default: probabilità 10%; riproduzione 50%, sopravvivenza 50%.
  • Nobr: probabilità 5%; riproduzione 70%, sopravvivenza 70%.
  • EBHS: probabilità 5%; riproduzione 80%, sopravvivenza 80%.

I risultati ottenuti (Fig. 1) evidenziano che l'impatto del bracconaggio riveste un ruolo fondamentale nel successo delle operazioni di reintroduzione. La presenza del prelievo illegale ha ovviamente conseguenze negative sulla dinamica di popolazione, delle quali, le più evidenti sono:

• mancato raggiungimento della capacità portante;

• diminuzione costante del numero di capi a partire dal 18° anno successivo all'immissione (in caso di una probabilità pari al 50%) ed estinzione delle popolazioni entro 100 anni dalla reintroduzione caratterizzate da elevati tassi di bracconaggio;

• raggiungimento di valori di consistenza prossimi alla capacità costante soltanto per la simulazione caratterizzata da bassi livelli di bracconaggio.

Figura 1 - Simulazione della dinamica della neocolonia di Lepre italica a diversi livelli di bracconaggio.

Giudizio di fattibilità

Per formulare il giudizio di fattibilità sulla reintroduzione della Lepre italica nelle aree idonee dell'Isola d'elba, si è fatto ricorso ad un'analisi di supporto alle scelte che ha permesso una razionalizzazione del processo decisionale. La tecnica utilizzata è quella dell'analisi SWOT (Strenghts-Weakness-Opportunities-Threats), che consente di distinguere i punti di forza e di debolezza (fattori endogeni) di un progetto e allo stesso tempo di individuare i fattori esogeni, positivi o negativi (opportunità e minacce), in grado di condizionarlo.
I fattori caratterizzanti sono stati determinati sulla base dei dati raccolti ed elaborati nello studio di fattibilità e sono stati sintetizzati in una matrice, organizzata in quattro sezioni, contenente gli elementi critici dell'intervento e dell'ambiente naturale e umano (Tab. 2).
Dall'analisi dei fattori critici, è emerso come le principali debolezze e minacce siano legate al contesto socioculturale, con particolare riferimento al prelievo venatorio. Per quanto riguarda il fattore antropico, tuttavia, la realizzazione del progetto, coinvolgendo direttamente le componenti sociali e prevedendo azioni di sensibilizzazione e formazione, dovrebbe portare ad una riduzione dei rischi di bracconaggio e allo stesso tempo fornirebbe un'importante opportunità di crescita culturale per il mondo venatorio. L'intensificazione della sorveglianza ed il monitoraggio intensivo esplicitamente richiesti nella pianificazione dell'intervento potrebbero inoltre avere risvolti positivi anche ai fini di ridurre le pratiche venatorie dannose per altre specie. Per quanto riguarda gli aspetti sanitari, non essendo possibile un'azione preventiva, è stato invece predisposto un accurato piano di monitoraggio, che rappresenta uno dei punti di forza dell'intero progetto.

Tabella 2 – Analisi SWOT per la formulazione del giudizio di fattibilità

IDENTIFICAZIONE DELLE AREE PRIORITARIE PER L'IMMISSIONE

Aree ad elevata idoneità

Dall'analisi del modello di idoneità ambientale realizzato per l'Isola d'Elba, le aree maggiormente idonee alla
specie, sono risultate (Fig. 2):

a) Mt. Orfano – Sughera – Fosso del Forno;
b) La Terra-Poio-San Biagio
c) Pietragrossa – Vignale – Semaforo
d) Le Mure – Fosso dell'Inferno
e) Pietra Murata – Canale
f) Mt Perone – Fosso Redinoce
g) Mt. Fonza
h) Mt. Calamita

Figura 2 – Modello di idoneità per la Lepre italica

PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DI IMMISSIONE

Aree di rilascio

Per quanto riguarda la scelta delle aree di rilascio, si rimanda al precedente paragrafo, dove sono state identificate le aree a maggiore idoneità ambientale per la Lepre italica. Oltre all'idoneità ambientale dovrà essere considerata anche la disponibilità di personale per la vigilanza e la protezione da eventuali atti di bracconaggio che, come risultato dall'analisi PVA, costituisce il principale fattore limitante per il successo degli interventi di reintroduzione.
Di conseguenza, la scelta finale delle aree di immissione, dovrà essere effettuata di comune accordo con il PN Arcipelago Toscano.

