La Villa Romana di Gorgona
La Villa Romana di Gorgona
Come quasi tutte le altre isole dell'Arcipelago Toscano, Gorgona - l'antica Urgo o Gorgon – è stata nell'antichità crocevia di commerci e tappa nella navigazione per il rifornimento idrico, oltrechè, nella prima età imperiale dell’epoca romana, sede di ville di otium, ovvero di soggiorno marino per i ricchi proprietari: ville marittime decoratecon pavimenti a mosaico e in opus sectile (tarsie marmoree), pareti e soffitti con intonaci dipinti.
Nell'isola di Gorgona sono state ad oggi individuate strutture archeologiche di epoca romana in siti diversi ma sempre sul versante rivolto verso il porto. A Cala di Scalo è visibile un tratto di muro in opera reticolata nella scarpata, mentre ampi tratti di una parete sempre in opera reticolata romana appaiono inglobati nei muri esterni di Villa Margherita, risparmiati dall'intonaco e lasciati in vista in occasione della ristrutturazione dell'edificio.
Il complesso archeologico più importante di Gorgona è però quello emerso nel 1993 in località Limiti, a seguito di uno scavo archeologico effettuato a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana che mise in luce alcuni vani appartenenti ad una villa marittima databile tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C.
I resti della villa consistono in cinque vani adiacenti. Un ambiente lungo e stretto (vano I) addossato al terrapieno, con pareti in tecnica mista, conservate fino a 3,20 m di altezza, pavimento in cocciopesto, coperto di una volta cementizia e fornito di un soppalco ligneo, è da interpretare come horreum (magazzino). A ridosso di questo si trovano altri tre ambienti comunicanti tra loro con elevato in opera reticolata, conservati fino a 1 m di altezza: un corridoio stretto (vano 2), un piccolo vestibolo (anticamera - vano 3) ed un cubicolo (camera da letto - vano 4), con pavimenti a mosaico con tessere bianche e nere; il cubicolo ha pianta ad L. ed il mosaico forma due tappeti alle estremità, a delimitare lo spazio delle alcove. Un ulteriore ambiente, verso est, contiguo al cubicolo, a pianta rettangolare con pavimento sempre in tessere bianche e nere e le pareti con intonaco dipinto (vano 5), è stato indagato solo parzialmente in quanto si estende oltre i limiti dell'area libera da edificazioni moderne.
I mosaici
I vani 2, 3, 4 e 5 presentano un pavimento a mosaico con tesserine di 8 x 8 x 10 mm, in bianco e nero. Mentre le tessere nere presentano sempre ordito diritto, le tessere bianche alternano l’ordito diritto a quello obliquo sia nelle campiture interne che nelle cornici perimetrali. I pavimenti a mosaico, attribuibili al II stile, trovano confronti a Pompei nei rivestimenti pavimentali di cubicoli e nello “scendiletto” della casa dei Dioscuri.
Gli intonaci dipinti
All’interno del cubicolo sono stati rinvenuti numerosi materiali riferibili al crollo delle strutture tra cui molti intonaci dipinti pertinenti alle pareti e al soffitto. Ad esclusione dell’horreum (magazzino - vano 1) che non ha restituito intonaci dipinti, le parti rimaste in posto mostrano che i rimanenti quattro vani avevano tutte le pareti dipinte con uno zoccolo in rosso e una parte superiore in giallo. Oltre ai frammenti monocromi pertinenti al rivestimento delle pareti, sempre all’interno del cubicolo, ne sono stati rinvenuti molti altri, pertinenti al soffitto, con decorazione a delicati motivi vegetali policromi su fondo avorio; più complesse e assai accurate dovevano essere infatti le decorazioni delle volte con riquadri e cassettoni con motivi floreali; alcuni piccoli frammenti presentano decorazioni con foglie, petali di fiori, girali in arancio, verde, marrone e con punti in celeste, linee rette in marrone, bande policrome in azzurro e giallo, linee circolari e campiture dipinte in colori chiari.
Per quanto riguarda il tipo di soffitto, la curvatura presente su alcuni frammenti propende per la presenza di almeno un soffitto a volta con intonaci dipinti, mentre altri soffitti dovevano essere piani. Al di sotto del colore dei motivi decorativi sono talvolta ben visibili da vicino linee preparatorie eseguite con squadra e compasso e col sistema della corda battuta. Inoltre sul retro di molti frammenti di intonaco dipinto essi si conservano tracce evidenti dell’incannucciato per mezzo del quale aderivano al soffitto.
I reperti archeologici
Durante lo scavo archeologico sono stati rinvenuti anche resti di anfore, di suppellettili ceramiche e in vetro la cui datazione va oltre quella della villa romana, a testimonianza di una frequentazione dell’area fino all’età tardoantica. Sono esposte alcune anfore romane per il trasporto di vino e olio, e una scodella in terra sigillata: tutti i reperti sono databili in un periodo compreso fra il IV al VII secolo d.C.