Pianificazione temporale delle operazioni di reintroduzione

La fase iniziale del progetto sperimentale di reintroduzione della Lepre italica nell'Isola d'Elba viene articolata in 3 anni, secondo il seguente schema:
• I anno rilascio del primo nucleo di animali (10 individui), marcatura e monitoraggio;
• II anno rilascio di un ulteriore nucleo di 10 individui– verifica dei risultati del primo anno,
definizione delle azioni successive;
• III anno verifica dei risultati del secondo anno, definizione delle azioni successive e rilascio di
ulteriori 10 individui.
La scelta del periodo dell'anno in cui portare avanti le operazioni di reintroduzione deve tenere in attenta considerazione il benessere degli animali ed in particolare:
• rispetto della stagione riproduttiva;
• rispetto del periodo di svezzamento dei piccoli;
• valutazione delle condizioni climatiche.

La valutazione oggettiva dei parametri sopra considerati permette di identificare come periodo ottimale, per la realizzazione delle operazioni di reintroduzione, la tarda estate e l'autunno (da settembre fino alla prima quindicina di dicembre). Immissioni nel periodo primaverile (marzo-maggio) potranno essere effettuate utilizzando femmine non gravide (controllo dello stato tramite analisi con ecografo).

Prosecuzione del progetto e piano di emergenza

In caso di esito positivo della prima fase del programma sperimentale di reintroduzione e monitoraggio, il progetto di reintroduzione dovrebbe proseguire, per almeno i 3 anni successivi , con il rilascio di ulteriori individui, fino ad un totale di 60, rispettando un rapporto i 1:1 tra maschi e femmine ed utilizzando individui di età compresa tra i 12 ed i 24 mesi. Anche gli individui immessi negli anni successivi dovranno essere monitorati costantemente al fine di accertare l'accrescimento della popolazione; sarà quindi necessaria l'apposizione di marche auricolari e/o collari colorati e numerati su tutti gli individui che verranno rilasciati sul territorio e, almeno su una parte di essi, l'apposizione di radiocollari (vedi paragrafi relativi al monitoraggio). Si ritiene che, compatibilmente con le risorse disponibili, il monitoraggio di tutti gli animali debba proseguire fino all'esaurimento dei radiocollari.

Individuazione dei siti di provenienza dei soggetti fondatori

Nel corso del progetto è previsto il rilascio nelle aree di intervento di 30 individui. Negli interventi di immissione, la scelta dei fondatori della neocolonia dovrà tenere in conto dei seguenti fattori:

• situazione sanitaria della popolazione di origine;
• compatibilità genetica tra le popolazioni;
• consistenza numerica della popolazione nella quale si effettua il prelievo.

In considerazione di quanto evidenziato precedentemente, si ritiene opportuno prevedere l'utilizzazione degli individui di Lepre italica presenti nell'allevamento sperimentale di Bieri, Gestito dal CFS – UTB di Lucca, in quanto rispondente a tutti i requisiti di tipo biologico e sanitario. Sarebbe, comunque, utile realizzare la cattura di nuovi individui di Lepre italica da inserire nell'area faunistica di Bieri, al fine di incrementare la variabilità genetica del pool di riproduttori. Si evidenzia che il coinvolgimento del CFS nel progetto è facilitato anche dalla collaborazione avviata con ISPRA dal 2012 e finalizzata alla conservazione della Lepre italica ed alla produzione di individui a fini di reintroduzione.

Programma di trasporto e rilascio

Gli animali dovranno essere scortati da idonea documentazione sanitaria attestante l'assenza di malattie infettive e parassitarie e prima del trasferimento dovranno essere acquisiti i necessari permessi dal Servizio Veterinario della competente Azienda Sanitaria Locale.
Gli animali dopo la cattura saranno marcati individualmente all'orecchio e sarà applicato l'eventuale radiocollare. In tale circostanza, sarà possibile raccogliere campioni biologici (sangue/pelo), da inviare ai laboratori di genetica, secondo modalità ed accordi che l'Ente l'Parco intende attivare nell'ambito del presente progetto. Al momento della cattura tutti gli animali saranno sottoposti a visita veterinaria e verranno rilevati alcuni parametri biometrici (età, sesso, peso ecc..) e immunizzati contro l'EBHS, attraverso specifica vaccinazione con vaccino stabulogeno.
Il trasferimento degli individui avverrà con le seguenti modalità:
- trasporto in casse a scomparti singoli dall'allevamento di Bieri all'area di immissione;
- viaggio in ore notturne o al mattino presto o nel tardo pomeriggio, in relazione con la stagione e le condizioni climatiche del momento.
Gli individui verranno rilasciati in natura senza un preventivo passaggio in strutture di stabulazione, adottando quindi il metodo "hard release".

Protocolli di marcatura e monitoraggio radiotelemetrico

Al fine di verificare l'efficacia delle operazioni di reintroduzione, gli individui rilasciati dovranno essere muniti di marcature individuali che ne permettano la localizzazione e il riconoscimento individuale; in particolare, la marcatura mediante radiocollari è da considerarsi prioritaria soprattutto per i primi individui rilasciati, al fine di ottenere informazioni in tempo reale sulla sopravvivenza, la dispersione e l'uso dell'habitat degli animali immessi. L'attività di monitoraggio assume anche carattere di importanza scientifica essendo un'operazione eseguita in un ambiente particolare per il quale non esistono precedenti esperienze.
Considerate le dimensioni della Lepre italica, non sono al momento disponibili radiocollari GPS per questa specie, il monitoraggio dovrà essere effettuato con i sistemi tradizionali prevedendo l'uso di radio collari trasmettitori VHF, una radio ricevente e 2-3 antenne direzionali (Fig. 3).

Figura 3 – Radiocollare applicato ad un esemplare di Lepre italica

Qualora non fosse possibile marcare tutti gli animali mediante radiocollari, sarebbe opportuno prevedere la marcatura degli animali residui con fasce colorate che permettano comunque di individuare a distanza gli animali che appartengono ai diversi nuclei di rilascio.

Altri metodi di monitoraggio

Oltre al monitoraggio radiotelemetrico, è fondamentale utilizzare altri metodi per validare i dati radiotelemetrici e per proseguire il monitoraggio anche una volta esauriti i radiocollari e per accertare la presenza delle riproduzione degli individui rilasciati. I metodi più idonei da utilizzare sono brevemente illustrati di seguito.

Spot light counts

La preparazione dei percorsi campione standardizzati dev'essere molto accurata nell'intento di rendere rappresentative le superfici prescelte rispetto alle diverse realtà ambientali dell'area oggetto di censimento (è opportuno avvalersi di una cartografia 1:5.000) e coprire una superficie di almeno il 10% del territorio idoneo alla specie. La larghezza dei percorsi non deve superare di norma i 150 m al fine di ridurre il più possibile il rischio di omissioni. La fascia oraria utile si colloca tra un'ora dopo il tramonto e mezzanotte. Per l'esecuzione del censimento sono necessari equipaggi di almeno tre persone, munite di un mezzo fuoristrada (con il tetto apribile), di cui una con funzione di autista, che all'occorrenza può occuparsi anche dell'annotazione degli avvistamenti (diversamente occorre un altro collaboratore) e due addetti al censimento, entrambi muniti di un faro alogeno da 1.000.000 di candele (o più) per l'esplorazione del terreno ai lati del percorso. Dal punto di vista operativo occorre procedere con l'auto ad una velocità di 8-10 km/h, eseguendo eventuali soste per chiarire possibili dubbi (anche con l'ausilio di un binocolo), mentre i censitori debbono mantenere il fascio luminoso, di norma, in direzione perpendicolare al percorso. Naturalmente è necessario che vi siano condizioni meteorologiche adatte, evitando le serate con scarsa visibilità, pioggia, vento forte e temperature inferiori allo zero. Per una stima attendibile occorre eseguire almeno tre ripetizioni dei percorsi campione nell'arco di due - tre settimane e, nel caso si riscontri un'elevata variabilità dei dati, è necessario procedere ad ulteriori accertamenti. La stima va eseguita calcolando il valore medio delle tre ripetizioni più concordanti. Inoltre, appare consigliabile una "stratificazione" dei dati di presenza delle lepri per tipologie ambientali, calcolando prima le consistenze parziali per ogni tipologia ambientale e poi quella complessiva. Considerate le difficoltà insite nel censimento delle lepri, soprattutto nelle aree montane, è raccomandabile almeno il censimento di fine inverno. Si tratta del censimento più importante, intervenendo dopo la chiusura della caccia e dopo la mortalità invernale, per conoscere la consistenza della popolazione potenzialmente riproduttiva.
In assenza di strade percorribili con il fuoristrada, i transetti possono essere condotti a piedi, utilizzando batterie ad alta capacità per i fari.
I dati raccolti possono essere analizzati come segue:

• Indice chilometrico di abbondanza (IKA): L'indice chilometrico di abbondanza è dato dal numero di individui contati mediamente per chilometro di percorso standardizzato. Gli avvistamenti sono localizzati su di una mappa con l'uso del suolo in scala 1:5.000. Sono necessarie almeno tre ripetizioni a seconda della variabilità dei dati, considerando quindi la media delle tre ripetizioni più concordanti. La variabilità può essere espressa in percentuale, rispetto alla media, dal coefficiente di variabilità CV = (deviazione standard x 100)/media. In presenza di ambienti molto diversificati è consigliabile procedere ad una "stratificazione" dei dati per tipologie ambientali (es. aree di pascolo, frutteti, seminativi ecc.).

• Indice puntiforme di abbondanza (IPA): Questo indice rappresenta una variante dell'IKA per il quale non si effettuano osservazioni lungo percorsi, bensì da una serie di punti prestabiliti, standardizzati, predisposti di solito in prossimità di radure e altre zone aperte. In questo caso l'esplorazione "istantanea" avviene a 360° con l'ausilio di un faro e di un binocolo.

Fototrappolaggio

Indicazioni relative alla presenza delle lepri possono essere ottenute con l'ausilio di foto-video trappole munite di sensori di rilevamento. L'uso di questa tecnica è sempre più utilizzata per ricerche in campo ambientale grazie alla relativa facilità di uso ed al ridotto bisogno di operatori; un unico aspetto negativo è rappresentato dal costo iniziale delle fototrappole, che devono essere in un numero adeguato per ottenere informazioni attendibili su vaste estensioni territoriali. Nella pratica questo metodo prevede il posizionamento delle fototrappole in aree con caratteristiche ambientali idonee alla specie o su aree scelte in modo opportunistico sulla base di informazioni relative ai luoghi di presenza della lepre derivanti da dati pregressi e dalle prime indagini di questo studio, con l'intento di confermarne la presenza e di ottenere informazioni sulla componente faunistica presente nelle stesse aree di presenza della specie. In genere, in ogni area campione, vengono disposte almeno 10 fototrappole distanziate di 50-70 metri l'una dall'altra. A seconda delle esigenze, possono essere programmate specificando la distanza alla quale rilevare la presenza degli animali e l'intervallo di tempo tra uno scatto e l'altro. I dati ottenuti devono essere inseriti in un apposito database, in cui è indicare data, ora ed evento di foto- videotrappolaggio. Per evento si intende la "cattura" di una specie; animali della stessa specie ripresi più volte nella stessa stazione durante un periodo di tempo di 30 minuti devono essere considerati come unico evento, quindi solo dopo 30 minuti dal primo evento la foto successiva si può considerare arbitrariamente un nuovo evento. Dai dati ottenuti è possibile definire un tasso di frequentazione percentuale per giorni di posa, definito dal rapporto tra eventi e numero di giorni effettivi di attività della fototrappola.

Campionamento genetico

Il campionamento genetico applicato rientra fra le tecniche molecolari non-invasive, strumenti utili ed importanti per poter studiare, a fini conservazionistici e gestionali, una specie minacciata o le cui conoscenze sono ridotte. La tecnica, precedentemente messa a punto (Pierpaoli et al., 1999; 2007) si basa sull'identificazione specifica della Lepre mediante l'isolamento e l'individuazione di marcatori mitocondriali delle coproDNAsi.

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